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Italia verso il voto, ma lo spread torna sotto controllo

Mag 9, 2018

MILANO – I mercati incassano la decisione americana di uscire dall’accordo sul nucleare con l’Iran, mentre in Italia ci si prepara alle nuove elezioni con gli investitori che mostrano qualche segnale di tensione, ma senza arrivare a evocare gli scossoni finanziari del recente passato.

I prezzi del petrolio si rafforzano dopo l’annuncio da parte di Donald Trump che gli Usa si ritirano dall’accordo sul nucleare con l’Iran. Il greggio di qualità Wti, riferimento per il mercato americano, torna sopra i 70,5 dollari al barile, mentre il Brent avanza fino a 76,7 dollari. La decisione Usa ripristina le sanzioni verso l’Iran e ora – commentano alcuni osservatori – il prezzo del petrolio potrebbe superare gli 80 dollari. La stretta di Washington potrebbe dare un colpo ai flussi del terzo maggior produttore del cartello Opec, sebbene i migliori clienti di Teheran si trovino a Est e non in occidente. Ma quel che preoccupa è l’ennesimo elemento di tensione sullo scacchiere geopolitico: “Questo ulteriore esempio di isolazionismo da parte degli Usa è un fattore che eroderà l’entusiasmo degli investitori stranieri rispetto al possesso di asset americani, nel tempo”, ha detto un analista a Bloomberg.

I listini azionari riflettono questa insicurezza e trattano nervosi. Milano segna un’apertura in recupero dello 0,3% dopo la perdita dell’1,6% della vigilia. Londra guadagna lo 0,35%, Francoforte è in frazionale rialzo e Parigi è sulla parità.

Questa mattina, la Borsa di Tokyo ha chiuso con il Nikkei in calo dello 0,44% mentre il Topix ha perso lo 0,39%. Incolore Wall Street, nel finale di ieri sera: gli indici hanno saputo recuperare nell’ultima ora di scambi dopo essere scivolati sui minimi intraday successivamente alla decisione annunciata del ritiro dall’accordo sul nucleare iraniano. A dare sostegno ai listini è stato soprattutto il settore finanziario (+0,7%) grazie alla corsa di Citigroup (+3,65%), di cui Valueact ha svelato una quota da 1,2 miliardi di dollari. Anche i titoli industriali e dell’aerospazio hanno guadagnato terreno. Arrivato a cedere oltre 150 punti, il Dow Jones ne ha aggiunti 2,89, lo 0,01%, a quota 24.360,21. L’S&P 500 ha perso lo 0,03% e il Nasdaq ha aggiunto lo 0,02%.

In Italia, come accennato, si misura l’incertezza politica con la crescita dello spread. Ma – sebbene ieri sia arrivato quache primo segnale di tensione sui mercati in vista del nuovo voto ravvicinato – per gli operatori non si va incontro ad alcun movimento scomposto, come quelli visti nell’estate del 2011 e ancora freschi nella memoria. Il differenziale di rendimento tra Btp e Bund, che ieri era cresciuto di una quindicina di punti base in un sol colpo, oggi riparte stabile in area 130 punti; il tasso del decennale tuttavia avanza leggermente all’1,864%. I decennali spagnoli rendono lo 0,5% in meno.

Il biglietto verde si rafforza dopo l’accordo sul nucleare con l’Iran: l’euro scende ai nuovi minimi dell’anno a 1,1830 dollari e sale a 129,50 yen. Dollaro/yen in rialzo a 109,65. Sempre sotto pressione le valute dei Paesi emergenti.

Dal fronte macroeconomico, in Francia la produzione industriale ha segnato a marzo un calo dello 0,4% rispetto al mese precedente, quando era salita dell’1,2%. Il dato delude le attese degli analisti che si aspettavano invece un aumento dello 0,4%. In Italia proseguono le audizioni sul Documento di economia e finanza, mentre l’Istat pubblica i dati sul commercio al dettaglio.

L’oro è in calo sui mercati asiatici a 1.308,49 dollari, cedendo lo 0,46%.

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