AGI – La Marmolada, la montagna dei pionieri, il rifugio dei soldati durante la Prima Guerra Mondiale, la vetta di cui t’innamori al primo sguardo, la ‘Regina delle Dolomiti’ al centro di una contesa mai del tutto risolta tra Veneto e Trentino . Anche se chi ci lavora respinge le polemiche politiche perché, dice, “la Marmolada è di tutti”.
Diverse tragedie hanno segnato questa montagna dal fascino intramontabile, uomini e donne precipitati, caduti nei crepacci o travolti da slavine, ma la tragedia del 3 luglio è uno spartiacque, quegli 11 morti sono una cicatrice che resterà per sempre nel cuore della montagna che il mondo invidia all’Italia.
Caldo africano, colonnina di mercurio che da giorni non scendeva sotto zero, hanno gonfiato una porzione della calotta cosìmmitale del ghiacciaio che si è staccata andando a formare una valanga che ha percorso il gruppo di escursionisti.
Interdetta con una serie di ordinanze del Comune trentino di Canazei, la Marmolada è inaccessibile sia nella parte sommitale su ghiaccio ma anche per semplici gite sulle sue pendici. Cartelli e staccionate provvisorie inibiscono l’accesso ai sentieri anche per scongiurare il cosiddetto ‘turismo macabro’.
Tutto chiuso dal versante trentino, tutto aperto da quello veneto. Le tre funivie della Marmolada sono pienamente operative da Malga Ciapela fino ai 3.265 metri di Punta Rocca, la seconda vetta della ‘Regina delle Dolomiti’ dopo Punta Penia.
Il reportage di AGI inizia da Alba di Canazei dove il turismo, soprattutto di vacanzieri italiani, in questo periodo fa segnare il quasi tutto esaurito. Lasciato il quartier generale del Soccorso alpino dove era stato istituito il quartier generale a seguito della tragedia e dove il premier Mario Draghi aveva incontrato i familiari delle vittime e di chi, il 4 luglio, era ancora disperso.
La strada sale verso passo Fedaia. Sulla destra la parete del Gran Vernel, la montagna dalla quale lo sciatore estremo della Val di Fassa, Tone Valeruz scendeva con gli sci.
Usciti dall’ultima galleria, sulla destra, la prima cartolina. Il massiccio della Marmolada quasi si ‘tuffa’ sulle ormai basse acque del lago Fedaia. Manca una decina di minuti per arrivare a Malga Ciapela ma la strada è tortuosa tra tornanti e una pendenza del 15%.
Sono visibili chilometri di salite tra le più celebri del Giro d’Italia, quelle che nel 1998 fecero entrare nel mito Marco Pantani.
Ancora oggi su quel micidiale ‘drittone’, dove sono state decise le sorti di diversi Giri, qualche nostalgico ha scritto decine di volte il nome del ‘Pirata’. L’escursione sulla Marmolada inizia quando si sale sulla funivia a Malga Ciapela a 1.450 metri.
Un po’ di adrenalina nel guardare quello sbalzo di roccia di quasi mille metri da superare in pochi minuti.
Il primo troncone è quello più emozionante, quello mozzafiato, quello dove la cabina sfiora la montagna. Con un viaggio di meno di quattro minuti si arriva a Coston d’Antermoja.
Una stazione intermedia dove la coincidenza con il secondo tratto è perfetta. La seconda funivia porta i turisti ai quasi 3.000 metri di Serauta. Usciti dalla stazione, la temperatura è fresca.
Le persone, però, sono attratte dalla vetta ed eventualmente consumare un piatto caldo sulla via del ritorno. L’ultimo tratto della funivia vale il biglietto (35 euro andata e ritorno). La cabina è sospesa su quello che resta del ghiacciaio eterno della Marmolada tra seracchi e crepacci e qualche folata di vento.
La neve è grigia, sono i detriti della cresta della montagna. Seguendo lo slogan ‘Marmolada move to the top’ il viaggio dura quattro minuti. Con l’aria più rarefatta e la temperatura frizzantina (attorno ai 5-8 gradi durante il giorno), l’obiettivo è raggiungere la terrazza panoramica servita da una serie di rampe di scale interne. C’è anche un moderno ascensore interno da dodici persone.
Sulla terrazza a scattare foto e selfie ci sono tanti audaci in pantaloncini corti e persino ciabatte. Un po’ troppo se si pensa che siamo ad oltre 3.200 metri. Il paesaggio è fantastico: seconda cartolina.
Più in basso il rifugio di Pian dei Fiacconi (era operativo per lo sci estivo fino al 2003), non distante dal luogo dove il 3 luglio scorso è caduta la valanga, sotto il lago Fedaia, difronte il gruppo del Sella con a svettare il Piz Boè, a destra il Sassolungo, quindi il Civetta fino alle Dolomiti di Sesto.
L’accesso sul ghiacciaio è vietato anche perché i curiosi si dirigerebbero verso la zona da dove si è staccata la calotta sommitale. Troppo pericoloso.
