• 27 Novembre 2024 5:53

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Morning Bell: le trimestrali allentano i timori di una recessione imminente

Ott 19, 2022

AGI – I mercati continuano a reagire positivamente, in particolare Wall Street, grazie a una serie di buone trimestrali che allentano i timori di una recessione imminente. I future a Wall Street sono in rialzo, dopo aver chiuso in positivo per il secondo giorno di fila.

Nell’after hour spicca il titolo di Netflix che avanza di oltre il 15%, dopo aver terminato la giornata di ieri in calo dell’1,7%. A fare da traino è l’aumento di 2,4 milioni di abbonati nel terzo trimestre (+26%), più del doppio di quelli previsti, che frena le recenti emoraggie di utenze del colosso dello streaming tv.

Contrastate le Borse asiatiche e in rialzo il prezzo del petrolio, nonostante l’amministrazione Biden abbia ordinato ulteriori rilasci delle riserve strategiche statunutensi, autorizzando la vendita di 15 milioni di barili di petrolio a dicembre per ridurre i prezzi elevati della benzina in vista delle elezioni di midterm.

Ieri al Nymex il prezzo del greggio aveva chiuso in ribasso, dopo l’annuncio di Washington sui nuovi rilasci d’emergenza e per i timori di un calo della domanda cinese. Tuttavia stamane, sui mercati asiatici i future sul Brent tornano sopra 90 dollari e quelli sul Wti sopra quota 83 dollari. 

A fare da traino è l’aspettativa di un forte calo delle scorte settimanali Usa. Malgrado i rimbalzi dell’azionario, i mercati restano instabili e molto volatili. C’è forte attesa per i dati sull’inflazione nel Regno Unito, prevista oltre il 10%, mentre prosegue l’instabilità del governo Truss.

Inoltre a dimostrare l’incertezza dei mercati basta guardare all’andamento di ieri a Wall Street, dove il rally iniziale di oltre il 2% del Nasdaq si è ridotto strada facendo, a +0,9%. A pesare tra l’altro è stato l’aumento di oltre il 4% dei rendimenti sui Treasury a 10 anni, che segnala l’arrivo di una recessione entro 12 mesi.

“La maggior parte degli investitori concordano che si tratta di rimbalzi non sostenuti all’interno di un mercato orso”, commenta Ed Moya, analista senior di Oanda.

“Ottobre è un periodo stagionalmente favorevole ai rimbalzi – commenta Vincenzo Bova, strategist di Mps Capitalservices – normalmente si fa un minimo e poi parte un rally, come quello di giovedì scorso. Ma stavolta, coi tempi che corrono, è difficile dirlo e probabilmente arriveranno minimi ancora più bassi. Comunque, per come ha reagito il mercato, questa settimana potrebbe essere positiva, ma sempre in un trend di fondo negativo. Il che vuol dire che qualsiasi rialzo sarà temporaneo”.

In Asia la Borsa di Tokyo avanza di circa mezzo punto percentuale, mentre Hong Kong perde oltre l’1% e Shanghai arretra. In rialzo i future a Wall Street, con quelli sul Nasdaq sopra l’1%, in attesa della trimestrale di Tesla.

Ieri il Dow Jones ha guadagnato l’1,12%, il Nasdaq lo 0,9% e lo S&P 500 l’1,14%. Il titolo di Goldman Sachs è salito del 2,33% dopo che l’utile trimestrale è sceso meno delle attese, mentre quello di Lockheed Martin è balzato dell’8,69% sulla scia di entrate trimestrali più forti del previsto. Insomma l’azionario va bene anche se le prospettive per l’economia preoccupano. Un rapporto di Fitch ha evidenziato come gli interventi della Fed abbiano ridotto le previsioni di crescita degli Stati Uniti sia per quest’anno sia per il prossimo con l’economia che sprofonderà in una recessione simile a quella del 1990.

Ma i dati economici di ieri stanno a indicare che il settore manifatturiero resta saldo nonostante gli sforzi della Fed a raffreddare la crescita economica. La produzione industriale statunitense a settembre è salita del 5,3% annuo, contro il +3,7% di agosto. Anche i future sull’EuroStoxx 50 avanzano, dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso positive la quarta seduta consecutiva, pur dimezzando i guadagni rispetto ai massimi raggiunti a metà giornata sulla scia di Wall Street, che partita in rally ha frenato.

Il sentiment continua a essere ottimista dopo il dietrofront del governo britannico sul pacchetto di tagli fiscali. “Per il momento, le mosse del Cancelliere ridurranno la necessità che la Banca d’Inghilterra agisca in modo aggressivo”, ha affermato James Smith, economista di Ing che prevede un aumento dei tassi di 75 punti base a novembre, invece dei previsti 100 punti base.

Intanto nel Vecchio Continente resta in primo piano la contesa sull’energia. I danni subiti dai due gasdotti Nord Stream sono stati causati da “potenti esplosioni”, dicono i risultati preliminari delle indagini della polizia danese e in Europa le negoziazioni su un possibile accordo in sede Ue sul price cap a tempo per il gas e sulla revisione del Ttf di Amsterdam stanno proseguendo in vista del vertice dei capi di Stato e di Governo che si terrà giovedì e venerdì a Bruxelles.

In rialzo lo spread tra Btp italiani e omologhi Bund tedeschi a 10 anni che ieri ha chiuso a 239 punti, dopo un’apertura a quota 236. L’euro è poco mosso a 0,984 dollari. Lo yen tocca un nuovo minimo da 32 anni nel cambio con il dollaro sfondando quota 149 e alimentando le speculazioni su un possibile nuovo intervento del governo giapponese, che aveva agito a fine settembre per sostenere la propria valuta. In leggero calo la sterlina rispetto a ieri a 1,13 sul dollaro. 

