MILANO – Per Mps un aumento di capitale da 5,5 miliardi non sarà più sufficiente. A cavallo di Natale, la Banca centrale europea, guidata dall’italiano Mario Draghi, ha deciso che ne occorrono almeno 8,8 di miliardi. Con un aumento del 76 per cento rispetto alla richiesta iniziale, che era stata comunicata al governo e alla banca senese soltanto il 23 novembre scorso.
L’ennesimo colpo di scena nel salvataggio di quello che rimane pur sempre la terza banca del paese, arriva a sorpresa con una lettera inviata al ministero del Tesoro. Una ulteriore richiesta di liquidità che che si spiega con gli avvenimenti accaduti nelle ultime settimane. Dapprima il fallimento del piano per chiedere al mercato 5 miliardi (progetto cui hanno lavorato invano la banca d’affari americana JpMorgan e Mediobanca); poi la decisione del governo di varare un provvedimento d’urgenza per mettere 20 miliardi a disposizione degli istituti di crediti in difficolta. Di cui una parte da indirizzare subito sulla strada di Siena.
Ma è stato proprio l’intervento dello Stato, che di fatto procede spedito verso la nazionalizzazione di Mps, a provocare il nuovo intervento della Bce: Francoforte ha fatto capire che non si fida e ha portato la richiesta di aumento di capitale a 8,8 miliardi di cui a carico dello Stato sarebbero almeno 4,5 miliardi mentre gli altri 4,3 a carico degli obbligazionisti, con circa 2 miliardi rimborsabili però sempre dallo Stato ai piccoli risparmiatori titolari di obbligazioni.
Ma come è arrivata la Bce a formulare la cifra di 8,8 miliardi come aumento di capitale necessario per Mps? Applicando le stesse regole usate per le banche greche nel 2015, allorquando Francoforte sottopose a stress test i quattro istituti che il governo di Atene aveva deciso di nazionalizzare. In buona sostanza, la Bce prese utilizzò gli stessi parametri utilizzati per gli stress test del 2014 (cui si sottoposero tutte le principali banche europee) ma con un aggravio di “patrimonio regolamentare” ipotizzando cosa sarebbe accaduto con “uno scenario avverso” dal 5,5 all’8 per cento. Ma il provvedimento preso per le banche greche si inseriva nella più ampia trattativa con la Troika sul debito pubblico. mentre l’Italia non si trova nella stessa situazione
Inoltre, c’è da capire come e quando la Bce ha deciso di intervenire, visto che con il Natale di mezzo, la lettera indirizzata al dicastero retto dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan non può che essere stata scritta dalla Bce proprio nelle ore in cui anche il governo, giovedì scorso, ha varato il decreto “salvabanche”. Da parte sua, Mps ha fatto sapere in un comuunicato di aver “tempestivamente avviato le interlocuzioni con le autorità competenti al fine di comprendere le metodologie sottese ai calcoli effettuati dalla Bce e di dare corso alle misure di ricapitalizzazione precauzionale”.