C’è, però, molto altro da vedere, dalla Grotta della Madonna, cunicolo scavato dai soldati durante la Prima Guerra mondiale e visitata il 26 agosto del 1979 da Papa Giovanni Paolo II, alla mostra sui 50 anni della funivia.
È tempo di lasciare la vetta, le nuvole iniziano a montare dal versante trentino. Prima di scendere definitivamente a fondovalle, qualche minuto per rifocillarsi a Serauta, la seconda stazione.
Il sole è ormai coperto dalle nuvole ma c’è ancora tempo per una serie di foto. L’accesso al ghiacciaio anche a Serauta è inibito con tanto di ordinanze delle amministrazioni comunali di Rocca Pietore e Canazei affisse sulla porta del tunnel che conduce sul plateau.
È percorribile, invece, l’interessante ferrata (niente sandali ma solo con scarponi e imbragatura !) delle trincee in memoria dei caduti italiani e austriaci. All’interno della stazione funiviaria è possibile visitare il museo più alto d’Europa, quello sulla Grande Guerra. Serauta è un po’ l’incrocio di chi sale e chi scende.
Il turismo dopo la tragedia è ripreso, non con i numeri del passato: dagli 800-1000 siamo a circa 500 salite al giorno. Salgono turisti italiani ma anche spagnoli, francesi, olandesi, israeliani e tedeschi, quest’ultimi perfetti sotto l’aspetto dell’attrezzatura: Marmolada in funivia in completa sicurezza o grandi cime da scalare, per gli escursionisti teutonici il concetto è lo stesso.
Nei due tronconi che ci riportano a Malga Ciapela parliamo con il conducente di funivia: “la tragedia del 3 luglio ha ucciso anche noi, c’è una sorta di terrorismo nei confronti della Marmolada, la gente non viene, dopo il Covid ora questa situazione… non è possibile”. Poco movimento anche nei ristoranti e tavole calde della zona.
Pomarè chiama i turisti, “troppa disinformazione”
“C’è stata tanta disinformazione dopo la tragedia, le funivie della Marmolada sono aperte ai turisti in completa sicurezza e, quindi, lancio un appello, venite a godervi la montagna in completa sicurezza”. Patrick Pomarè, direttore degli impianti Marmolada Srl, in un’intervista rilasciata all’AGI a Malga Ciapela ricorda che i tre tronconi della funivia che portano ai 3.265 metri della vetta di Punta Rocca sono regolarmente aperti ai turisti dalle ore 9 alle 16,30.
Dopo una chiusura di alcuni giorni per consentire i soccorsi nella zona dove si è staccata la valanga che ha ucciso 11 escursionisti e nel rispetto delle vittime, l’impianto iniziato a costruire a metà degli anni ’60 è operativo.
Primo troncone quello mozzafiato e adrenalinico a sfiorare la parete della Marmolada che parte da Malga Ciapela e arriva alla stazione intermedia di Coston d’Antermoja. Una brevissima sosta in coincidenza con la seconda funivia, fino ai quasi 3.000 metri di Serauta.
L’ultimo tratto della funivia, esclusivamente su quello che ormai resta del ghiacciaio eterno della ‘Regina delle Dolomiti’, fino alla vetta di Punta Rocca seguendo lo slogan ‘move to the top’. Sulla parte sommitale della stazione dell’impianto si trova la terrazza panoramica, servita anche con un ascensore interno da dodici persone, dalla quale si scorge un paesaggio fantastico, sotto il lago Fedaia, difronte il gruppo del Sella con il Piz Boè e a destra il Sassolungo. Imperdibile è la visita alla Grotta della Madonna, un cunicolo scavato dai soldati durante la Prima Guerra mondiale e visitata il 26 agosto del 1979 da Papa Giovanni Paolo II.
“Negli ultimi giorni il turismo è ripreso ma dagli 800-1000 passaggi giornalieri anche nelle estati precedenti, anche quelle caratterizzate dal covid, siamo scesi a quasi la metà, massimo 500. Certo, molto dipende anche dalla condizioni meteo ma a pesare sono una serie di fattori, la tragedia e l’incertezza economica di questo periodo – spiega Pomarè –. I nostri clienti sono la maggior parte italiani e nell’ultima settimana anche francesi, olandesi, francesi, gli onnipresenti tedeschi e persino israeliani. Ci sono tante cose da visitare sulla Marmolada, in completa sicurezza. Abbiamo chiuso l’accesso al ghiacciaio anche perché il nostro cliente non viene per camminare sul ghiacciaio. In passato le camminate sul ghiacciaio dalla seconda stazione fino alla vetta erano comunque possibili solo con guida alpina”.
Parlando dell’offerta turistica della Marmolada, Pomarè insiste sull’accessibilità dal versante bellunese.
“L’estate 2003 è stata l’ultima nella quale è praticato lo sci estivo sul ghiacciaio ma in inverno disponiamo della pista di 12 chilometri , la più lunga del comprensorio di Dolomiti Superski che parte dalla vetta e arriva a Malga Ciapela”.