Joe Biden ordina altri rilasci riserve strategiche Usa

L’amministrazione Biden ordina ulteriori rilasci delle riserve strategiche statunitensi, autorizzando la vendita di 15 milioni di barili di petrolio a dicembre per ridurre i prezzi elevati della benzina in vista delle elezioni di midterm. Dopo un forte calo dei prezzi alla pompa durante l’estate, nelle ultime settimane i prezzi dei carburanti hanno ripreso a salire. A poco meno di 4 dollari al gallone i prezzi sono il 60% più alti di quando Biden è entrato in carica nel gennaio 2021. La vendita di altri 15 milioni di barili completa il rilascio dei 180 milioni di barili che Biden si è impegnato a mettere su mercato a marzo, lasciandosi le meni libere per un ulteriore intervento nel caso i cui i prezzi avessero continuato a crescere.

La mossa arriva dopo la decisione dell’Opec+ di tagliare di milioni di barili al giorno la produzione petrolifera, innescando una risposta rabbiosa da parte di Washington. La “continuazione” dei rilasci d’emergenza, spiegano i funzionari Usa, è stata programmata come un “ponte” fin quando la produzione di petrolio non verrà aumentata. Secondo gli analisti il rilascio è stato progettato per inviare un segnale sui prezzi della benzina ma avrà un impatto limitato sul mercato petrolifero. “Dopo la riunione dell’Opec+ e con in mente le scadenze intermedie, l’amministrazione Biden doveva mostrarsi più attiva” commenta sul Ft Amrita Sen, di Energy Aspects.  

Ue vara price cap dinamico in attesa di nuovo Ttf

La Commissione europea ha fatto la propria mossa. Ha deciso di sostituire il Ttf, la Borsa di scambio del gas di Amsterdam, con un  nuovo indice, dedicato al gas naturale liquefatto, che sia più rappresentativo della realtà del mercato attuale. Anche perché il Ttf è basato sul gas da gasdotto ma l’Europa ormai importa sempre più Gnl. Per avere un nuovo parametro ci vorranno diversi mesi. I tecnici sono già al lavoro per averlo pronto entro la primavera, in tempo per la nuova stagione di riempimento degli stoccaggi (oggi a oltre il 92%). Nel frattempo per intervenire nell’immediato contro picchi di prezzi (e contro la speculazione) la Commissione propone un tetto dinamico e temporaneo ai prezzi nelle transazioni. Non è esattamente ciò che chiedevano gli Stati (perché questa formula di price cap non toccherà il gas importato né gli accordi bilaterali) ma è un primo passo che risponde a un appello che va avanti ormai da otto mesi. Al Ttf non dovranno essere quindi accettate le transazioni sopra il tetto stabilito. Inoltre verrà introdotto un meccanismo di intervento in caso di picchi giornalieri anomali. Il primo banco di prova della decisione dell’esecutivo Ue sarà il vertice dei capi di Stato e di Governo di domani e venerdì a Bruxelles. Poi sarà la volta dei ministri dell’Energia che si riuniranno il 25 ottobre a Lussemburgo. 

Netflix: +2,4 milioni abbonati nel terzo trimestre, titolo +15%

Il titolo del colosso di video streaming Netlflix frena l’emoraggia di abbonati nel terzo trimestre e il titolo sale di oltre il 15% nell’after hour, dopo aver perso l’1,7% alla chiusura di Wall Street. Netflix annuncia un aumento di 2,4 milioni di abbonati nel terzo trimestre (+26%), più del doppio di quelli previsti. A fare da traino agli aumenti degli abbonati sono il successo di alcuni programmi tv molto popolari tra cui la quarta stagione “di Stranger Things”, più la serie “Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story”, che è diventata una delle serie Netflix più viste di tutti i tempi. La piattaforma streaming recentemente ha lanciato l’abbonamento a sconto con pubblicità che potrebbe attirare 4,5 milioni di abbonati entro fine anno. Nella prima metà dell’anno gli utenti di Netflix si erano ridotti  di 1,2 milioni di unità. Ora la compagnia ora un totale di 223,1 milioni di abbonati nel mondo. “Grazie a Dio abbiamo finito con la contrazione dei triestri” ha commentato l’amministratore delegato, Reed Hastings.

Goldman Sachs: utili -43% e riorganizza attività

La banca Usa Goldman Sachs annuncia un calo del 43% degli utili nel terzo trimestre, sopra le attese, e si riorganizza, passando da 4 a 3 divisioni e riunendo le sue attività di trading e di investment banking. L’obiettivo dell’amministratore delegato David Salomon è quello di rafforzare la valutazione azionaria della banca. Nel terzo trimestre gli utili sono scesi da 5,4 a 3,1 miliardi di dollari, appesantito dal calo delle attività di investment banking, ma l’azienda statunitense ha comunque registrato risultati migliori del previsto grazie all’attività di brokeraggio. A Wall Street il titolo della banca d’affari sale sopra il 2%. 

Gb: Villeroy, crisi rischia di creare circolo vizioso 

Il capo della banca centrale francese, Fracois Villeroy de Galhau ga definito un “circolo vizioso” le recenti turbolenze sui mercati obbligazionari del Regno Unito. Villeroy in particolare si riferisce ai riscgi di una rapida espansione fiscale decisa mentre è in corso u’aggressiva politica monetaria antinflazionistica. Villeroy ha esortato le autorità del Financial Stability board a “fornire regole più severe” e ha initato i soggetti non bancari a costruire riserve di liquidità alla luce delle turbolenze pensionsitiche britanniche. 

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