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Nessun complottismo quando si tratta di squali

Lug 8, 2021

Pochi minuti sulla spiaggia di Montalto di Castro, mentre i bagnini lasciavano stare all’improvviso il pranzo per mettersi a correre gridando allarme, e uno capisce che in Italia esistono i no-vax o i no-Tap o i no-vax, cioè i custodi delle diffidenze più remote, ma non esistono i no-shark. L’allarme squalo, forse, era arrivato dalle spiagge contigue.

Tra i bagnanti subito c’era l’identikit, pinna nera sporgente come da film, lunghezza pericolosa, atteggiamento da caccia sotto-costa. Gli ordini dei bagnini, tutti in maglietta rossa di ordinanza, venivano eseguiti senza obiezioni, senza cavillare, senza cercare una contro-narrazione o una verità alternativa. Vigeva un pieno principio di autorità e l’autorità risiedeva nel custode delle spiagge, risalito da pigro ombrellonista di supporto a deciso tutore della sicurezza.

Pochi minuti prima un assaggio di questo potere era stato apprezzato in occasione di una ventata molto forte, subito ingigantita in tromba d’aria e tempesta di sabbia, che aveva fatto volare un ombrellone e giustamente spinto tutti a ripararsi nelle zone bar degli stabilimenti. Come sempre nei film della paura marinara o montanara quello era stato il preallarme, la prova generale dello spavento.

Il copione prevede, subito dopo, un tentativo di ritorno alla normalità per poi, dopo il classico “al lupo” passato indenni, essere messi alla prova centrale del racconto. La realtà dei fatti sulla spiaggia di Montalto ha seguito lo stesso andamento, aggiungendo un colpo narrativo precedente ancora più didascalico. Perché, ben raccontata con foto social, su quello stesso litorale si era appena inoltrata una grossa manta. E va bene che non è pericolosa ma un po’ di impressione la fa trovandosela a tu per tu. Specialmente se non sei Jacques Cousteau ma sei sceso da Roma nord o da Viterbo per una giornata in spiaggia. Insomma, ben due preparazioni narrative del climax squalesco, e tempi drammatici perfetti. Un sospiro di sollievo per la scampata tromba d’aria, affacciatina per tornare al mare, e parte, in contropiede, l’allarme squalo. Certo, com’è noto, la programmazione di film in tv all’inizio dell’estate concorre a creare il clima di sospetto. Dopo la storica prima pellicola con pinna e azzannamenti ne sono arrivati in serie e si sono sedimentati tra le nostre paure. Ma il consenso totale, più che plebiscitario, coreano (del nord), a un’autorità pubblica, sì dotata di maglietta rossa e brevetto di salvamento, resta un fatto notevole. Tutti allineati e obbedienti. Fuori dall’acqua è l’ordine e fuori dall’acqua sia. Nessuno sbraita, nessuno bofonchia, né si avanzano repentine richieste risarcitorie (allora ridatemi i soldi dell’ombrellone).

Al guasto tecnico per il ritardo di un volo di linea non crede nessuno, allo squalo a Montalto credono tutti. Nessun improvvisato editore alternativo ha provato a dire in giro che, forse, me l’ha detto uno informato, lo ha scritto uno scienziato giapponese che si nutre solo di alghe, sono stati quelli di Santa Marinella, o quelli di Tarquinia lido, a diffondere la notizia dello squalo per rubare la fedele clientela di Montalto e che, però, di pinne in realtà non se ne erano viste. Forse era solo un’aquila di mare, dubbio però che non ha trovato eco.

Nessuno a dire che è un complotto delle multinazionali, che ci vogliono tenere lontani dalle spiagge per poter programmare, che so, la diffusione di un nuovo virus. No, si crede e si esegue. E, anche se sappiamo bene che, insomma, qui nessuno è stato mai attaccato dallo squalo, c’è una specie di piacevole allineamento alla linea della prudenza. E anche se i bagnini, interrogati sul posto, un po’ scoprono le carte e riferiscono che le fonti dell’allarme non sono chiare, ma, in ogni caso, in una giornata ventosa come questa meno si sta in acqua e meglio è. Non si raccoglie neanche quest’ultimo, facile, spunto complottista. Perché tutti un filo di paura in acqua lo abbiamo e perché, anche se irridiamo (quando stiamo bene) gli allarmi medici in tv e sui giornali, in fondo un po’ apprezziamo qualche momento di collettivizzazione della paura e, sì  anche della disciplina. Dura poco, per fortuna, è stato un gioco, un esorcismo. Intanto si trovano le parole per i bambini, non ti preoccupare era solo baby shark che era venuto a trovarti ma tu sai che dopo run away, nella canzone, at last sarai safe.

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