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La mobilità sociale in Inghilterra è ingessata da secoli: ora lo dice la scienza

Lug 12, 2023

Fra i traguardi di cui siamo più fieri, per quel che riguarda i sistemi di governi democratici della nostra era moderna, vi è l’idea che, in linea di principio e salvo malfunzionamento dovuto a specifici problemi, questo sistema sia quello che garantisce maggiori possibilità all’individuo, indipendentemente dalle sue origini.

Fino a oggi, questo assunto è stato raramente messo alla prova da esperimenti precisi, su larga scala, per mancanza di dati adatti; tuttavia, gli sforzi collaborativi di milioni di individui in tutto il mondo, che stanno mappando ascendenza e discendenza del massimo numero di individui possibile, insieme a informazioni circa la loro vita, consentono per la prima volta di porsi una domanda precisa, risolvibile sperimentalmente.

La domanda è la seguente: quanto è cambiata la correlazione fra status e origine familiare, procedendo nei secoli da sistemi di governo fortemente classisti e stratificati, fino alle moderne democrazie?

Utilizzando un ampio database genealogico, che descrive in dettaglio i legami familiari di 422.374 persone con cognomi più rari in Inghilterra, ed esaminando il periodo dal 1600 al 2022, un articolo recentemente pubblicato su PNAS esamina i modelli di ereditarietà dello status sociale sia nell’Inghilterra preindustriale che in quella contemporanea.  Lo stato sociale è stato misurato mediante sei indici: stato occupazionale, stato di istruzione superiore, alfabetizzazione, valore dell’abitazione, funzioni direttive in aziende private e un indice legato al prestigio del luogo di residenza.

Sono state in particolare valutate le correlazioni fra questi indici, misurati in un certo nucleo familiare, e quelli dei parenti fino ai cugini di quarto grado.

I risultati di questa valutazione sono in qualche modo sorprendenti.

Il primo è che, nel campione considerato di cittadini britannici vissuti per quattro secoli, lo status persiste fortemente anche tra parenti molto lontani, per tutti i sei indici considerati. Anche i cugini di quarto grado, che condividevano un antenato comune solo cinque generazioni prima, mostrano in genere correlazioni di status statisticamente significative.

Il secondo risultato è che il declino delle correlazioni di status ad ogni passo verso l’esterno nel lignaggio è costante, per tutti gli indici di status e per epoche diverse dal 1600 al 2022. Sembra quindi che la dimensione delle “barriere sociali”, dovute alla distanza da un nucleo familiare con status prestigioso, siano sostanzialmente rimaste intatte nei secoli, indipendentemente dal sistema di governo, dalla cultura del periodo e anche da variabili quali lo status di scolarizzazione complessivo della società.

Il terzo risultato interessante è che le correlazioni ritrovate sono strettamente conformi a quelle previste da Ronald Fisher nel 1918, per le correlazioni familiari fra tratti genetici in presenza di un forte assortimento nell’accoppiamento. In altre parole, lo status sociale, misurato utilizzando i sei indici sopra riportati, appare almeno in Inghilterra trasmissibile alla stregua di un fenotipo geneticamente determinato. Naturalmente, e a maggior ragione visto che si tratta di dati osservazionali, non vi è alcuna prova che la trasmissione genetica causi lo status sociale. Tutto ciò che si può determinare è che qualunque processo sociale stia producendo i risultati osservati ha una forma di trasmissione che imita quella degli effetti genetici additivi, in presenza dell’importante istituzione sociale del forte accoppiamento assortito (cioè, sostanzialmente, di una barriera all’incesto e agli accoppiamenti tra consanguinei stretti).

Anche se in Inghilterra, dal 1600 al 2022, lo status sociale risulta fortemente correlato all’eredità genetica, ciò non implica di per sé che gli interventi sociali non possano cambiare gli esiti sociali. Tuttavia, è plausibile, come sostengono gli autori e studi precedenti, che il genotipo e lo status culturale e sociale dei genitori creino un ambiente sociale per il bambino che favorisce per lui risultati migliori o peggiori, a seconda del caso. La genetica è correlata con gli esiti sociali, in parte direttamente, ma sostanzialmente attraverso la via indiretta dell’ambiente familiare.

Alla luce dei risultati descritti, la costante persistenza dello status nell’intervallo dal 1600 al 2022 suggerisce che, almeno nel Regno Unito, gli interventi sociali hanno avuto effetti sorprendentemente modesti per quel che riguarda la composizione dei diversi strati sociali e l’accesso a esso da strati diversi da quello di provenienza. Per esempio, in Gran Bretagna prima del 1870 l’offerta pubblica di istruzione, assistenza sanitaria o sostegno al reddito era scarsa. Le famiglie dipendevano in gran parte dalle proprie risorse. Dal 1920, ci sono stati livelli crescenti di fornitura pubblica di istruzione, assistenza sanitaria e bisogni di base. Questi servizi avrebbero dovuto aiutare, in particolare, le famiglie più povere. In realtà, i dati di questo ultimo, ampio lavoro, non mostrano un aumento dei tassi di mobilità sociale corrispondenti alle attese, ma al contrario una dinamica invariata nei secoli (e sostanzialmente ingessata).

Se quanto si osserva in Gran Bretagna dovesse valere in maniera ampia, e per il momento non v’è ragione per dubitarne, a questo punto è d’obbligo, almeno per quel che riguarda la comunità scientifica, identificare quali siano le barriere invariate alla mobilità sociale, se queste siano o meno dipendenti da altre variabili come il reddito e se, infine, esistono misure migliori di quelle sin qui attuate per favorire la mobilità sociale; perché, altrimenti, sarà impossibile poter affrontare la crescente pressione sociale per una ridistribuzione dello status, che giustamente è percepito come troppo legato alla nascita, persino nelle moderne democrazie.

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