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I Brics e la chimera della de-dollarizzazione

Ago 29, 2023

AGI – Il vertice dei Brics – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – si è concluso tra luci e ombre. Soprattutto quelle che riguardano la tanto propagandata de-dollarizzazione delle transazioni internazionali nei pagamenti per svincolare il Sud Globale dal giogo americano. Operazione, come era nelle previsioni, fallita. Infatti, il ministro delle Finanze del Sudafrica, Enoch Godongwana, ha spiegato che il gruppo Brics non cercherà di sostituire i sistemi di pagamento internazionali, incluso lo Swift, ma piuttosto considererà la creazione di un sistema che rafforzerà il commercio nelle valute locali.

Al termine del vertice Brics di Johannesburg in Sudafrica, i leader del gruppo hanno annunciato che avrebbero incaricato i loro ministri delle finanze di “considerare le questioni relative alle valute locali, agli strumenti di pagamento e alle piattaforme”. La de-dollarizzazione è una priorità per la Russia, la cui economia è stata paralizzata dalle sanzioni imposte dall’Occidente per l’invasione dell’Ucraina ed è bandita dal sistema Swift, ma anche perché gli affari con il continente africano gli “interessano molto”.

Ma, certamente, non è nelle corde dei nuovi entrati a far parte del gruppo, in particolare dell’Arabia Saudita che vive dei petroldollari, cosi’ come gli Emirati Arabi Uniti. “Non è un’alternativa allo Swift”, ha, infatti, specificato il ministro sudafricano, “si tratterà di un sistema di pagamento che faciliterà un approfondimento dell’uso delle valute locali”. La creazione di una moneta Brics comune, un’idea lanciata in particolare dal presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, infatti, non era nell’agenda del vertice.

La necessità di una banca centrale

Godongwana ha ammesso, inoltre, che il tema è molto complesso e occorrera’ lavorare duramente: “Bisogna avere una banca centrale”, ha detto, aggiungendo che per creare un sistema anti-dollaro “devi perdere la tua indipendenza in termini di politica monetaria. È una sfida importante, che implicherebbe, nel nostro caso, importanti implicazioni costituzionali“. Ma non solo. La ricchezza di materie prime del Sudafrica, transate in dollari, non facilita questa operazione. Cosi’ come quelle transate in tutto il continente africano. Nessuno, al di la’ della propaganda, aveva in mente di creare una moneta circolante, come lo stesso dollaro o euro – l’obiettivo è abortito primo di nascere, troppo ambizioso – ma una moneta di conto come fu l’ecu utilizzato in Europa negli anni che hanno preceduto l’euro.

Per il presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, questo passo va nella direzione di “cogliere l’opportunità di promuovere gli interessi del nostro continente che è saccheggiato, devastato e sfruttato da altre azioni e per questo vogliamo oggi costruire la solidarietà insieme ai Brics”.

Il dominio della valuta americana e gli scenari alternativi

Secondo African Business, periodo economico continentale tra i più diffusi, il dominio della moneta americana “stabilito attraverso istituzioni come Fondo monetario e Banca Mondiale, è sempre più visto come una reliquia di un’epoca passata, fuori dal contatto con le realtà di un mondo multipolare e la graduale erosione dell’egemonia del dollaro è innegabile“, anche se il viaggio verso una valuta Brics unificata rimane ancora molto teorico e complesso, quindi abbastanza improbabile. Tutti questi Paesi transano le loro materie prime in dollari o in euro.

Nella contingenza geopolitica attuale una moneta Brics farebbe comodo solo alla Russia per scardinare l’isolamento finanziario. Ma si è visto, durante il vertice, anche l’atteggiamento tiepido nei confronti del presidente russo, Vladimir Putin, nel sostenerlo – nessuno lo ha fatto – sulla guerra in Ucraina. La tanta equidistanza voluta proprio dal Sudafrica. Gli affari interni sono una cosa, quelli internazionali sono un’altra. Ai paesi africani, tuttavia, questa ipotesi non sfugge, anzi la cavalcano. Infatti devono far fronte all’indebolimento delle monete locali, alla scarsità di valuta pregiata e ai tassi di interesse sul debito pubblico sempre più elevati e insostenibili.

Anche per queste ragioni cresce in Africa la ricerca di sistemi alternativi al dollaro per gli scambi all’interno del continente, in un momento molto delicato che vede molti paesi africani fare i conti con una cronica scarsita’ di valuta pregiata da utilizzare per gli scambi internazionali. Durante l’ultimo vertice dell’area di libero commercio africana, che si è tenuto a Nairobi, il presidente del Kenya, William Ruto, ha esortato i suoi colleghi africani a fare i primi passi verso l’abbandono del dollaro statunitense, dando vita a un sistema di pagamenti panafricano in grado di facilitare il commercio all’interno del continente.

Il presidente kenyano ha invitato i suoi colleghi africani a mobilitare le banche centrali e commerciali ad aderire al Pan-African Payments and Settlement System (Papss), lanciato nel gennaio 2022. Il sistema per il commercio intra-africano e’ stato sviluppato dalla African Export-Import Bank (Afreximbank) e dal segretariato dell’African Continental Free Trade Area (AfCFTA).

L’iniziativa è stata sostenuta dall’Unione africana e dalle banche centrali africane. “Stiamo tutti lottando per effettuare pagamenti per beni e servizi da un Paese all’altro a causa delle differenze nelle valute. E in mezzo a tutto questo, siamo tutti soggetti a un ambiente in dollari”, ha detto Ruto. Questi si’ potrebbe agevolare gli scambi intra-africani e dare un impulso all’economia continentale. Ma per fare questo non serve entrare nel circolo esclusivo dei Brics che, invece, potrebbe dimostrarsi non un’opportunità ma una trappola.  

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