• 24 Novembre 2024 19:25

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Cesare Fiorio, l’uomo che voleva portare Senna in Ferrari: ”Hamilton? Un campione ma Sainz è veloce”

Mar 29, 2024

Esistono storie di vita così intense, da sembrare un film. Tra queste, quella di Cesare Fiorio merita sicuramente uno dei posti di maggior rilievo. Se infatti il rally è diventato una specialità professionistica, Fiorio è, senza ombra di dubbio, uno dei suoi artefici: nel 1961 ha debuttato come pilota nella categoria GT, vincendo il titolo italiano con una Lancia Appia Zagato, ma presto, nel 1963, passa dietro la scrivania fondando l’HF (High Fidelity), che diventa il Reparto Corse Lancia. Nei vari ruoli di direttore sportivo per Lancia e Fiat, e poi di responsabile dell’intera attività sportiva di Fiat Auto, ha vinto ben 18 titoli mondiali: 10 mondiali rally costruttori di cui sette con Lancia e tre con Fiat, ottenendo anche 5 titoli riservati ai piloti.

‘Race For Glory’, il film sulla sfida Audi-Lancia

La sua impresa è di recente diventata un vero e proprio film intitolato “Race For Glory – Audi vs Lancia”, diretto da Stefano Mordini, che vede Riccardo Scamarcio nei panni dello stesso Cesare Fiorio. “Vedere il film” – ci ha confidato Fiorio – “mi ha fatto ricordare degli episodi vissuti intensamente, episodi che ho raccontato a Scamarcio quando ha iniziato ad approcciarsi al film. Ovviamente molti di questi sono stati riadattati al racconto cinematografico, ma la realtà era proprio quella che si vede. Ad esempio, siamo stati la prima squadra di automobilismo al mondo ad aver introdotto un medico sportivo in squadra”.

Fonte: Getty ImagesFiorio con Riccardo Scamarcio e il regista Stefano Mordini alla prima del film

Il Campionato del mondo di rally del 1983, che viene raccontato nel film, è passato alla storia per una sfida epocale: quella di Audi contro Lancia. Trazione integrale contro posteriore, quattro ruote motrici contro due, tecnologia all’avanguardia contro tradizione meccanica. “La Lancia di quell’epoca rispetto all’Audi aveva una maggior esperienza in questo campo”, ci ha raccontato Cesare Fiorio. “Aveva già vinto due campionati del mondo, aveva già corso con la Stratos e con la Fulvia, pertanto tutti i meccanici, gli ingegneri, i tecnici, i piloti e il management della squadra, erano proiettati su una dimensione avveniristica. E piano piano questo ha portato ad avere dei risultati che gli altri non potevano avere”.

Eppure, nonostante il rally abbia una storia così importante per il nostro Paese, ha perso molta popolarità. “Il rally di oggi ha delle regole molto diverse rispetto all’epoca”, ci spiega Fiorio. “A quei tempi le corse duravano tre giorni e tre notti, era qualcosa di veramente impegnativo. E tutte le assistenze avvenivano in mezzo al pubblico, che poteva venire a vedere i piloti da vicino e come si interveniva sulle macchine. Adesso tutto si svolge all’interno di aree protette, dove ci vuole il pass per entrare e il pubblico viene tenuto fuori. E anche le prove di velocità sono cambiate molto, tanto per citare un esempio, al rally di Montecarlo si facevano 750 prove di velocità a quei tempi, adesso se va bene se ne fanno 250”.

Fiorio e la Ferrari di oggi

Con 9 vittorie e 25 podi nel suo curriculum, come direttore sportivo Ferrari, non potevamo non affrontare il tema Ferrari con Cesare Fiorio. Dopo la vittoria in Australia di Sainz in tanti si sono chiesti se lasciar andar via il pilota spagnolo a fine stagione per lasciare spazio a Lewis Hamilton non sia una scelta azzardata. ”Tutti i grandi piloti hanno il sogno di andare in Ferrari e anche per Hamilton, che è un grande campione e ha vinto tanti campionati nel Mondo, è determinante avere nel suo curriculum una presenza in Ferrari – spiega Fiorio – Per Ferrari sarà determinante invece acquisire la grande esperienza di Hamilton perché ha corso con grandi squadre. In termini di velocità credo invece che il suo contributo non sarà determinante perché Sainz in questi ultimi due anni sta andando molto molto forte ed è veloce’‘.

Fonte: Getty ImagesCesare Fiorio con Alain Prost e Nigel Mansell al muretto della Ferrari nel 1990

L’aneddoto dell’auto di Mansell

Oggi Fiorio vive in Puglia dove ha aperto la masseria Camarda, un luogo di pace e vacanza. Proprio qui c’è un pezzo di storia Ferrari, il telaio della Ferrari numero 27 di Mansell.” Si è vero c’è il telaio della Ferrari di Mansell che vinse il Gp del Brasile nel 1989: si trova appesa al muro nella sala della colazione della Masseria Camarda. Quella Ferrari era una delle prime auto in carbonio: subito dopo la vittoria i motoristi dissero che le prese d’aria non erano adeguate al motore che loro avevano installato e ci faceva perdere 25 CV. Per cui si decise di dismetterla e io invece di buttarla via me la portai a casa col quel numero 27 storico per la Ferrari”, ci ha raccontato Cesare Fiorio.

Il sogno di portare Senna in Ferrari

Non è un segreto che Cesare Fiorio fu ad passo dal portare Ayrton Senna a Maranello. Un matrimonio che però non fu mai celebrato. ‘‘L’unica cosa che mi portai via dopo aver lasciato la Ferrari fu la bozza di accordo che feci firmare a Senna. L’arrivo di Senna in Ferrari avrebbe avuto due grossi vantaggi: il primo è che Ferrari avrebbe avuto il miglior pilota mai esistito in Formula 1 il secondo è che non lo avremmo più avuto contro come avversario’‘.

Il rombo del 6 cilindri

Parlando del moderni motori elettrici, Fiorio non nega una certa nostalgia per il rombo dei vecchi motori. “In non so come evolverà l’elettrico nel mondo delle corse ma non penso che potrà avere una grande preminenza anche perché nelle corse la gente gradisce il rombo delle auto che non si sentono più come una volta. Basti pensare che nei rally io avevo introdotto il motore 6 cilindri che la Ferrari ci aveva messo a disposizione della Lancia Stratos e questo creava un rombo inconfondibile che entusiasmava il pubblico e terrorizzava gli avversari’‘.

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