Xiaomi ha annunciato ufficialmente l’entrata nel mercato italiano, con un proprio shop online e tutta l’infrastruttura di vendita e assistenza.
L’azienda cinese, nata da meno di un decennio e diventata in pochi anni il quarto player mondiale nel settore degli smartphone, continua il suo percorso di espansione e dal 24 maggio 2018 sarà presente anche in Italia.
In realtà gli smartphone e i vari accessori Xiaomi sono già in mano a molti italiani da anni, ma tutti i prodotti sono sempre arrivati tramite i canali d’importazione classici: dai venditori terzi su Amazon a vari shop non ufficiali. Gli smartphone così acquistati non godevano del supporto ufficiale dell’azienda, sopratutto quanto a localizzazione del software e disponibilità dei servizi e, nei casi peggiori, anche per il supporto delle frequenze corrette per la connettività, che potevano limitarne le potenzialità.
La grande community Xiaomi ha sempre reagito velocemente all’uscita dei nuovi prodotti e software, e quindi tutti i fan potevano accedere a un’ottima esperienza d’uso, ma tutto era sempre gestito tramite canali non ufficiali.
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Abbiamo incontrato i portavoce dell’azienda che ci hanno confidato la loro fiducia nell’offerta che proporranno agli utenti italiani: prodotti di fascia alta, a un prezzo concorrenziale. In realtà gli appassionati conosco già bene i dispositivi Xiaomi, e sarà interessante capire il posizionamento di prezzo rispetto ai canali d’importazione che hanno usato fino ad ora.
Ci hanno anche assicurato che il post-vendita, quindi assistenza e garanzia, saranno assicurati tramite l’azienda stessa o partner ufficiali. “La community di appassionati è la linfa vitale di Xiaomi”, ci hanno confidato i portavoce, e di conseguenza gli acquirenti verranno tutelati sotto ogni aspetto.
Anche se parte delle informazioni non sono ancora state confermate ufficialmente, i prodotti Xiaomi entreranno anche nei negozi fisici di alcuni partner selezionati e nelle offerte degli operatori di telefonia (siglato pochi giorni fa l’accordo con TRE). E non arriveranno solo gli smartphone, ma anche altri prodotti, molto probabilmente tutti gli accessori fitness e quelli di domotica.
Anche in questo caso non abbiamo informazioni confermate su quali tipologie di dispositvi l’azienda porterà in Italia, ma ci è parso chiaro l’obiettivo di entrare, via via, in tutti i settori merceologici. Volete una TV Xiaomi dal pannello enorme e dal prezzo competitivo? Non escludiamo che arriverà, anche se sicuramente non inizialmente.
Diamo quindi il benvenuto a Xiaomi. Qui potete trovare lo shop online.
Xiaomi, il successo di una storia recente
Bari, un sabato mattina qualsiasi. Nel traffico cittadino ecco spuntare un ragazzo in sella a una Xiaomi QiCycle, bicicletta elettrica con funzionalità smart. Uno dei tanti prodotti che certificano come l’azienda cinese sia ormai presente in buona parte degli ambiti dell’elettronica di consumo. Oggi bisogna importarla tramite i soliti store online, a cifre comprese tra i 700 e gli 800 euro. A breve potrebbe essere disponibile ufficialmente in Italia.
È sorprendente pensare all’evoluzione vissuta da Xiaomi in questi 8 anni. Si perchè l’azienda è nata solo nel 2010, dall’intuizione di una persona che ancora oggi ne rappresenta una delle figure chiave, ovvero Lei Jun. Spesso definito come “lo Steve Jobs asiatico”, soprattutto in relazione ad alcune analogie con il fondatore Apple, compare ormai stabilmente nella classifica dei miliardari a livello mondiale redatta annualmente da Forbes.
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Per comprendere il modus operandi di Xiaomi, che l’ha portata in breve tempo a diventare il quarto produttore globale di smartphone, occorre inevitabilmente soffermarci un attimo sulla figura di Lei Jun. Definito da alcuni un visionario, secondo i detrattori altro non è che un investitore seriale, che agisce essenzialmente a livello di speculazioni di natura finanziaria. In realtà, si tratta di una figura che si pone esattamente nel mezzo.
