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Spazio, il telescopio Webb illumina la regione oscura di ‘The Brick’

Dic 7, 2023

AGI – Un recente studio, guidato dall’astronomo dell’Università della Florida, Adam Ginsburg, ha fatto luce su una misteriosa regione oscura al centro della Via Lattea. La turbolenta nube di gas, soprannominata scherzosamente “The Brick”, quindi “Il Mattone”, a causa della sua opacità, ha suscitato per anni vivaci dibattiti all’interno della comunità scientifica.

Per decifrarne i segreti, Ginsburg e il suo gruppo di ricerca, che comprende gli studenti laureati dell’UF, Desmond Jeff, Savannah Gramze e Alyssa Bulatek, si sono rivolti al James Webb Space Telescope. Le implicazioni delle loro osservazioni, pubblicate su The Astrophysical Journal, sono monumentali. Le scoperte non solo portano alla luce un paradosso al centro della nostra galassia, ma indicano la necessita’ di rivalutare le teorie consolidate sulla formazione delle stelle.

“The Brick” è stata una delle regioni più intriganti e studiate delle nostre galassie, grazie al suo tasso di formazione stellare inaspettatamente basso. Per decenni ha sfidato le aspettative degli scienziati, in quanto essendo una nube piena di gas denso, dovrebbe essere matura per la nascita di nuove stelle ma, dimostra un tasso di formazione stellare inaspettatamente basso. Utilizzando le avanzate capacità infrarosse del JWST, la squadra di ricercatori ha scrutato “The Brick” al suo interno e ha rinvenuto una notevole presenza di monossido di carbonio congelato.

“The Brick” ospita una quantità di ghiaccio di CO significativamente maggiore di quanto previsto in precedenza, con profonde implicazioni per la comprensione dei processi di formazione stellare. Secondo Ginsburg, nessuno sapeva quanto ghiaccio ci fosse nel Centro Galattico. “Le nostre osservazioni dimostrano in modo convincente che il ghiaccio è molto diffuso, al punto che ogni indagine futura dovrà tenerne conto”, ha dichiarato Ginsburg.

Le stelle emergono tipicamente quando i gas sono freddi e la presenza significativa di ghiaccio di CO dovrebbe suggerire un’area fiorente per la formazione di stelle all’interno di “The Brick”. Tuttavia, nonostante questa ricchezza di CO, Ginsburg e il gruppo di ricerca hanno scoperto che la struttura non avvalora le aspettative.

Il gas all’interno del Brick è più caldo rispetto a nubi simili. Queste osservazioni mettono in discussione l’attuale credenza scientifica relativa all’abbondanza di CO nel centro della galassia e del rapporto critico tra gas e polvere in quel punto. Secondo i risultati, entrambe le misure sembrano essere più basse di quanto si pensasse in precedenza. “Con JWST, stiamo aprendo nuove strade per misurare le molecole nella fase solida, ovvero sottoforma di ghiaccio, mentre in precedenza ci limitavamo a osservare il gas”, ha affermato Ginsburg.

“Questa nuova visione ci offre uno sguardo più completo su dove esistono le molecole e su come vengono trasportate”, ha continuato Ginsburg. “Tradizionalmente, l’osservazione di CO è stata limitata all’emissione dal gas”, ha proseguito Ginsburg. Per svelare la distribuzione del ghiaccio di CO all’interno di questa vasta nube, i ricercatori hanno richiesto un’intensa retroilluminazione da parte delle stelle e del gas caldo.

I risultati ottenuti superano le limitazioni delle misurazioni precedenti, che si soffermavano a un centinaio di stelle. I nuovi dati comprendono oltre diecimila stelle, fornendo preziose indicazioni sulla natura del ghiaccio interstellare. Poiché le molecole presenti oggi nel Sistema Solare erano probabilmente ghiaccio su piccoli grani di polvere che si sono combinati per formare pianeti e comete, la scoperta segna anche un balzo in avanti verso la comprensione delle origini delle molecole che danno forma al nostro ambiente cosmico. In prospettiva, Ginsburg punta a un’indagine più estesa dei ghiacci celesti. “Non conosciamo, ad esempio, le quantità relative di CO, acqua, CO2 e molecole complesse”, ha sostenuto Ginsburg. “Con la spettroscopia possiamo misurarle e avere un’idea di come la chimica progredisca nel tempo in queste nubi”, ha continuato Ginsburg. Con l’avvento del JWST e dei suoi filtri avanzati, per Ginsburg e colleghi si apre la promettente opportunità di ampliare l’esplorazione e la conoscenza cosmica. 

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