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Le bufale di Didier Raoult sulla clorochina usata contro il Covid

Set 7, 2022

Alla fine di febbraio 2020, analizzando i risultati allora disponibili sulla possibile attività della clorochina contro SARS-CoV-2, scrissi che, nonostante le indicazioni preliminari fossero positive, bisognava “aspettare qualcosa di più di una comunicazione breve e del consenso degli esperti cinesi.” Un mese dopo, a marzo 2020, un infettivologo francese dal curriculum roboante, Didier Raoult, annunciò di aver dimostrato l’efficacia della clorochina, portando a prova la pubblicazione di uno studio clinico condotto presso l’istituto di Marsiglia da lui diretto.

 

Insieme a Gennaro Ciliberto, scrissi su queste pagine di come queste dichiarazioni fossero “sopra le righe” e non fossero supportate da dati solidi e dal rigore metodologico necessario. Invece di condurre sperimentazioni utili, tuttavia, i sostenitori della clorochina hanno prodotto un’incredibile quantità di spazzatura, come scrissi ad aprile 2020; a guidare la produzione di malascienza sul tema, proprio Didier Raoult. Elisabeth Bik, una microbiologa che ha contribuito più di chiunque altro a rendere pubblici problemi nei lavori scientifici pubblicati, è stata fra le prime a segnalare i problemi nei lavori di Raoult, a partire dal primo studio sulla clorochina, fino arrivare a centinaia di lavori di Raoult che lei ed altri hanno segnalato per varie manipolazioni dei dati e problemi; ad oggi, ne sono stati identificati 305, ma la lista cresce

 

Ora, esattamente come accaduto al sottoscritto per aver rilevato problemi sulle pubblicazioni aventi ad oggetto il vaccino Sputnik, così la Bik è stata coperta di insulti, spesso sessisti, da Raoult e dai suoi accoliti; ma molto peggio che nel mio caso, dalle minacce si è passati alle azioni legali, pur di zittirla. Una parte non piccola del pubblico, ed in particolare i sostenitori di fantomatiche cure, gli oppositori ai vaccini e altri cospirazionisti di diversa natura, ha elevato Raoult nel pantheon dei propri guru, a dispetto del fatto che nel frattempo moltissimi studi hanno provato come la clorochina sia del tutto inefficace: del resto, il professore risulta essere coautore di oltre 2300 pubblicazioni, con un H index stellare e con moltissimi premi e riconoscimenti prestigiosi all’attivo e il principio di autorità è un potente veleno cognitivo.

 

A chi cerca un guru, non interessa sapere che l’altissimo tasso di pubblicazione di Raoult deriva dal suo “appiccicare il suo nome a quasi tutti i giornali che escono dal suo istituto”. Né interessa che, prendendo ad esempio il periodo 1995-2020, Raoult abbia pubblicato 1836 articoli, ovvero uno ogni tre giorni, a dimostrazione del fatto che di suo in molti di quei lavori vi è solo il nome; senza contare che 230 di questi sono su due riviste curate da Michel Drancourt, un suo strettissimo collaboratore e dipendente da oltre 35 anni, e in circa metà delle riviste su cui ha pubblicato Raoult siede nel comitato editoriale almeno un suo stretto collaboratore.

 

Forse però interesserà a costoro sapere che l’istituto di Marsiglia IHU e il suo padre padrone, Didier Raoult, sono stati oggetto di un’approfondita indagine congiunta, commissionata dal ministro della Salute e da quello della Ricerca francesi. Ora, dopo un lavoro di vari mesi, emerge con chiarezza la verità, documentata in un corposo rapporto: l’istituto è stato teatro di molteplici gravi violazioni, risalenti molto indietro nel tempo, e i lavori problematici sulla clorochina sono solo la punta dell’iceberg. In una lettera di accompagnamento al rapporto, così scrivono i due ministri: “Ritenendo che alcuni elementi contenuti nella denuncia costituissero reati o gravi violazioni delle norme in materia sanitaria o di ricerca, i ministri hanno anche interessato la Procura della Repubblica di Marsiglia, ai sensi dell’articolo 40 del codice di procedura penale. Spetterà ai tribunali pronunciarsi sulle pratiche in questione.”

 

Non si tratta dei primi problemi legali per Raoult: basterà qui ricordare che, a seguito di un’inchiesta giornalistica, un anno fa era già emerso come avesse condotto studi pluriennali sulla tubercolosi, senza aver ricevuto nessuna approvazione, provocando probabilmente in qualche caso la morte dei pazienti e soprattutto arruolando moltissimi soggetti privi di permesso di soggiorno, minori, senza tetto e, di conseguenza, impossibilitati o in difficoltà nel fornire il proprio consenso informato. A seguito dei fatti documentati, l’agenzia per il farmaco francese ha proceduto a denunciare tutto alla procura della repubblica; anche in questo caso, saranno i giudici a stabilire l’esistenza di crimini, ma la condotta in spregio ad ogni etica è stata già documentata.

 

Non si può impedire ai fanatici di scegliere guru che confermino le proprie sciocchezze; ma se controllassero il curriculum giudiziario, e non solo quello scientifico, forse sceglierebbero meglio.

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