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L’identità di genere al centro della 79esima Mostra del cinema di Venezia

Set 1, 2022

AGI – Accettazione, riscatto, lotta con se stessi, col mondo, perfino coi giudici, e affermazione della propria identità di genere. La 79esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia è forse la più ricca di tutti i tempi su questo tema, in un momento in cui la fluidità, al centro anche degli ‘Spatriati’, vincitore dello ‘Strega’, attrae gli artisti come non mai.

Il film più atteso perché porta con sé anche un risvolto biografico ancora non chiaro è l’Immensità’ di Emanuele Crialese, storia di Adriana, figlia di Penélope Cruz, una ragazzina che non si sente a suo agio nel proprio corpo.

Nelle note di regia, scrive Nick Vivarelli, il corrispondente di Variety che ha sollevato il caso anche sui social, il regista definisce l’opera “un film strettamente autobiografico, basato sulla memoria per il quale ha avuto bisogno di tempo, di distanza, di autocoscienza”.

Quanto rappresenti la storia personale di Crialese non è noto e forse non lo sarà mai. Si sa tutto invece perché è stato uno dei processi che hanno fatto la storia della morale e dei diritti civili in Italia della vicenda di Aldo Braibanti, l’entomologo e poeta finito imputato negli anni Sessanta con l’accusa di plagio, a cui è ispirato ‘Il signore delle formiche’ firmato da Gianni Amelio.

Il regista aveva 23 anni quando assistette a un’udienza del processo in cui l’intellettuale, interpretato da Luigi Lo Cascio, doveva difendersi dal reato di avere ‘convinto’ un uomo più giovane di lui con un ‘lavaggio del cervello’ ad amarlo. Un altro italiano in gara, Andrea Pallaoro, porta con ‘Monica’ una riflessione sulla fatica di cercare la propria identità.

La protagonista, interpretata da Trace Lysett, è una donna trans che torna a casa per la prima volta dopo una lunga assenza. Ritrovando la madre e il resto della sua famiglia si immerge in un percorso che tocca dolore, paure, bisogni e desideri, fino a trovare una forza nuova.

Tra i favoriti per la Coppa Volpi, Cathe Blanchette, acclamatissima al suo arrivo sul red carpet, che sarà Lydia Tar, omosessuale, prima donna della storia a diventare direttrice di orchestra in Germania sotto la regia di Todd Field.

“Credo sia importante a livello di società affrontare questi temi – dice – perché l’omogeneità a livello artistico è la morte. Ma la pratica artistica non è educativa. Un’opera d’arte puo’ essere discussa ma le reazioni vanno al di là di questo. Non ho mai pensato alla sessualità del mio personaggio. Lei semplicemente è. E credo che siamo abbastanza grandi per vedere il film senza pensare a qeusto aspetto”. 

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