Qualche mese dopo aver ottenuto la laurea in Scienze Informatiche nel 1991, Lei Jun viene assunto dalla Kingsoft, compagnia cinese attiva in ambito software. In questa azienda la carriera del fondatore di Xiaomi è letteralmente verticale, tant’è che appena 7 anni dopo ne diventa il CEO. Nel frattempo ha anche fondato una società di ecommerce, Joyo.com, rivenduta ad Amazon per 75 milioni di dollari nel 2004.
Tre anni più tardi lascia Kingsoft per poi ritornarci nel 2008 investendo in due società web e diventando CEO di una di queste, la UCWeb. Nel 2010 arriva la nascita di Xiaomi. Quest’ultima è salita alla ribalta con il Mi 1, smartphone low-cost commercializzato nel 2011, ad un anno esatto dalla fondazione dell’azienda stessa. Il travolgente successo di questo dispositivo (si parla di 4 milioni di unità in Cina), ha innescato una vera e propria iperbole ascendente, che ha toccato il suo punto di massimo splendore nel 2015.
Ad appena 5 anni dalla fondazione (e 4 dall’effettivo ingresso sul mercato), Xiaomi ha chiuso l’anno solare 2015 con 80 milioni di smartphone venduti, issandosi al quarto posto nella classifica mondiale dei produttori di telefonia, alle spalle solo di Samsung, Apple e Huawei.
Questo è stato possibile grazie a due fattori fondamentali: un’enorme community, grazie alla sempre più apprezzata MIUI; una politica prezzi aggressiva, senza rinunciare a componentistiche hardware di primo livello per gli smartphone. Esiste però un terzo fattore estemporaneo, slegato da qualsiasi logica economica, e prende appunto il nome di Lei Jun.
Jun è riuscito a creare empatia tra il popolo cinese e Xiaomi, un aspetto che non viene preso in considerazione nelle analisi economiche, ma che spesso permette exploit imprevedibili. Il suo modo di vestire, le modalità con cui calca i palchi delle presentazioni dei dispositivi, il rapporto con i media. Tutti ambiti nei quali è possibile scorgere una linea di continuità con Steve Jobs.
L’iperbole ascendente, raggiunta quella che in gergo viene chiamata soglia “disruptive” (ovvero, semplificando, il livello massimo possibile in base agli investimenti effettuati ed alla situazione di mercato), si è arrestata. Xiaomi ha venduto, nell’anno solare 2016, 54 milioni di smartphone, esattamente 26 milioni di unità in meno rispetto al 2015, scendendo al quinto posto nella classifica mondiale dei produttori di telefonia.
È a questo punto che si è innescata la diversificazione del business, con Lei Jun che ha messo in atto la propria politca di investitore seriale. Xiaomi ha infatti iniziato ad investire in decine e decine di startup, che potessero consentirle di slegare il proprio destino solo ed esclusivamente dagli smartphone: Miija, Yeelight, Huami Amazfit, solo per citare quelle maggiormente conosciute.
Lei Jun ha saputo leggere alcuni segnali inequivocabili che, a fine 2015, preannunciavano un’inevitabile contrazione dell’intero mercato smartphone. Xiaomi ha dunque deciso di diversificare la propria offerta, commercializzando nel 2016 una serie infinita di dispositivi “connessi”, in grado di dialogare con gli smartphone, creando un vero e proprio ecosistema.
Dai box-tv multimediali alle vere e proprie smart TV, passando per biciclette, deumidificatori, router, prodotti per la domotica, ombrelli, valigie, persino un dispositivo per cuocere il riso controllabile tramite smartphone, senza dimenticare l’ingresso nel settore PC con il Mi Notebook Air.
A fronte di un calo di vendite di smartphone, Xiaomi ha visto raddoppiare gli utili provenienti dai dispositivi smart, che hanno toccato quota 1,5 miliardi di dollari nel 2016. Il tutto senza perdere di vista uno dei fattori che rappresenta da sempre il timbro dell’azienda, ovvero il rapporto qualità/prezzo dei prodotti. Una sorta di democratizzazione della tecnologia.
Il 2017 ha rappresentato per Xiaomi un anno chiave. Da una parte le vendite di smartphone hanno riconominciato a crescere, superando le 72 milioni di unità. Dall’altra parte l’azienda ha deciso di fare il grande salto al di fuori del mercato asiatico, arrivando in Europa con il best-seller Mi A1 (dispositivo basato su piattaforma Android One) e sbarcando ufficialmente in Spagna.
