AGI – “La traccia di sangue dell’imputato sul vetro sfondato e’ la firma dell’omicidio”. Cosi’ il Pg Alberto Sgambati nella requisitoria ha chiesto e ottenuto dalla corte d’assise d’appello dell’Aquila (presieduta da Armanda Servino), la condanna all’ergastolo del trentaduenne Alessandro Chiarelli, accusato di aver ucciso il 25 novembre del 2021 a Popoli, (Pescara) con 17 coltellate, Fulvio Declerch, 54 anni. Il collegio di secondo grado ha confermato la prima sentenza, assolvendo l’imputato dall’aggravante della premeditazione e derubricando il reato di distruzione di cadavere in occultamento. Il corpo della vittima fu gettato nel fiume. Si dovra’ attendere il mese di luglio per conoscere i motivi, ma di fatto la corte ha confermato in pieno le restanti tre aggravanti (crudelta’, futili motivi e minorata difesa della parte offesa) evidenziate in primo grado e ribadite ieri dal rappresentante della pubblica accusa che ha parlato di un “delitto nel quale e’ stato usato il cervello”, per sottolineare “la fredda determinazione dell’imputato”, dopo un litigio per una bevuta di vino negata in casa di Declerch allo stesso Chiarelli. L’assassino, secondo quanto emerso dal processo, dopo essersi arrampicato sul balcone e aver sfondato la finestra dell’appartamento di Declerch (procurandosi una ferita alla mano destra), si era accanito su di lui per ben 17 volte con un coltello lungo 34 centimetri: su collo e torace i primi 6 colpi, sul volto gli altri, “quando ormai la vittima era a terra e agonizzate”, ha ricordato in aula il Pg. Colpi che avevano portato al taglio di parte di un orecchio ritrovato a terra dagli inquirenti.
A indirizzare le investigazioni su Chiarelli, non solo il proprio passato burrascoso, ma anche le testimonianza di altri due amici della vittima che la sera dell’omicidio erano presenti alla sbicchierata e alla tensione tra vittima e imputato. Chiarelli si era presentato gia’ armato di coltello, salvo poi essere ricondotto alla ragione e accompagnato fuori la porta. Avrebbe poi aspettato che gli altri due amici andassero via per attuare l’omicidio. Da alcune immagini un maresciallo dei carabinieri aveva riconosciuto Chiarelli come la persona che con una carriola aveva portato il corpo in un tratto del fiume Pescara, dove il cadavere di Declerch fu trovato da un passante, per poi risalire, senza carriola. Quando gli investigatori sono entrati nell’abitazione dell’imputato, hanno rinvenuto le scarpe e gli abiti lavati in lavatrice (scarpe dello stesso modello delle tracce rinvenute dai carabinieri dei Ris di Roma nell’appartamento della vittima) e il giubbotto (quello indossato dall’imputato nella sera dell’omicidio) gettato nella spazzatura. Sia Pg che avvocati difensori (Gianluigi Tucci e Fabrizio Castellano) hanno annunciato il ricorso per Cassazione.