AGI – I borghi d’Italia sono sicuramente un tesoro culturale ed economico, visto anche un impatto di 5 miliardi di euro annui sul Pil nazionale, con circa 9 milioni di visitatori (32% stranieri) e 90mila addetti, ma al tempo stesso sono caratterizzati da un accentuato fenomeno di spopolamento, molto maggiore rispetto alla media dei Comuni italiani.
Un dato, questo, evidenziato anche oggi nello studio ‘L’impatto economico e occupazionale del turismo e la digitalizzazione nei Borghi più belli d’Italia’ presentato in un incontro all’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, in collaborazione con l’associazione “I Borghi più belli d’Italia”, associazione che dal 2002 opera per valorizzare i piccoli centri abitati che esprimono un’eccellenza del nostro Paese e della sua bellezza.
In particolare, secondo le rilevazioni Istat i Comuni presenti nella lista dei “Borghi più belli d’Italia” presentano una popolazione media pari a circa la metà di quella dei Comuni italiani nel complesso. Nel periodo 2011-2021 si è infatti registrata una riduzione media della popolazione residente nei borghi pari al -4,2%, a fronte di una riduzione della popolazione residente a livello nazionale pari a 0,7% nello stesso periodo. La previsione è che tale fenomeno si accentuerà nel periodo 2020-2030, con una variazione del -4,4% di popolazione nei borghi a fronte di una riduzione media dei Comuni italiani del -2,8%. Così, si stima che nel 2030 la popolazione residente nei borghi considerati più belli d’Italia sarà di circa 1 milione 285mila persone contro 1 milione 344mila persone registrate nel 2020.
Un aiuto potrebbe venire dalla digitalizzazione e dallo smart-working, ritenute possibili leve di rilancio dei borghi. Dalle analisi condotte da Deloitte, emerge infatti che l’evoluzione storica della copertura della banda ultra-larga (BUL) nei borghi più belli d’Italia è in forte crescita negli ultimi anni, sia considerando i Comuni che le unità immobiliari (UI) coperte: ad oggi il 63,9% dei borghi gode di una copertura ‘Fiber to the Home’ (FTTH), ed è una percentuale molto rilevante, se si considera che solo nel 2019 questa arrivava appena al 2,2%. Solo con un tale sviluppo infrastrutturale, infatti, sarà possibile ridurre il gap di mercato e creare condizioni di sviluppo economico e sociale attrattive in loco per i lavoratori.
Un dato ritenuto molto incoraggiante è poi quello della crescita del numero di lavoratori che hanno cominciato a soggiornare nei borghi in modalità smart-working a seguito della pandemia Covid-19. Questo fenomeno sembra confermare un trend in atto. Infatti, secondo una ricerca di Inapp, il 41,5% dei lavoratori sarebbe disposto a trasferirsi in un luogo più isolato a contatto con la natura ed il 34,5% in un piccolo centro abitato. Si tratta di un fenomeno da osservare in parallelo al livello di digitalizzazione medio delle imprese, che nel 2022 ha registrato un significativo miglioramento. Secondo i dati Istat, le aziende con un livello “Alto” o “Molto alto” di digitalizzazione, misurato sulla base delle attività di natura digitale che le imprese sono in grado di coprire, hanno infatti raggiunto circa il 32% nel Nord-Ovest e il 29% nel Nord-Est. Invece, nel Centro e nel Mezzogiorno, la percentuale, sebbene sia in aumento, resta a un livello più basso (23%).