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Morning bell: mercati incerti in attesa dell’intervento della Fed

Ago 26, 2022

AGI – I mercati sono contrastati e incerti in vista dell’intervento del presidente della Fed, Jerome Powell, a Jackson Hole e mentre crescono le speranze di un accordo che permetterebbe ai regolatori contabili americani di recarsi a Hong Kong per ispezionare i registri audit delle società cinesi quotate a New York e che rischiano il delisting all’inizio del 2024.

In Asia i listini sono in rialzo dopo le indiscrezioni del Wall Street Journal sul possibile accordo tra Usa e Cina. I future a Wall Street e in Europa sono deboli, dopo una chiusura in rialzo della borsa Usa in vista del discorso di Powell e sulla scia dell’aggiornamento dei dati sul Pil Usa nel secondo trimestre, che hanno confermato la recessione tecnica, anche se la portata della contrazione è stata rivista al ribasso rispetto alle stime preliminari ed è migliore delle attese.

L’allontanarsi dei timori di un rallentamento dell’economia Usa ha messo il turbo al Nasdaq, che ieri è cresciuto dell’1,67%. Le buone prospettive dell’economia americana hanno però riacceso i timori per nuovi rialzi dei tassi di interesse da parte della Fed e a oggi una percentuale di investitori di poco superiore alla maggioranza scommette su un terzo aumento del costo del denaro di 75 punti base a settembre.

La Fed resterà risoluta e vigile nella lotta per combattere l’inflazione“, commenta Todd Lowenstein, chief strategist della Private Bank di Union Bank. La maggior parte degli esperti si aspetta che Powell mantenga un atteggiamento da ‘falco’ e più in generale gli analisti si attendono un aumento dei tassi di almeno un altro punto percentuale entro la fine dell’anno e a settembre un terzo aumento consecutivo di 75 punti base.

Tuttavia cresce il timore che l’inflazione sia più difficile da sradicare di quanto inizialmente previsto e che la Fed non ce la faccia a continuare a comprimere l’economia se la disoccupazione dovesse iniziare a salire più del previsto.

La paura è che si torni a ripetere gli errori degli anni ’70, quando la Fed oscillò tra un aumento dei tassi per arginare le pressioni sui prezzi e una loro riduzione per sostenere la crescita, non riuscendo alla fine a tenere sotto controllo l’inflazione.

“Il rischio più grande – dice Charles Plosser, che è stato presidente della Fed di Philadelphia dal 2006 al 2015 – è che la Fed inverta troppo presto la sua politica monetaria e non che mantenga le strette troppo a lungo”.

Intanto, in attesa delle probabili dichiarazioni aggressive di Powell, si rafforza il biglietto verde, che sale al top da 2 anni sullo yuan e sopra la parità sull’euro, mentre il rendimento dei Treasury a 10 anni avanza leggermente sopra il 3% e il 2 anni cresce, pur restando sotto al 3,4%.

In altalena i prezzi del petrolio, che in Asia risalgono, dopo aver chiuso ieri in forte calo a New York sulla scia delle possibili esportazioni di petrolio dall’Iran e dei timori sul calo della domanda globale.

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