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Meta banna definitivamente Pornhub da Instagram

Set 29, 2022

AGI – Dopo una sospensione di tre settimane (da inizio settembre), Meta ha definitivamente rimosso da Instagram l’account ufficiale di Pornhub, piattaforma che pubblica contenuti espliciti controllata da Mindgeek. A riportare la notizia Motherboard, che ha ricevuto la conferma da Meta. “Abbiamo permanentemente disabilitato questo account Instagram per violazioni ripetute delle nostre policy”. La società di Mark Zuckerberg, avrebbe rilevato “per circa dieci anni comportamenti non consentiti dalle regole inerenti alla pubblicazione di contenuti per adulti, di natura sessuale e nudità”. 

Con una lettera aperta, pubblicata su Twitter, firmata da 63 start del settore e indirizzata a quattro dirigenti di Meta, tra cui il CEO Mark Zuckerberg e il capo di Instagram Adam Mosseri, Pornhub ha chiesto una “spiegazione sul motivo per cui i nostri account vengono continuamente eliminati e sul motivo per cui i contenuti su cui investiamo denaro vengono rimosso, anche quando non violano alcuna regola di Instagram”.

La protesta di Pornhub

Secondo Pornhub, il fatto che il team di moderazione discrimini in questo modo l’industria rappresenta un grave danno, e per tale motivo chiede “un trattamento equo”. Il sito se la prende anche con gli influencer, che verrebbero protetti da Instagram e non subirebbero lo stesso trattamento. “I marchi tradizionali e gli account delle celebrità spesso presentano nudità e non devono fare fronte ad alcuna ripercussione, mentre i nostri account vengono regolarmente bannati senza una spiegazione adeguata”. 

In particolare, la lettera ha anche sottolineato che a utenti di Instagram di alto profilo come Kim Kardashian, che ha 330 milioni di follower, è stato permesso di postare “il suo culo completamente esposto”.

Al momento della rimozione a settembre l’account Instagram di Pornhub contava 13,1 milioni di follower e 6.200 post. Pornhub è nell’occhio del ciclone da diversi anni: le critiche al sito per aver favorito la distribuzione di materiale pedopornografico sono cresciute al punto da spingere a giugno scorso alle dimissioni del CEO Feras Antoon e del COO David Tassillo.

“Qualsiasi insinuazione sul fatto che Mindgeek non prenda sul serio l’eliminazione di materiale illegale è categoricamente falso”, aveva dichiarato la proprietà di Pornhub al Washington Post ad agosto. I profili Pornhub su Twitter (circa 3.4 milioni di follower) e YouTube (883 mila iscritti) sono ancora online.

Tutto inizia nel 2014

Tutto inizia nel 2014, quando viene pubblicato su Pornhub il video hard di una ragazzina di 13 anni. Il materiale pedopornografico venne caricato sul sito dal suo ragazzo dell’epoca, senza il suo consenso. Parte la querela. Non è la sola. Nel 2021 altri hanno chiamato in giudizio Pornhub e Mindgeek, accusando lo sfruttamento e la monetizzazione di materiale pedopornografico, video di stupri, contenuti trafficati e rubati

Nel mirino finiscono anche Traffic Junky, società che si occupa della raccolta pubblicitaria per il sito, e Visa. Secondo la causa, le entrate generate da Traffic Junky rappresentano oltre la metà dei guadagni di MindGeek. Visa è accusata di avere consapevolmente facilitato la capacità di MindGeek di monetizzare il contenuto illegale. La compagnia ha chiesto di essere rimossa da caso, ma la richiesta è stata respinta dal giudice Cormac J. Carney della Corte distrettuale degli Stati Uniti della California.

Nel 2020 Visa e Mastercard hanno sospeso i privilegi di pagamento di Traffic Junky. In risposta alle critiche, PornHub ha adottato misure come la rimozione di tutti i contenuti dagli utenti non verificati e la rimozione del download, funzione che consente a qualsiasi utente di scaricare i video.

In questo quadro da segnalare anche la pressione di TraffickingHub, movimento che ha come obiettivo “chiudere Pornhub e ritenere i suoi dirigenti responsabili di consentire, distribuire e trarre profitto da stupri, abusi sui minori, traffico sessuale e abusi sessuali basati sull’immagine criminale”.

Il gruppo è stato fondato nel 2020 da Laila Mickelwait (che dice composto da 2,2 milioni di persone e 600 associazioni), attivista contro la tratta sessuale, con legami con gruppi cristiani evangelici. In un post su Twitter, quando la sospensione era ancora temporanea, Mickelwait aveva scritto che Instagram e Meta hanno preso “la decisione giusta tagliando i legami con Pornhub” e che era tempo che altre grandi aziende tecnologiche come Google, Amazon e Microsoft “seguissero l’esempio”. 

Sulla stessa linea anche Dawn Hawkins, CEO del National Center on Sexual Exploitation. “Instagram sta scegliendo coraggiosamente di smettere di collaborare con Pornhub, ed è tempo che tutte le entità aziendali seguano il suo esempio” aveva postato su Twitter.

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