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Medici di famiglia: da eroi della prima ondata a facili bersagli nella seconda

Nov 22, 2020

ServizioServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùla pandemia

La polemica sul voto in presenza per il rinnovo delle cariche degli Ordini

di Rosalba Reggio

Assumere medici e personale sanitario per rilanciare il Ssn

La polemica sul voto in presenza per il rinnovo delle cariche degli Ordini

22 novembre 2020


2′ di lettura

Eroi della prima ondata di epidemia, i medici di famiglia si sono trasformati in facili bersagli nella seconda. Non piacciono a molti, infatti, le rigide richieste di lockdown nazionale, più volte ripetute da Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici. Una posizione ideologica? «Per nulla -, risponde Anelli -, noi guardiamo soltanto a quanto è già accaduto. Durante la prima ondata il lockdown è stato efficace a interrompere i contagi. Il nostro unico obiettivo è raffreddare la curva, perché sappiamo che il sistema sanitario nazionale non può sostenere una crescita ulteriore del contagio». Le polemiche verso la categoria sono diverse.

Le visite a domicilio

C’è chi imputa ad Anelli la responsabilità di essersi opposto all’ordinanza della Regione Lazio, che permetteva ai medici di famiglia di poter curare i pazienti Covid a domicilio. «Ho letto questa notizia su Il Foglio, ma la smentisco categoricamente. Non mi sono mai opposto ad alcuna ordinanza della Regione Lazio. In più, la notizia non esiste, perché i medici di famiglia non hanno alcun ostacolo ad andare a visitare i pazienti a domicilio. Esiste, al contrario, una normativa nazionale, che noi abbiamo condiviso, che prevede la visita domiciliare al paziente Covid, con un modello di gestione della domiciliarità definito dalle Usca, insomma una garanzia di maggior sicurezza per tutti».

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La mattanza dei medici

Il voto in presenza

A scatenare il dibattito, oggi, c’è la scelta dell’ordine provinciale di Roma di organizzare le elezioni in presenza. Una scelta in contraddizione con quanto chiesto a gran voce dalla Federazione? «Chi la contesta non conosce la norma e non fa buona informazione -, spiega Anelli -, perché i rinnovi degli ordini provinciali vanno fatti entro il 31 dicembre, pena la decadenza e il commissariamento. Per questo abbiamo chiesto al ministro Speranza una norma che rinvii le elezioni. Proposta condivisa con il Ministero, motivo per cui attendiamo a breve un provvedimento a riguardo».

Negli ultimi anni e nell’era del Covid a maggior ragione, sono molte le federazioni che si sono organizzate per via telematica. Perché non quella dei medici? «Nell’ultimo decreto Ristori bis – risponde Anelli -, all’articolo 25 è previsto che le federazioni elaborino un regolamento per il voto telematico entro 60 giorni, quindi entro i primi di gennaio. Regolamento che andrà poi applicato dagli Ordini. La legge 3 del 2018 prevedeva già che si potesse votare in maniera telematica, ma i progetti presentati dagli Ordini non erano stati accettati dai tecnici individuati dalla Federazione, perché giudicati inadeguati a garantire la segretezza e la libertà di voto. Per questo il decreto Ristori ha accentrato la responsabilità sulle Federazioni, per ottenere un risultato efficace e valido per tutti».

Quindi voterete in presenza? «Decideranno autonomamente gli Ordini provinciali, anche se stiamo lavorando per dare la possibilità a tutti di non farlo. Aspettiamo l’ordinanza del Ministero, ma nell’attesa siamo obbligati a rispettare la legge».

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