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Maurizia Iachino, la signora della governance prestata alle Ong

Ott 15, 2017

Le lezioni di Cesare Musatti le sono rimaste nel cuore. La passione per la psicologia e la psicoanalisi, ancora forte, è sullo sfondo di una scelta imprenditoriale che ha messo le persone al centro di tutto. Attorno a questo Maurizia Iachino Leto di Priolo ha costruito il suo percorso di lavoro e di vita. Dalla professione di manager al volontariato con Save the Children e Oxfam. Per vent’anni ha svolto il ruolo di head hunter, occupandosi di ricerca e selezione del personale. Dal 2007 ha lanciato la unit di Governance di una importante società di consulenza. Il suo ruolo è quello di Senior advisor e in coerenza con la sua formazione, guida la practice per progetti come la composizione di consigli di amministrazione e di advisory board, il processo di autovalutazione dei consigli, applicando le regole, e ce ne sono tantissime, che le società quotate in Borsa sono chiamate a rispettare. Significa lavorare con gli amministratori e gli investitori e esercitare una moral suasion.

“Le regole ci sono sempre state – chiarisce Iachino – ma mai osservate in maniera attenta. Succede anche in Europa oltreché in Italia. È un lavoro un po’ lento perché le persone devono abituarsi e rendersi conto di quanto sia importante. Ci sono margini per migliorare. Anche gli istituti di credito stanno andando in questa direzione perché Banca d’Italia preme affinché nei consigli entrino elementi competenti, e non come è quasi sempre accaduto nelle Popolari, soltanto persone che rappresentano il territorio anche senza alcuna capacità gestionale”.

Nata a Milano il 4 dicembre 1948, dopo il liceo classico e la laurea in Filosofia, Iachino si è specializzata in Psicologia per tre anni, presso la facoltà di Medicina. “Allora era a numero chiuso, c’erano 25 posti all’anno. È stata una buona esperienza per me, pensavo di dedicarmi alla professione di psicoterapeuta. Sono seguiti quattro anni di psicoanalisi didattica con Franco Fornari da cui ho imparato tanto”. Ma giunta alla fase dell’esame presso la Società di Psicoanalisi, che prevede tre colloqui, ha avuto un brusco ripensamento e ha deciso di mollare. “In quel momento – racconta Iachino – ho avuto una crisi di identità. Avevo 32 anni, mi sono vista proiettata verso una dimensione professionale che non soltanto non sentivo più mia, ma che addirittura mi intimoriva”.

Sposata a 21 anni, a 22 ha avuto il primo dei tre figli, è andata negli States per un anno con i primi due bimbi piccoli. Dal 1984 per un decennio si è occupata di selezione del personale creando anche una sua società, Athena consulenza. “Ne sono uscita che ero azionista e sono entrata in Spencer Stuart Italia come partner e senior director, nonché membro del comitato internazionale nomine: avevo competenza su un’area dedicata di media communication e farmaceutico. Facevo la cacciatrice di teste, sembrava una brutta espressione allora e continua a sembrare brutta. Invece è una bella professione, che crea relazioni con persone che accompagni nella vita lavorativa”.

Nel 2001 pianta le basi per guidare e sviluppare la corporate governance in Italia, partecipando allo start up di una piccola società di advising, ‘Governance consulting’. “L’intuizione è stata rifarsi all’esempio dei paesi anglosassoni, dove era molto attiva la ricerca dei consiglieri di amministrazione. Poiché in Italia non c’è una buona corporate governance, mi sono data l’obiettivo di individuare il personale adatto, formarlo e registrare il percorso di crescita delle società italiane. Un tema bello che tuttavia richiede abbondanti dosi di education. Inoltre per avere voce ed essere ascoltati servono spalle larghe, magari anche essere rappresentati in consessi come la Consob, Assogestione, Assonime”. Su questo filone, nel 2004, ha ideato e contribuito a fondare Nedcommunity, la prima associazione italiana di consiglieri indipendenti; fa parte del comitato scientifico della compagnia che oggi, con più di 200 associati, costituisce una voce importante per la diffusione dei principi del buon governo d’impresa.

