• 25 Novembre 2024 16:44

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Morning Bell: il Giappone lascia i tassi quasi a zero

Set 22, 2023

AGI – I mercati restano piuttosto preoccupati, dopo i toni da ‘falco’, adottati mercoledì dalla Federal Reserve. La Fed ha avvertito che i tassi a stelle e strisce resteranno a lungo più alti del previsto, anche se ritrovano un po’ di equilibrio, soprattutto in Asia, dopo che la Boj ha annunciato che manterrà i tassi di interesse negativi, come previsto, lascerà invariata la sua politica di controllo dei rendimenti e che non ha fretta, almeno per ora, di abbandonare la strada dell’allentamento monetario.

Dopo l’annuncio della Bank of Japan lo yen è calato dello 0,3%, riavvicinandosi al minimo da 11 mesi di 148,46 dollari e il Nikkei ha ridotto le sue perdite. La mossa della Boj arriva dopo che il governatore Kazuo Ueda ha affermato che la banca stava prendendo in considerazione una svolta rispetto al suo regime di tassi negativi, senza però fornire indicazioni temporali precise in questo senso.

Più in generale, la Bce e, ieri, la BoE hanno usato sui tassi simili a quelli della Fed, influenzando negativamente gli asset orientati al rischio di tutto il mondo, con i rendimenti dei Treasury americani saliti vicini ai massimi da 16 anni, col 10 anni al 4,5% e il 2 anni al 5,14%, dopo un top del 5,2% e i rendimenti sul debito tedesco a 10 anni, saliti al 2,78%, il livello più alto dal 2011.

Le borse in Asia

In Asia la Borsa di Tokyo perdeva quasi l’1% prima dell’annuncio della Boj e ora ha ridotto le sue perdite, con il Nikkei giù di circa mezzo punto percentuale, anche grazie al rimbalzo dei listini cinesi. Hong Kong guadagna oltre l’1%, dopo che il ceo di Hong Kong John Lee Ka-chiu ha dichiarato che il governo è pronto a sbloccare ulteriori misure di liquidità per rilanciare i titoli locali. Anche Shanghai è sopra lo 0,5%, dopo che i resoconti dei media statali cinesi su una serie di misure normative a sostegno delle imprese sono stati accolti favorevolmente dai trader.

In calo invece Seul e Mumbai, che comunque dopo la Boj un po’ si riprendono. A Wall Street i future provano il rimbalzo e salgono, dopo che ieri i tre indici di New York hanno chiuso in calo, specie il Nasdaq, appesantiti dal balzo dei rendimenti dei Treasury che ha abbattuto i titoli ‘growth’.

Le conseguenze della Fed

A influire negativamente sull’azionario americano, è stata la Fed, la quale mercoledì ha spaventato i mercati dopo aver messo in conto un altro rialzo dei tassi quest’anno e meno tagli nel 2024 e 2025. I mercati azionari non hanno affatto gradito queste mosse e a calmarli non è bastata la decisione della Bank of England, che ieri ha anch’essa messo in pausa i suoi tassi di interesse, lasciandoli al 5,25%. Si è trattato del primo stop dopo 14 rialzi consecutivi.

La decisione è arrivata dopo i dati sull’inflazione di agosto migliori del previsto e potrebbe rappresentare la fine del ciclo rialzista della banca. Quella della Boe, ha commentato Hussain Mehdi, analista di Hsbc, è stata “una decisione molto difficile”, ma ora “ci sono buone probabilità che nel Regno Unito i tassi abbiano raggiunto il picco”. Intanto ieri sera a Wall Street il Dow Jones ha ceduto l’1,08% e il Nasdaq è arretrato dell’1,82%, con Tesla, Meta Platforms, Amazon, Alphabet e Nvidia che hanno perso tra l’1,3% e il 4,4%.

In aggiunta al nervosismo degli investitori per i tassi, le richieste di sussidi di disoccupazione sono calate a sorpresa, anche se potrebbero rimbalzare nelle prossime settimane come conseguenza dello sciopero parziale del sindacato United Auto Workers, che potrebbe causare licenziamenti temporanei. Intanto dopo la decisione della BoE la sterlina è scesa sotto a 1,23 sul dollaro e la Borsa di Londra è arretrata dello 0,69%, meno degli altri listini europei, tutti nettamente in rosso per colpa della Fed, con Milano maglia nera a -1,78%.

Le mosse delle banche centrali

Oltre alla Boe, in Europa, la Riksbank svedese e la Norges Bank norvegese hanno aumentato i tassi di interesse, come previsto, mentre la Banca nazionale svizzera ha mantenuto invariato il tasso di riferimento principale all’1,75%, terminando la sua serie di cinque aumenti consecutivi da quando ha iniziato a rialzare i tassi nel giugno 2022.

Volatili i prezzi del petrolio. In Asia il Brent, che nei giorni scorsi era volato sopra 95 dollari, al top da 10 mesi, per I tagli alla produzione di Arabia Saudita e Russia, si è un po’ ridimensionato ma è pur sempre saldamente sopra I 93 dollari al barile. In ogni modo la necessità sollevata dalla Fed di mantenere tassi più alti preoccupa i mercati, che ora temono contraccolpi negativi sull’attività economica, che potenzialmente potrebbero intaccare la domanda di greggio. La prospettiva della Fed di tenere i tassi più alto per più tempo, ha rafforzato il biglietto verde, che e’ avanzato dello 0,2% rispetto a un paniere delle sei principali valute rivali, toccando il livello più alto dallo scorso marzo. Nel frattempo oggi la prima nave con grano ucraino è arrivata in Turchia attraverso un corridoio temporaneo, sfondando il blocco russo. 

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