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Nel primo trimestre del 2018 Xiaomi è arrivata anche in Italia, ha riconquistato il quarto posto nella classifica mondiale dei produttori di telefonia (scalzando la connazionale Oppo), si è posta l’obiettivo di superare i 100 milioni di smartphone spediti nel corso dell’anno solare, si è detta pronta ad investire 1 miliardo di dollari in 100 startup nella sola India, si prepara a quotarsi in borsa con una IPO di 10 miliardi di dollari e un valore aziendale di 100 miliardi di dollari.
Capite bene come l’arrivo in Europa di una società del genere non possa essere bollato come il semplice sbarco della solita azienda cinese. Siamo davanti a una realtà in grado di modificare gli equilibri del mercato smartphone, soprattutto in alcuni segmenti divenuti chiave negli ultimi anni.
L’importanza strategica della gamma Redmi
Veniamo infine alla questione che, almeno inizialmente, interesserà maggiormente i potenziali acquirenti di Xiaomi. Quali saranno gli smartphone che l’azienda cinese commercializzerà in via ufficiale in Italia? Beh, sostanzialmente la società guidata da Lei Jun ha un catalogo suddiviso in due grandi famiglie di dispositivi, ovvero i Redmi e Mi.
Gli smartphone Redmi sono quelli pensati per la fascia medio-bassa e per quella bassa, almeno da un punto di vista del prezzo di listino. Sul portale ufficiale di Xiaomi Italia sono comparsi 8 modelli di questa gamma: Redmi Note 4, Redmi 4A, Redmi 4X, Redmi Note 5A Prime, Redmi 5 Plus, Redmi 5, Redmi 5A, Redmi Note 5A.
Sono essenzialmente i dispositivi della serie Redmi già comparsi nelle catene di elettronica italiane e sul catalogo Amazon. Pensiamo a un prodotto come il Redmi 5 Plus, protagonista del nuovo volantino Mediaworld a 199 euro: SoC Snapdragon 625, 4 GB di RAM, 64 GB di storage (espandibile tramite micro-SD), display da 5,99 pollici Full-HD+ (rapporto di forma in 18:9, design con cornici ridotte), batteria da 4.000 mAh, Android Nougat, scocca in metallo.
Difficile trovare nelle catene di elettronica (lo trovate a questo link anche su Amazon, a un prezzo leggermente inferiore) uno smartphone superiore al Redmi 5 Plus su questa fascia di prezzo. È senza dubbio questa la gamma di dispositivi con i quali Xiaomi si farà strada nel mercato europeo, attaccando direttamente la gamma J di Samsung e i vari prodotti di fascia media-bassa e bassa targati Huawei.
La serie Mi invece è stata pensata per la fascia medio-alta e quella alta. Sul portale italiano sono attualmente presenti il Mi A1 (prezzo iniziale di listino 279 euro), il Mi Max 2 e il Mi Mix 2. Quest’ultimo è arrivato ufficialmente nei negozi Wind e TRE, con la possibilità di poter essere acquistato anche in abbonamento. Un qualcosa di inimmaginabile fino a pochi mesi fa.
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Questa gamma rappresenterà una sorta di ventrina per Xiaomi. Essere presenti nei negozi degli operatori telefonici, peraltro con smartphone estremamente d’impatto da un punto di vista estetico (come lo sono i Mi Mix), servirà all’azienda cinese per farsi conoscere dal grande pubblico.
Il resto lo farà la community, come più volte confermato dall’azienda. Non ci sono dubbi sul fatto che, in futuro, Xiaomi espanderà ulteriormente il catalogo smartphone in Italia, senza dimenticare i vari dispositivi intelligenti che saranno commercializzati nel nostro Paese. I concorrenti sono avvisati, l’offensiva di Lei Jun abbraccerà tutti i settori dell’elettronica di consumo.
Xiaomi Mi A1 è uno smartphone caratterizzato da un ottimo rapporto qualità/prezzo. Integra 4 GB di RAM e una dual-camera posteriore, e può essere acquistato attraverso Amazon a meno di 200 euro.