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Primario colpito con l’acido, arrestato a Modena l’ex della sua compagna

Dic 14, 2016

MODENA – “La solita storia del ‘cherchez la femme'”. Il procuratore di Modena Lucia Musti ha riassunto così il movente dell’aggressione al primario di Cardiologia Stefano Tondi, sfregiato con soda causticaspruzzata con un fucile giocattolo davanti alla propria abitazione a Vignola, il 10 novembre. Per tentato omicidio pluriaggravate e lesioni aggravate nei confronti del medico e del figlio Michele, i carabinieri hanno fermato all’alba un 59enne, Daniele Albicini, residente a Palagano e dipendente del distretto sanitario di Sassuolo, che conosceva da 20 anni e aveva avuto una relazione con la donna che da agosto è la compagna di Tondi.

I motivi dell’aggressione, hanno sintetizzato gli inquirenti, sono legati alla gelosia e al desiderio di vendetta dell’uomo. In mattinata il prefetto di Modena Patrizia Paba e il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Giovanni Balboni, sono stati in ospedale dove Tondi è ancora ricoverato, a dargli notizia del provvedimento di fermo, che ora sarà al vaglio del Gip.

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L’aggressore, secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, lo ha atteso nascosto nel buio nel giardino che circonda la casa del cardiologo, nei pressi di Vignola, e quando Tondi era sceso dall’auto gli aveva spruzzato contro il liquido corrosivo sparatogli contro con un fucile giocattolo, simile a quelli per i giochi con l’acqua in spiaggia. A quel punto il primario si sarebbe messo a urlare e avrebbe tentato di proteggersi gli occhi con le braccia. Il gesto, tuttavia, non aveva impedito all’aggressore, che aveva agito a volto scoperto, di continuare a infierire contro di lui.

Che l’uomo volesse sfregiarlo a vita non ci sono dubbi per gli inquirenti. Proposito che non gli era riuscito grazie all’intervento del figlio 19enne del medico, che alle prime urla era intervenuto, costringendo di fatto l’aggressore a darsi alla fuga. La svolta nelle indagini della procura di Modena, guidata da Lucia Musti, c’è stata grazie ad una serie di accertamenti tecnici

e interrogatori che avrebbero consentito di chiarire il giallo. “Abbiamo battuto qualsiasi pista e alla fine quella giusta era la pista per eccellenza: il crimine passionale”. L’uomo abita in un casolare nell’Appennino modenese, molto lontano dalla campagna vignolese dove abita Tondi. In questo momento è in atto, insieme al fermato, la perquisizione della sua abitazione che è molto vasta ed isolata (cosa che ha complicato le indagini) e il luogo di lavoro.

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