Il sindaco di Taranto Ippazio Stefano sembrava certo: “Ho mostrato la statua a due archeologi e a un terzo della Soprintendenza arrivato da Bari. Dicono che si tratta di un reperto del quarto secolo avanti Cristo”. E invece così non è, stando alla Soprintendenza archeologica delle province di Brindisi, Lecce e Taranto.La statuetta di Afrodite ritrovata nei fondali di capo San Vito dal tennista – sub Luca Dinoi non ha alcun valore. “Sembra una riproduzione in stile classicheggiante, levigata e leziosa nella posa – scrive la soprintendente Maria Piccarreta – con proporzioni disarmoniche nella resa del corpo. Le dita delle mani sono rigide e poco modellate, accostate l’una all’altra”.
Se non basta la fattura, c’è qualcos’altro che fa dubitare l’esperta: “Non si registra minimamente la presenza di incrostazioni marine, di macchie e di ossidazioni del metallo compatibili con una presunta plurimillenaria giacitura sui fondali”. Una prova schiacciante, per la Soprintendenza: se la statuetta – che stando ai primi rilievi risalirebbe a 25mila anni fa – è rimasta per molto tempo sott’acqua, avrebbe dovuto avere oggi segni ben diversi da quelli che presenta.
E ancora: dalla sede di Lecce tengono a precisare che si è stati un po’ troppo affrettati nell’etichettare quel reperto. Che sembra essere più una patacca che un prezioso manufatto: “Gli archeologi della Soprintendenza, solo sulla base delle immagini rese note nel corso della conferenza stampa, hanno confermato l’ipotesi che la statua non riveste interesse archeologico. Tale ipotesi è stata suffragata dal parere concorde di archeologi di altre Soprintendenze e dell’ambiente universitario”.
Insomma, non è bastato il clamore suscitato dal Comune, che pure si era avvalso dell’analisi di un archeologo. “Anonimo”, dicono dalla Soprintendenza. Si attendono ora ulteriori approfondimenti diagnostici sul materiale utilizzato e sulle caratteristiche tecniche. Però la Soprintendenza preferisce la prudenza: “Le procedure anomale della consegna e dell’esame
della statua a cura di soggetti esterni ha destato aspettative e interessi che tendiamo a ridimensionare”.La statuetta, alta 64 centimetri, è una “Afrodite che si allaccia il sandalo”. Un soggetto che si attesta frequentemente all’età ellenistica, rappresentato anche in terrecotte rinvenute in tombe di giovani fanciulle, in esemplari in marmo e in bronzetti arricchiti di ornamenti personali. E’ ora custodita nel convento di Sant’Antonio.