“Guidavo io quell’auto ma non l’ho investito io. Non sono un tifoso del Napoli, ma mi piace l’Inter, mi sono anche tesserato nella tifoseria dell’Inter il 21 dicembre scorso”. Cosi si è difeso davanti al gip di Milano Guido Salvini, Fabio Manduca, l’ultrà napoletano arrestato venerdì scorso per omicidio volontario per aver investito Daniele Belardinelli negli scontri del 26 dicembre scorso prima di Inter-Napoli. Ha risposto per meno di un’ora alle domande, alla presenza anche del pm Rosaria Stagnaro, e con qualche dichiarazione spontanea. Ha negato di essere stato lui ad investire Belardinelli, spiegando la dinamica di quella sera all’inizio degli scontri in via Novara: “con la sua Renault Kadjar sono andato dietro alla volante della polizia”, che seguiva una parte della carovana degli ultrà del Napoli.
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Inizialmente Manduca, assistito da un legale d’ufficio perché i suoi legali di fiducia non si sono presentati, ha detto che non voleva rispondere e poi, invece, ha cercato di difendersi. Ha confermato che era alla guida della Kadjar, ma ha anche sostenuto di simpatizzare per l’Inter: “Sono anche andato a vedere Barcellona-Inter a Barcellona”, ha aggiunto. Degli altri quattro che erano in macchina con lui, “io conoscevo solo Giancarlo Franco (fratello di Vincenzo, uno dei leader della curva del Napoli, ndr), sono un suo amico – ha detto Manduca, con una dozzina di condanne alle spalle, anche per truffa e ricettazione – gli altri tre li ho conosciuti quella mattina”.
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Il 7 gennaio scorso, sentito come teste, Manduca aveva però raccontato di aver superato accelerando “due minivan” quella sera. Poi, interrogato da indagato, si era avvalso per due volte della facoltà di non rispondere. Manduca, stando all’ordinanza, avrebbe anche legami con clan della camorra, oltre che con i leader del gruppo ultrà del Napoli chiamato ‘Mastiffs’. “Qual omicidio, chill se vuttat iss annanz a machin, frà (quale omicidio, quello si è lanciato lui davanti alla macchina, fratello, ndr)”, diceva Manduca intercettato, il 6 aprile, ad un amico, una telefonata dalla quale, per il gip, “emerge con chiarezza che Manduca ha piena consapevolezza dell’investimento”.
L’intercettazione è una delle prove a carico dell’ultrà napoletano, assieme alle “ammaccature” della sua Renault Kadjar, al lavoro fatto dalla Digos nel ricostruire minuto per minuto la ‘guerriglia’ e l’investimento di Belardinelli, all’incrocio delle varie versioni nei verbali.