AGI – “Due giorni dopo la morte di oltre 60 persone su un gommone nel Mediterraneo centrale, i superstiti a bordo della Ocean Viking rimangono in un limbo, lontani da un porto sicuro”. Lo afferma l’ong Sos Mediterranee, che chiede “con urgenza” alle autorità italiane “un porto sicuro più vicino”. I team a bordo della Ocean Viking, la nave noleggiata dall’ong e in collaborazione con la Federazione Internazionale della Croce e Mezzaluna Rossa hanno effettuato quattro separate operazioni di soccorso nell’arco di 48 ore questa settimana, salvando 361 uomini, donne e bambini da condizioni pericolose in mare. Uno dei soccorsi ha coinvolto 25 sopravvissuti su un gommone nel quale più di 60 persone sono morte prima dell’arrivo dei soccorritori. Queste 25 persone sono state sbarcate. Due di loro sono state evacuate in elicottero poche ore dopo il soccorso e, nonostante gli sforzi, una di esse è poi morta in ospedale. Dopo aver chiesto urgentemente il permesso di sbarcare nel porto sicuro più vicino, gli altri 23 sopravvissuti sono stati trasbordati, con la nave all’ancora, al largo del porto di Catania per essere sottoposti a cure mediche urgenti. Ma altri 336 superstiti degli altri tre salvataggi rimangono a bordo della Ocean Viking, che ora si sta dirigendo verso Ancona, centinaia e centinaia di chilometri più a nord. “Questi sopravvissuti hanno bisogno di cure urgenti, e quindi di attraccare in un porto sicuro il prima possibile”, ha dichiarato Jennifer Vibert, responsabile delle operazioni della Ficr. “Metà dei sopravvissuti – aggiunge – sono molto giovani – bambini o adolescenti – e molti sono stati trovati in uno stato fisico e mentale estremamente fragile. La maggior parte ha sofferto di grave disidratazione e alcuni hanno fatto ricorso all’acqua di mare. Altri hanno riportato ustioni a causa del carburante e dell’acqua di mare mescolati nel gommone. Il personale medico a bordo della Ocean Viking ha prestato cure mediche urgenti e fornito prodotti igienici, cibo e acqua. Ma i sopravvissuti hanno urgente bisogno di cure a terra”. “Le vite perse e i volti segnati dalla sofferenza rendono il nostro cuore pesante. E’ essenziale capire cosa è successo dal momento della partenza dell’imbarcazione fino al ritrovamento dei sopravvissuti per evitare che una simile tragedia si ripeta”, ha dichiarato Soazic Dupuy, direttrice delle operazioni di Sos Mediterranee. Le tragedie di questa settimana “sottolineano ulteriormente la gravità della crisi in corso nel Mar Mediterraneo centrale, la rotta più mortale al mondo per le persone in movimento”.