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Guida alla giornata in Borsa

Ott 31, 2023

AGI – I mercati si indeboliscono un po’, in attesa della Fed di domani, e diventano contrastati, dopo che i Pmi cinesi rinnovano le preoccupazioni sulla tenuta della ripresa del Dragone. I mercati sono pronti a scommettere che la banca centrale americana resterà di nuovo ferma questo mese ma considerano probabile un nuovo rialzo dei tassi prima della fine dell’anno.

In Asia i listini sono misti e i future a Wall Street e in Europa arretrano leggermente dopo aver chiuso ieri in rally, mentre i prezzi del petrolio recuperano un po’ terreno sui mercati orientali, dopo aver perso ieri quasi il 4% a New York. Intanto la Banca mondiale lancia l’allarme e avverte che i prezzi del greggio potrebbero salire a più di 150 dollari al barile se il conflitto in Medio Oriente si intensificasse, rischiando cosi’ di ripetere lo shock dei prezzi del petrolio degli anni ’70. Secondo l’istituto, nello scenario peggiore, l’offerta globale di petrolio potrebbe ridursi da 6 a 8 milioni di barili al giorno, portando i prezzi tra 140 e 157 dollari al barile, se i principali produttori arabi come l’Arabia Saudita si muovessero per tagliare le esportazioni. Oggi in Asia, la Borsa di Tokyo avanza di oltre lo 0,9%, dopo che la Banca del Giappone ha mantenuto i suoi tassi di interesse negativi e ha leggermente modificato per la seconda volta in tre mesi, i controlli sulla curva dei rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni, rendendoli più flessibili.

Le Borse cinesi invece arretrano, con Hong Kong giù del 2% e Shanghai che scende di circa mezzo punto percentuale, sulla scia del passo falso dei Pmi della Cina. L’attività manifatturiera del Dragone si è inaspettatamente contratta a ottobre, scendendo a 49,5 punti, sotto la soglia dei 50 punti e sotto gli attesi 50,2 punti. A pesare, invertendo l’espansione di settembre, sono state la crisi del settore immobiliare e la deludente ripresa dopo la fine delle restrizioni anti-Covid. La debolezza dei mercati cinesi si è estesa all’Asia e anche Seul perde l’1,5%.

La scorsa settimana S&P e Nasdaq sono entrati in territorio di “correzione”, dopo essere scesi di poco più del 10% rispetto agli ultimi massimi di luglio. Ieri invece Amazon è avanzato dell’1,87% e Meta del 2%. Bene anche McDonald’s, salita dell’1,7% grazie ai risultati trimestrali migliori delle attese. Anche i rendimenti dei Treasury sono saliti, in vista del vertice Fed, con il 10 anni che è avanzato al 4,89%, vicino al massimo da 16 anni di oltre il 5%, toccato nei giorni scorsi.

“Secondo me – commenta Vincenzo Bova, sentior analist di Mps – se questa settimana passerà sul fronte della guerra senza grosse novità, questo sarà un fattore positivo per il mercato azionario. E se dalla Fed mercoledì arriverà il messaggio che l’attuale situazione crea incertezza e che dunque sul fronte dei tassi è meglio aspettare, anche questo potrebbe essere letto positivamente dai mercati. Più in generale ritengo che in una fase come questa basti poco per far scattare il rimbalzo”. L’evento economico ‘clou’ della settimana è dunque il meeting di politica monetaria di domani della Fed, ma l’attenzione è anche giovedì sulle decisioni sui tassi della Banca d’Inghilterra, con l’istituto britannico che dovrebbe mantenere fermi i tassi al 5,25%. Per quanto riguarda i dati macro, mercoledì e venerdì sono attesi dahli Usa gli indici Ism di ottobre e, sempre venerdì, usciranno i dati mensili sul mercato del lavoro a stelle e strisce.

La previsione è un ridimensionamento del numero dei nuovi occupati (a 168.000 da 336.000), un livello tuttavia ancora compatibile con un mercato del lavoro solido, alla luce del basso tasso di disoccupazione (3,8%). Nel frattempo in Europa oggi i future sono leggermente negativi, dopo la chiusura positiva di ieri, legata agli incoraggianti dati della Germania. L’inflazione tedesca a ottobre è scesa al 3,8% su base annua, rispetto al 4,5% del mese precedente, mentre il Pil ha frenato dello 0,1% nel terzo trimestre, segnando un’inversione rispetto all’espansione rivista al rialzo dello 0,1% registrata nel secondo trimestre, ma superando le aspettative del mercato di una contrazione dello 0,3%.

Intanto oggi la Russia ha vietato alle società occidentali che vendono i loro asset russi di ritirare i proventi in dollari ed euro, imponendo ulteriori controlli valutari di fatto nel tentativo di sostenere l’indebolimento del rublo, che quest’anno si è indeboilito del 20% sul dollaro. Sui mercati valutari l’euro si è indebolito sul biglietto verde, scendendo sotto 1,06 e il dollaro è tornato sopra quota 150 sullo yen, dopo la Boj. Sui mercati petroliferi, il benchmark del greggio statunitense è in modalità yo-yo ormai da una settimana, salendo o scendendo di oltre il 2% in una sessione. Oggi in Asia è in leggero rialzo ma resta sotto gli 83 dollari al barile, mentre la guerra tra Israele e Hamas che infuria in territorio palestinese tiene i mercati sulle spine. Le forze di terra israeliane si sono spinte più in profondità nella Striscia di Gaza e il premier Benjamin Netanyahu, ha respinto il cessate il fuoco, definendolo una “resa a Hamas”.

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