• 25 Novembre 2024 9:30

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Guida alla giornata in Borsa

Nov 29, 2023

AGI – I mercati viaggiano a corrente alternata, in attesa di capire cosa veramente intenda fare la Fed sui tassi l’anno prossimo e aspettando l’uscita di alcuni dati macro, previsti per il 30 novembre, che potrebbero aiutarli in questo senso: i Pmi cinesi, l’inflazione dell’Eurozona e il Pce, l’indicatore di inflazione preferito dalla Fed. I trader danno per scontata un’altra pausa della Fed quest’anno e hanno iniziato a prezzare una probabilità di almeno il 40% che la banca centrale riduca i tassi già a marzo del 2024.

Oggi, 29 novembre, nel frattempo, le Borse asiatiche si mantengono in un range ristretto, spegnendo in parte l’ottimismo con cui gli investitori avevano accolto ieri le dichiarazioni meno aggressive del solito di uno degli esponenti più ‘falchi’ della Federal Reserve, il quale aveva mollato il piede dal freno, lasciando intendere che ci sono le condizioni perché nel 2024 la banca centrale americana possa iniziare a tagliare i tassi, nella prima metà dell’anno.

Più nel dettaglio, il governatore della Fed, Christopher Waller aveva detto che la Banca potrebbe non aver più bisogno di rialzare ulteriormente i tassi perché l’economia a stelle e strisce sta rallentando abbastanza da consentire all’inflazione di tornare sotto controllo.

“Sono sempre più fiducioso che la politica monetaria sia attualmente ben posizionata per rallentare l’economia e riportare l’inflazione al target della Fed del 2%”, ha detto Waller al think-tank dell’American Enterprise Institute. I suoi commenti sono arrivati negli ultimi giorni prima che le comunicazioni pubbliche da parte della Fed siano limitate in vista dell’ultimo incontro politico dell’anno. In contrasto con le osservazioni di Waller, Michelle Bowman, la sua collega governatrice, ha detto che la Fed probabilmente avrà bisogno di aumentare ulteriormente i tassi per abbassare l’inflazione in “modo tempestivo”.

Sulla scia della parole di Waller il dollaro è sceso ai minimi da tre mesi e i Treasury sono andati in rally, mentre Wall Street ha chiuso in lieve rialzo. Stamane I rendimenti dei Treasury restano sottotono, con il 10 anni al 4,3% e il 2 anni al 4,7%, mentre la valuta statunitense scende dello 0,2% sullo yen e dello 0,3% sullo yuan e arretra sull’euro che sale all’1,1 sul dollaro.  Inoltre i listini asiatici segnano un po’ il passo, con Tokyo in leggero rialzo, Seul in lieve discesa e Hong Kong e Shanghai rispettivamente in calo di oltre il 2% e sopra il mezzo punto percentuale, entrambe caute nei confronti della ripresa cinese e in vista dei Pmi, che domani dovrebbero confermare una discesa sostenuta dell’attività manifatturiera del Dragone.

A Wall Street i future sono in lieve rialzo e cosi’ anche quelli sull’EuroStoxx, dopo che ieri i tre indici newyorkesi hanno chiuso in lieve rialzo, con il Dow Jones a +0,24%, il Nasdaq a 0,29% e l’S&P 500 a +0,1%. A rafforzare l’ottimismo dei mercati ci avevano pensato anche i dati sulla fiducia dei consumatori Usa saliti più del previsto, mentre la stagione dello shopping natalizio è entrata nel vivo, con i dati di un sondaggio della National Retail Federation che hanno indicato che i consumatori prevedono di spendere circa il 5% in più quest’anno, mentre le stime preliminari di Adobe, mostrano che la spesa online dei consumatori per il Cyber Monday, dovrebbe aver raggiunto il massimo storico di oltre 12 miliardi di dollari.

In leggero rialzo anche i future sull’EuroStoxx, dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso miste, con Milano e Francoforte positive e Parigi e Londra negative. L’azionario del Vecchio Continente ha avuto il suo da fare a digerire le parole di Christine Lagarde che lunedi’ all’Europarlamento ha ribadito che è improbabile che in Europa i tassi scendano a breve, mentre ieri il presidente della Buba Nagel ha definito “prematuro” parlare ora di taglio dei tassi. Intanto lo spread tra Btp e Bund ha viaggiato in leggero rialzo a 176 punti, mentre tutti i rendimenti dei titoli di Stato dell’Eurozona hanno chiuso in ribasso.

Oggi c’è attesa per i dati sull’inflazione in Germania e in Spagna, per l’Economic outlook dell’Ocse, per il Beige Book della Fed, domani per l’infilzata di dati macro e venerdi’ per l’intervento del numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell, il quale però parlerà di innovazione tecnologica, per cui l’evento potrebbe non rappresentare un mover per i mercati. Oltre a Powell parleranno anche altri membri Fed, tra cui Barr, Mester e Goolsbee.

Intanto in Asia il prezzo del petrolio è poco mosso, dopo aver chiuso in rialzo del 2,3% a New York, con il Wti sopra 76 dollari al barile e il Brent sopra 81 dollari, dopo quattro sessioni consecutive di perdite e mentre i membri dell’Opec+ continuano a negoziare sui livelli di produzione. L’Arabia Saudita ha esortato gli altri membri a ridurre le quote di produzione per stabilizzare i mercati, ma non e’ stata ancora raggiunta alcuna risoluzione o accordo. Originariamente fissato per il 26 novembre, l’incontro è stato rinviato al 30 novembre proprio a causa dei disaccordi sulle quote di produzione 

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