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Salgono gli interessi sui prestiti ad agosto ma per i mutui c’è un lieve calo

Set 20, 2022

AGI – Il rialzo del costo del denaro deciso dalla Bce fa sentire i primi effetti sul tasso dei prestiti, ma non ancora su quello dei mutui che potrebbe però cominciare a risentirne nei prossimi mesi. Il dato emerge dal Bollettino mensile dell’Abi, secondo cui il tasso sul totale dei prestiti, dopo l’aumento dello 0,50% in giugno del tasso di politica monetaria dell’Eurotower, si è attestato al 2,32% ad agosto (2,25% nel mese precedente).

Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è risultato pari all’1,26% (1,31% il mese precedente), mentre quello sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni si è collocato al 2,13% contro il 2,15% di luglio, quando aveva toccato il massimo da febbraio 2017.

“Nel caso dei mutui”, spiega il vice direttore generale dell’Abi, Gianfranco Torriero, “si tratta di dati delle operazioni effettuate nel mese di agosto. E la media mette assieme tasso fisso e tasso variabile, con il primo che ha ovviamente risentito maggiormente delle variazioni delle condizioni di mercato. Altro punto di attenzione è che i dati di agosto molto meno ‘spessi’, nel senso che il numero delle operazioni effettuate nel mese è sensibilmente inferiore ad altri mesi di maggior operatività. La dinamica dei tassi, ad oggi, permane su livelli particolarmente bassi, nell’esperienza storica.

“Dovremo valutare in prospettiva quello che avverrà ma l’euro – rispetto a quanto sperimentato nei decenni precedenti all’introduzione della moneta unica – garantisce una condizione di maggiore stabilità sul lato dei tassi di interesse, che poi risentono in tutti i Paesi europei delle variazioni di contesto. Uno dei temi fondamentali è che partiamo da un livello di tassi particolarmente basso, in alcuni casi con tassi di politica monetaria negativi. Partiamo quindi da condizioni particolarmente favorevoli per i prenditori, per cui ci saranno incrementi ma che permarranno su un livello di tassi ancora strutturalmente basso rispetto all’esperienza storica dell’Italia, quando avevamo la lira e non l’euro”.

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