Nel 2010 viene chiamata nel consiglio di reggenza della Banca d’Italia a Milano, “nomina di cui sono orgogliosa, perché si è scelti per reputazione, siamo 16, ed è un impegno interessante”. Ha viaggiato molto per lavoro, in missione nelle branch di Spencer e Stuart in Messico, Brasile, Australia, Ungheria con il compito di misurare la qualità del lavoro dei loro corrispondenti. È consigliere in Valore D. la prima associazione italiana di imprese che promuove la diversità, il talento e la leadership delle donne.

Questa è la storia della professione. Accanto c’è la famiglia di Maurizia Iachino. “Mio marito è un imprenditore, ha una piccola società in ambito medico, è stato un manager, siamo ancora felicemente insieme. I miei figli, due ragazzi e una ragazza, hanno trovato da soli la loro strada: uno sta facendo operazioni con investitori nell’ambito della sanità, un altro si sta cimentando nella consulenza strategica, la piccola lavora a L’Oréal. Non li ho raccomandati, si sono conquistati un loro spazio, io gli ho dato soltanto un sacco di consigli. I ragazzi con famiglie come la nostra hanno per forza la vita più facile, per tanti altri giovani invece non è così, e questo è fortemente ingiusto, ma è l’Italia e qui per loro l’ascensore sociale non c’è. Aiuto i giovani quando posso, cerco di aprire tutte le porte, se sono in gamba provo a metterli in contatto con quelli che possono fare qualcosa. Gli incroci preziosi tra le persone”.

Per la costola italiana di Save the children, di cui è stata presidente dal 2001 al 2008, ha partecipato a missioni in tutto il mondo. Era in Spencer Stuart quando venne contattata dalla casa madre londinese della Ong. “Mi chiesero una consulenza professionale per costituire il primo board di Save in Italia, avrei dovuto trovare le persone adatte per lanciare l’organizzazione nel nostro paese. Quando sono andata a trovarli per studiare con loro i profili giusti, mi sono sentita dire: vuoi venire a lavorare con noi? Non ci avevo pensato ma ho detto: che bello”.

Con Oxfam Italia, una delle più importanti Ong nel mondo, specializzata in aiuto umanitario e difesa dei diritti dei più deboli, l’avventura anche in questo caso nel ruolo di presidente è cominciata nel 2012. “Queste organizzazioni sono molto strutturate e chi entra impara da quelli che hanno cominciato prima la buona gestione, il controllo, la capacità di spendere quello che viene donato. Lavorare con loro è assai sfidante anche per i tempi veloci in cui occorre trovare le giuste soluzioni. Si conosco persone belle, con un forte spessore umano”.

In programma a breve c’è una spedizione in Libano e in Giordania per visitare i campi profughi istituiti da quei paesi, dove da sei anni vivono due milioni di persone, che hanno ricevuto tanti aiuti dalle organizzazioni umanitarie. “Oxfam porta acqua e infrastrutture idriche e lavora per integrare i rifugiati, per lo più siriani, con la popolazione locale. Ma il futuro di questi insediamenti è assai nebuloso. Ora ci andremo con un gruppo di donne ‘testimonial’come Diamante D’Alessio, direttrice di Io Donna, Maite Bulgari, nostra board member, l’imprenditrice Bianca Passera, Maria Cecilia Andretta, capo del gruppo l’Officiel a Parigi, che ci aiutano e aderiscono ai nostri intenti, e se si mettono insieme creano subito un circuito virtuoso e l’occasione perché si riesca a parlare di questi temi. Bisogna indirizzare i governi a prendere delle decisioni concrete e operative”.

Maurizia Iachino è consigliere dell’Aidaf, l’Associazione italiana delle imprese familiari e ha fondato “Fuori quota”: un gruppo di donne, sono 45, che siedono nei cda delle società quotate, con un consiglio che si riunisce tre volte l’anno. “Non importano le quote ma noi ci siamo, da una parte per essere da esempio e fare da tutor per le più giovani, dall’altra per far girare un po’ di informazioni”. La legge Golfo-Mosca sulle ‘quote rosà fra tre anni terminerà la sua applicazione. “Bisogna fare in modo da non perdere questo buon principio e soprattutto che non si torni indietro. Non ho creato un’impresa, ma dalle idee sono venuti i progetti. E si lavora perché le persone riescano a dare il meglio di se stesse. Bisogna essere anche un po’ felici no?”.

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