• 27 Novembre 2024 5:46

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Abbonamenti e noleggi, due tendenze di mercato che si stanno consolidando

Ott 25, 2022

AGI – Il mercato economico degli “abbonamenti” potrebbe crescere in media del 18% all’anno fino al 2025 per raggiungere 1,5 trilioni di dollari pari (1.536 miliardi di euro). Lo scrive Le Monde, secondo cui “nessun settore esclude più il modello di abbonamento: si può sottoscrivere un abbonamento con Porsche per cambiare veicolo a piacere secondo i propri desideri, a Breitling per cambiare regolarmente l’orologio al polso, o presso HP per rinnovare le cartucce d’inchiostro della stampante”.

ncetto di “abbonamento” o “noleggio” si equivalgono. Ma Le Monde cita anche il caso del commercio di Poiscaille, per la vendita di pesce e frutti di mare, servizio attraverso il quale “l’azienda promette e garantisce consegne rapide (settantadue ore al massimo dopo esser stato pescato) che garantisce ai clienti prodotti freschi”.

Anche se non è ancora redditizio, questo metodo conta già 21.000 clienti e ne prevede 80.000 entro il 2026. E per Charles Guirriec, fondatore della start-up, “il modello di noleggio permette di gestire la variabilità dei costi” in un mercato dove i prezzi sono naturalmente fluttuanti.

Il quotidiano parigino racconta anche che l’inventore del sistema denominato Saas (Software as a service) è del signor Tien Tzuo che nel 2008 “ha lanciato la sua azienda, Zuora, con il progetto di offrire alle aziende che desiderano offrire modelli di abbonamento tutti gli strumenti necessari (ordinazione, fatturazione, pagamento, contabilità, analisi): “All’epoca eravamo presi per matti, compravamo ancora Cd, Dvd, libri, tante cose per le quali ora abbiamo soluzioni digitali” , spiega Tzuo che si spira ai successi ottenuti dai player nei software e nei servizi culturali come Netflix, Amazon Prime, Deezer, Spotify. Tra i clienti francesi di Zuora c’è ad esempio il marchio sportivo Decathlon, marchio secondo il quale il commercio sostenibile (riparazione, noleggio, seconda vita dei prodotti) potrà presto rappresentare il 15% del proprio reddito.

Ma “se oggi un produttore offre una macchina in abbonamento, preferirebbe che durasse a lungo, mentre una volta venduta è meglio che si rompa presto”, sostiene Gabriel Dabi-Schwebel, fondatore dell’agenzia di maIl corketing 1min30. Secondo il quale, per altro, se il prezzo è un argomento forte per convincere il consumatore – che ha la sensazione di pagare a priori somme basse – questo non basta, perché “bisogna anche fornire una rinnovata customer experience, avere cioè un reale valore d’uso nel cambiare”. Ovvero, “se Netflix non rinnova i contenuti, forse disdirò il mio abbonamento”.

Insomma, sulla base di questo concetto le aziende possono procedere ad una raccolta fondi più rassicurante, instaurando rapporti più regolari con i propri clienti, e – soprattutto – “generare entrate ricorrenti molto più rassicuranti anche per gli azionisti”.

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