• 25 Novembre 2024 3:44

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Leggendo i giornali italiani si ha l’impressione che gli alieni siano fra noi

Set 14, 2023

“Ufo, corpi “non umani” mostrati al Parlamento in Messico”, titolava ieri La Repubblica; e a volte, leggendo i giornali italiani, si ha l’impressione che gli alieni siano fra noi. Sono i giornalisti, alieni ad ogni pratica minima di verifica delle notizie che danno, e avvezzi invece a lasciare sospese e aperte notizie la cui verità dovrebbe essere fuori questione. Dunque, ricapitoliamo per chi si fosse persa la notizia scientifica del millennio, pubblicata non su Nature o Science o Pnas, ma su molti quotidiani del mondo – per la verità in modo molto, molto diverso. Quello che Repubblica chiama un “ufologo” – nuova categoria di esperto di cui sentivamo indubbiamente la mancanza – tale Jaime Maussan, ha presentato un paio di pupazzetti umanoidi al parlamento messicano, asserendo che sono molto antichi e che rappresentano mummie di specie aliene, di origine sicuramente non terrestre, vista la loro anatomia (hanno per esempio tre dita, oltre che una testa singolare) e il loro Dna.

 

Cominciamo dall’ufologo: chi è costui? Niente altro che un noto truffatore, uno che già in passato è stato pescato per aver presentato come mummie aliene i più vari artefatti, ottenuti più o meno rocambolescamente attraverso l’acquisizione e la modifica con mezzi variegati di reperti archeologici più o meno falsi.

  

Nel caso specifico, i nuovi sensazionali reperti sarebbero delle mummie trovate nel 2017 in Perù; eppure, se non questi (io credo proprio questi, viste anche le “uova” presenti in uno), altri similissimi reperti, trovati sempre nel 2017 e sempre nel Perù dallo stesso signor Maussan, erano stati ampiamente demoliti già nel 2020 dall’analisi del bioarcheologo Flavio Estrada al VII Congresso Nazionale di Archeologia peruviano, il quale dimostrò attraverso analisi tomografiche, forensi e chimico fisiche come gli “alieni” di Maussan non erano altro che assemblaggi posticci di ossa umane ed animali, colla, carta, metallo e fibre vegetali, ottenuti in epoca moderna a partire da materiale di presumibile provenienza archeologica, modificato allo scopo. “Non sono extraterrestri, non sono intraterrestri, non sono ibridi, non sono una nuova specie”; sono semplicemente una frode, così stabilì inequivocamente l’analisi dello studioso peruviano nel 2020.

 

In parallelo, un gruppo di studiosi greci e messicani analizzò indipendentemente gli “alieni”, pubblicando i propri risultati nel 2021, che, naturalmente, erano esattamente coincidenti con quelli presentati in precedenza dal loro collega peruviano: gli “alieni” erano assemblaggi di ossa umane e animali e di vari altri materiali, forse non manufatti in tempi moderni, ma di certo assemblati con perizia da qualcuno, e non corrispondevano ad alcuna creatura reale.

  

In occasione della presentazione odierna da parte di Maussan, egli ha dichiarato che l’Università Nazionale Autonoma del Messico avrebbe esaminato le sue mummie, stabilendone l’antichità; ma, entro 24 ore dalle sue roboanti dichiarazioni, gli studiosi del laboratorio interessato hanno comunicato che le analisi, condotte nel maggio del 2017, avevano riguardato un servizio commerciale di datazione di un frammento la cui provenienza è ignota ai ricercatori, per cui essi prendono le distanze da qualunque inferenza, interpretazione o deduzione che vada oltre la loro implicazione nella datazione di quel frammento.

  

Quello che Repubblica chiama “l’ufologo Jamie Maussan, molto noto in Centro America e famoso anche nel resto del mondo”, è sì famoso, ma per i suoi precedenti tentativi di vendere alieni farlocchi all’opinione pubblica.

Come nel 2012, quando la cosiddetta “creatura di Metepec”, che Maussan per anni aveva tentato di far passare come un autentico alieno, risultò essere nulla più che un manufatto preparato da un ranchero messicano.

O come nel 2015, quando Maussan presentò le foto di un piccolo corpo mummificato – le ormai famigerate “Roswell slides” – facendo credere che fosse quella di un alieno, quando si trattava in realtà delle foto di un ben noto reperto, la mummia di un bambino sudamericano, che fu prontamente identificata come tale.

Per arrivare al 2017, quando la lista di fesserie promosse dal “molto noto” Jamie Maussan aveva già raggiunto il numero di 44 diversi tentativi di vendere creature e prove farlocche, e quando, come abbiamo visto, cominciò la litania delle “mummie aliene” abbondantemente dimostratesi false già da anni.

 

Ora, la notizia che un giornale della caratura di Repubblica potrebbe al massimo dare è che un simile personaggio abbia tentato il suo ennesimo colpo, chiamato in nome della volontà di audire “tutte le voci” a testimoniare in Parlamento in Messico; perché già questo fatto sarebbe da discutere, con riferimento a cosa sia la libertà di espressione e dove possa trovare i suoi limiti. Ma che invece monti una storia come quella che abbiamo potuto leggere, omettendo ogni dettaglio circa la natura delle “scoperte” dell’“ufologo” Maussan, questo, ecco, è l’elemento che davvero dovrebbe risultare alieno ad ogni comprensione, se non vivessimo nell’era dell’alienazione da click compulsivo.

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