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Italia a rilento sulla questione ambientale. Crescono le emissioni di CO2 e non si investe sulle rinnovabili

Ott 22, 2019

ROMA – L’Analisi trimestrale dell’Enea sui tre parametri del “sistema energetico nazionale” – decarbonizzazione, sicurezza e costo dell’energia, che poi sono le tre dimensioni di una politica sul tema energetico-ambientale – dice che l’Italia sta facendo passi indietro. Nei primi sei mesi del 2019, e così si legano le ultime due “trimestrali”, la transizione energetica verso le rinnovabili non decolla e i prezzi dell’energia per le famiglie, nonostante una contrazione industriale, aumentano più che nel resto dell’Unione europea. Il cosiddetto indice Enea-Ispred – misura unificata, appunto, dei tre valori “decarbonizzazione-sicurezza-prezzi” – peggiora in un anno del 5 per cento.

Il monitoraggio della transizione energetica è un obbligo imposto dall’Unione europea dal 2017 e resta tutt’oggi un esercizio difficile, viste le difficoltà a produrre valutazioni accurate su un insieme di questioni interdipendenti con dati offerti in modo frammentario e disomogeneo. Il risultato complessivo della “semestrale energetica” dice, comunque, che il Paese procede in direzione ostinata e contraria a quella necessaria per far fronte alla crisi climatica. Stiamo aiutando l’innalzamento graduale delle temperature, ecco.


La metanizzazione della Sardegna

A due anni dalla Strategia energetica nazionale – che ipotizza la chiusura di tutte le centrali a carbone entro il 2025 e una diminuzione della spesa in energia pari a 9 miliardi di euro e a un anno dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, non esiste ancora una strategia comune per lo sviluppo delle fonti rinnovabili mentre resta forte lo sforzo industriale per promuovere il settore del gas (che resta un combustibile fossile, seppure con minori emissioni di anidride carbonica). Il progetto di metanizzazione della Sardegna ne è un esempio ed è aiutato, tra l’altro, dal crollo del prezzo del gas sui mercati internazionali: -60 per cento da agosto 2018 ad agosto 2019.


Dopo il forte calo del 2018 (-3 per cento rispetto al 2017), nella prima metà del 2019 sono tornati a crescere i consumi di gas naturale: +4 per cento. L’utilizzo del petrolio, in espansione nel 2018, nel primo semestre 2019 è nuovamente in calo: l’aumento dei consumi per il trasporto aereo (+5 per cento) è stato più che compensato dal trasporto stradale, in lieve riduzione ed elemento decisivo per la transizione del sistema energetico. Tuttavia, a causa dell’invecchiamento del parco automobilistico italiano, per la fine dell’anno si stima un peggioramento medio delle emissioni su strada.

Siamo in pieno rallentamento industriale, e i consumi energetici si sono abbassati (meno un per cento nei primi sei mesi), eppure le emissioni di CO2 sono in crescita. Questo segnala, spiega il ricercatore Francesco Gracceva che ha curato l’analisi, “la mancata innovazione del parco tecnologico e industriale”. Da una parte è consistente la diminuzione della produzione idroelettrica a causa della siccità, “dato destinato a diventare strutturale per i Paesi del Mediterraneo”, ma negli ultimi anni in Italia sono colpevolmente arretrati gli investimenti nelle rinnovabili. Si assiste, infatti, a una decrescita del 2,5 per cento nell’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili.


In dieci anni +23 per cento per l’elettricità domestica

Secondo elemento negativo, i valori medi dei prezzi dell’energia al dettaglio nella prima metà del 2019 si collocano tutti su valori maggiori di quelli di un anno prima, e nella gran parte dei casi gli aumenti sono più elevati di quelli registrati nell’Unione europea. Dalla fine del 2014 fino alla metà del 2018 i prezzi dell’elettricità per le imprese hanno sì registrato una serie di cali consecutivi che li hanno portati sui minimi decennali, ma il prezzo per il consumatore domestico è in aumento costante da un decennio (+23 per cento).

Il Wwf così commenta l’analisi Enea: “Al Paese manca una direzione sulla politica energetica. Il decreto che riprende il sistema delle aste offre un respiro di un paio di anni, ma manca un quadro complessivo per l’organizzazione di un mercato elettrico in grado di raggiungere gli obiettivi del Piano nazionale”.

Questi obiettivi, peraltro, sono stati già superati dall’evidenza scientifica e dall’Accordo di Parigi: la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyden, ha dichiarato necessario alzare l’impegno di riduzione delle emissioni al 55 per cento, ben oltre l’attuale obiettivo europeo del 40 per cento. Conclude il Wwf: “Oggi la decarbonizzazione è una misura della buona salute del sistema economico, non più solo un indicatore ambientale. Senza un deciso cambio di rotta l’Indice della transizione è destinato a peggiorare”.

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