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Draghi allunga il Qe di nove mesi. Ma inizierà a ridurre gli acquisti

Dic 8, 2016

FRANCOFORTE – Il programma straordinario di supporto all’economia varato dalla Bce andrà avanti oltre la sua scadenza del marzo 2017, per occupare tutto il prossimo anno. Ma a partire da aprile, il ritmo degli acquisti che l’Eurotower affida alle Banche centrali nazionali scenderà da 80 a 60 miliardi al mese. E il mercato si interroga se sia questo un primo passo verso la (lenta) normalizzazone della politica monetaria, seppure accompagnato da toni accomodanti per il futuro, con lo stesso governatore Mario Draghi a rassicurare in conferenza stampa che la “Bce sarà presente sui mercati per molto tempo”.

La Bce, in una riunione attesissima da tutti i mercati internazionali, ha deciso come da copione di lasciare i tassi invariati: il rifinanziamento principale è al minimo storico di quota zero e quello sui depositi delle banche a -0,4%. Ma, come poi dallo stesso Draghi, ha anche precisato come si comporterà circa il Quantitative easing, dando un segnale importante. Il Direttorio ha deciso di mantenere il programma di acquisto di titoli a 80 miliardi fino alla fine del prossimo marzo. Poi si procederà, da aprile a dicembre, al ritmo di 60 miliardi al mese. Gli analisti si aspettavano 6 mesi di acquisti aggiuntivi, quindi fino a settembre, ma la conferma del ritmo a 80 miliardi: opzione, ha spiegato Draghi, presa in considerazione, ma il consiglio ha preferito “a maggioranza” per la via poi seguita. Resta il dubbio interpretativo della scelta di Draghi, che aleggia sui mercati: è un segnale in direzione del “tapering”, la chiusura dei rubinetti? A conti fatti, però, questa nuova formulazione garantisce un apporto complessivo maggiore di denari al mercato (540 miliardi in tutto, contro i 480 previsti). A supporto dei mercati resta poi aperta la possibilità di estendere il programma ancora oltre la fine del 2017, finché il consiglio direttivo non sia soddisfatto sul raggiungimento degli obiettivi di inflazione (vicino al 2%, secondo il mandato). Ancora, la Bce non si è legata le mani e ha precisato che potrà tornare ad ampliare l’ammontare degli acquisti, qualora la situazione economica lo rendesse necessario.

Parlando alla stampa, Draghi ha precisato che di “tapering” non si è parlato nell’Eurotower, per poi precisare che la sua accezione corretta è un calare degli acquisti verso lo zero e che ciò non è stato affrontato nella riunione odierna. Sono stati invece modificati alcuni parametri del programma, con effetto dal prossimo gennaio. Due i cambiamenti: gli acquisti potranno riguardare titoli con un rendimento inferiore a quello dei tassi sui depositi (-0,4%) e titoli con una durata residua fino a 1 anno (precedentemente il limite era di almeno due anni). Le modifiche, attese dagli analisti, rispondono al problema della “scarsità” dei bond acquistabili, in particolare tedeschi, anche se recentemente i rendimenti sono risaliti alleviando questo problema.

Sull’andamento dell’Eurozona, Draghi ha specificato che l’economia “crescerà in modo moderato ma solido”. La Bce ha confermato quindi la crescita dell’Eurozona all’1,7% nel 2016 e rialzato le sue stime per il 2017 da 1,6% a 1,7%. A seguire, nel 2018 la crescita sarà dell’1,6% e per la prima volta la Bce prevede una crescita all’1,6% nel 2019. Quanto ai prezzi, la Bce vede un’inflazione nell’Eurozona dello 0,2% nel 2016, dell’1,3% nel 2017 e dell’1,5% nel 2018 e dell’1,7% nel 2019. Non potevano mancare le domande sullo stato di salute delle banche italiane, vista la riunione della Vigilanza europea che aveva sul tavolo la richiesta di Mps di avere più tempo per un difficile aumento di capitale, ma Draghi si è limitato a dire che “il governo saprà affrontare le vulnerabilità” del sistema. Draghi, rispondendo a una domanda di Repubblica, ha poi escluso che la Bce stia aiutando il bilancio italiano con la sua politica monetaria, come accusano alcuni in Germania: “No, ovviamente no. Non siamo di parte”.

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