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Il Vermentino di Sardegna da uve che riposano nell’acqua di mare

Lug 6, 2022

AGI – Chiusi in nasse per ostriche, grappoli d’uva vendemmiati l’anno scorso sono stati immersi per un breve periodo in mare, nei fondali dell’isola privata di Culuccia, davanti all’arcipelago della Maddalena, nel Nord Sardegna. Lasciati asciugare su dei graticci, gli acini sono poi stati vinificati per ottenere un vermentino, il Donna Ma’, prodotto da un’azienda agricola in poco più di 500 bottiglie, che non è stato messo in commercio, ma che potrà essere degustato quest’anno in un bar-punto ristoro a Culuccia, nota anche come ‘isola delle Vacche’, ora nel territorio del comune di Santa Teresa Gallura.

Il progetto è di Andrea Pala, eletto qualche mese fa da una giuria di esperti miglior giovane enologo d’Italia. In realtà, l’uva che ‘riposa’ in mare non è una novità. In Italia ci sono altri esempi e questa tecnica è di origine molto antica, praticata già nell’isola greca di Chio. 

Per evitare che l’acqua salata possa danneggiarli, gli acini da immergere in mare non devono presentare alcuna imperfezione e spaccatura. Oltre al vino con l’uva che ha ‘riposato’ in mare, l’azienda con sede nell’isola produce anche un altro vermentino, uno spumante realizzato con il metodo classico, miele, mirto, gin e anche ostriche, che vengono allevate nelle antiche strutture dei mitili restaurate, anche con la collaborazione con Agris, l’agenzia regionale che in Sardegna si occupa di ricerca scientifica, sperimentazione e innovazione tecnologica nei settori agricolo, agroindustriale e forestale.

La storia dell’Isola delle Vacche

L’isola di Culuccia è proprietà privata, ha una superficie complessiva di 300 ettari ed è totalmente green: la plastica è bandita, c’è un generatore di emergenza e l’energia elettrica è prodotta da pannelli solari. Dopo la morte del primo proprietario, Angelo Sanna, noto come Ziu Agnuleddu, l’isola venne acquistata da altri privati e poi nel 2017 di nuovo rimessa in vendita. L’attuale proprietario è Marco Boglione, noto imprenditore piemontese che, insieme alla moglie Stella, ha deciso di rivitalizzare l’isola con la produzione di prodotti agroalimentari di alta qualità.

Nell’etichetta di Donna Ma’ è raffigurata l’immagine di un uomo a cavallo, ripresa da una vecchia foto che ritrae proprio Ziu Agnuleddu.

“Dal punto di vista alcolico”, ha spiegato all’AGI l’enologo, “il vino ha una gradazione di 13 gradi e non presenta alcuna differenza con altri vermentini prodotti in modo ‘tradizionale’. Sul fronte organolettico, invece, cambia qualcosa, ma bisogna anche precisare che le vigne sono comunque molto vicine all’acqua. Una si trova a una distanza di appena sette metri dal mare e l’altra a undici metri. La prova di immergere l’uva nell’acqua salata ha senz’altro accentuato le caratteristiche salmastre e la sapidità del vino. Uno stock di bottiglie sarà conservato per notare l’evoluzione del suo invecchiamento”.

Top secret il tempo che i grappoli hanno trascorso in mare, cosè come la profondità in cui sono state immerse le nasse. “In questo momento”, ha detto Pala, “l’azienda non rende noti questi particolari. Nei prossimi anni, comunque, sono in programma ulteriori prove”. 

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