• 25 Novembre 2024 11:52

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Così Artem Uss è evaso dai domiciliari a Milano prima dell’estradizione in America

Dic 6, 2023

Ecco come Artem Uss, l’uomo d’affari russo nonché figlio del governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk, molto vicino a Putin, è riuscito a scappare lo scorso 22 marzo da Basiglio, un piccolo comune nel Milanese dove era ai domiciliari in attesa di essere estradato negli Stati Uniti. 

    

La fuga di Artem Uss

Una storia rocambolesca con tanto di braccialetto elettronico “hackerato”, auto cambiate per la fuga, documenti falsi esibiti al confine triestino. E poi Slovenia e Serbia fino al ritorno in patria. L’inchiesta del pm Giovanni Tarzia insieme ai carabinieri ha ricostruito non solo la fuga attraverso la frontiera slovena con l’uso di quattro autovetture, ma anche una serie di sopralluoghi nei mesi precedenti all’evasione per mettere a punto il piano di fuga, e una rete di fiancheggiatori di diverse nazionalità. Il piano di evasione e di fuga di Artem Uss è stato “articolato in quattro fasi”: prima dell’evasione ci sono stati dei sopralluoghi preliminari, almeno cinque, secondo gli americani, tra la metà di febbraio e dieci giorni prima dell’azione.

Poi, il 22 marzo, Uss è stato prelevato dall’appartamento di Cascina Vione a Basiglio, dove era ai domiciliari. Non prima che il “commando” si facesse una bella mangiata alla trattoria “Peppone”, a pochi minuti da casa sua. E qui John Le Carré e Alberto Sordi, spy story e commedia all’italiana, si mescolano.

La banda sarebbe stata in grado di “ritardare l’allarme” lanciato dal braccialetto elettronico del russo grazie a “un interdittore di segnale”. Il braccialetto, nei giorni precedenti la fuga, aveva dato una quaratina di falsi allarmi, la maggior parte dei quali derivanti da problemi nella connessione della rete mobile – si legge nell’ordinanza del gip.

Così inizia la fuga, insomma. La carovana di macchine è composta da una Fiat Bravo con a bordo gli Jovancic e Uss, seguita da due Volvo e da un’Audi A8. Il gruppo si divide a Desenzano del Garda: la macchina con il russo va verso l’autostrada A34 per passare il confine con la Slovenia a San Pietro, frazione di Gorizia. 

    

Chi c’era nel gruppo che ha organizzato l’evasione

Il gip di Milano Anna Magelli ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per evasione e procurata evasione nei confronti dello stesso Uss e di altre cinque persone: il presunto basista Vladimir “Vlado” Jovancic e suo figlio ventiseienne Boris, di origini bosniache ma radicati a Desenzano del Garda, dove Boris lavorava in una ditta di patatine e Vladimir commerciava vestiti. Ieri pomeriggio “Vlado”, che non era più rientrato in Italia, è stato catturato in Croazia. Suo figlio Boris è stato arrestato invece a Desenzano. Un’amica dei fiancheggiatori è indagata per aver messo a disposizione la Fiat Bravo su cui Uss, attorno alle 10.40, è salito sul sedile posteriore per poi fuggire. Jovancic ha infatti affittato l’automobile da Emirada Ibo, la titolare albanese di una piadineria di Soiano del Lago (Brescia). 

  

Del commando che ha organizzato la fuga farebbero poi parte il trentanovenne sloveno Matej Janezic, il direttore commerciale dell’Hotel Putnik di Belgrado Srdjan Lolic e il suo autista Nebojsa Ilic, serbi di 56 e 51 anni. 

  

A capo del gruppo c’era dunque il 52enne Vladimir Jovancic detto “Vlado” o “il vecchio. Andrea Galli, sul Corriere, ha parlato con fonti delle forze dell’ordine che ne hanno fatto un ritratto. Lo descrivono come “un’eminenza grigia, una di quelle figure rare e pertanto dirimenti che si muovono con strategie e lungimiranza […] una sorta di ambasciatore e interprete ai tavoli con i clan di altre nazionalità”. Inoltre, sempre secondo il quotidiano milanese, “forte di elitari contatti con uomini degli apparati di Belgrado indipendentemente dalle correnti politiche di appartenenza, confidente di trasversali pezzi delle forze dell’ordine e dei Servizi segreti d’Europa intera”.

   

Altro elemento che farà discutere è quello che Luigi Ferrarella sempre sul Corriere descrive come il “disallineamento nella tempistica del programmato giubilo comunicativo” sulla notizia degli arresti, “a causa della difficile convivenza e forse anche dei non perfettamente coincidenti interessi delle varie agenzie investigative coinvolte in Italia e all’estero”. Una tempistica sbagliata, cioè, che ieri ha messo in circolazione la notizia quando però erano stati fermati solo due dei cinque ricercati.

    

Nel frattempo il dipartimento di stato americano ha messo una taglia di 7 milioni di dollari per chi fornisce informazioni utili all’arresto e alla condanna di Artem Uss. 

   

L’arresto a ottobre 2022

Uss, rampollo di un’importante famiglia del regime putiniano era stato arrestato il 17 ottobre 2022 all’aereoporto di Milano-Malpensa su mandato degli Stati Uniti, che lo ricercavano per violazione dell’embargo nei confronti del Venezuela, frode bancaria, riciclaggio e contrabbando di tecnologie militari. Il russo era stato incriminato nell’ottobre 2022 per 12 capi di imputazione da un gran giurì federale nel distretto orientale di New York, insieme ad altri sei coimputati. Tra gli altri crimini, Uss è accusato di operazioni al limite dello spionaggio, come l’avere “esportato in modo illegale milioni di dollari di materiale militare e tecnologia segreta a duplice uso dagli Stati Uniti alla Russia”, in violazione delle sanzioni, e di “aver usato il sistema finanziario Usa per facilitare il contrabbando di milioni di barili di petrolio dal Venezuela”. In Italia Uss, nonostante il dipartimento di Giustizia americano avesse messo in guardia sul pericolo di fuga, era riuscito a ottenere i domiciliari. Durante la detenzione in una residenza lussuosa, Uss ha potuto incontrare amici e personale diplomatico russo preparando la fuga che è scattata appena la Corte d’appello ha dato l’ok all’estradizione in America.

   

Artem Uss, dopo essere evaso dagli arresti domiciliari a Basiglio è ricomparso in Russia, da dove ha ringraziato le “persone forti e affidabili” che l’hanno aiutato nella fuga e si è anche preso gioco dell’Italia: “La Corte italiana, sulla cui imparzialità all’inizio contavo, ha dimostrato la sua chiara faziosità politica. Sfortunatamente, è anche pronta a piegarsi sotto la pressione delle autorità americane”. Al suo arrivo a Mosca, il ministero dell’Interno russo ha revocato il mandato di arresto.

    

Per approfondire

 

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