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X Factor, Anastasio il rapper buonista trionfa in una finale targata Napoli

Dic 14, 2018

L’opinione pubblica un mostro mitologico che si nutre di luoghi comuni. E allora i milanesi sono tutti stilisti ed esperti di finanza, a Torino si avvitano bulloni, il romano politicheggia e il napoletano se non canta muore. La finale della 12esima edizione italiana di XFactor ci consegna un pezzo di questa visione semplificata del mondo: il televoto fa vincere Anastasio, rapper ragazzino, napoletano di Meta di Sorrento, davanti a Naomi, ex cantante lirica convertitasi al neo soul, napoletana napoletana. Terza Luna, piccola cagliaritana aspirante Baby K, quarti i Bowland, la via iraniana al trip hop che passa per Firenze.

Canta Napoli

E qui occorre una prima riflessione: il format di Fremanlte e Sky maturo, l’effetto traino del caso Asia Argento si esaurito piuttosto rapidamente, tutti si erano un po’ affezionati al tormentone Cherofobia di Martina, la paura di essere felici detta con parole difficili, ma Martina implosa a un passo dalla finale. Forsa per paura di vincere detta con parole facili. Emergenza: chi incoroniamo re di questo ballo che rischiava di diventare noioso? Di fronte al rischio emergenza, niente di meglio del popolo per cui lo stato emergenziale rappresenta l’ordinariet: conta napoli. Anzi: canta Napoli, con Anastasio e Naomi. Quant’ vero che a Napoli il ruolo di capitale della canzone le fu cucito addosso in maniera pi o meno artificiosa all’indomani dell’unit d’Italia, quando perse il ruolo di capitale capitale.

Anastasio, ovvero: il reboot di Rocco Hunt

E allora eccovi Anastasio, primo rapper a salire sul gradino pi alto del podio dell’edizione italiana del talent show, faccia pulita da ragazzo educato, sorrentina prima che napoletana. Sembra quasi la risposta clean cut alla rabbia disordinata dei ragazzacci trap. Canta La fine del mondo, nel senso del titolo dell’inedito con cui si afferma, occhieggia a Napoli (Non ho mai visto il Napoli di Maradona), mostra fiero il tatuaggio di D10s (qualcuno diche temporaneo), gli dedica la vittoria come fosse Paolo Sorrentino alla cerimonia degli Oscar e tutti gridano al grande poeta della contemporaneit. Anche quando infila ingenuit adolescenziali ne La porta dello spavento, capolavoro ermetico di Battiato e Sgalambro. Per carit: ci sta simpatico e il pamphlet calcistico a forma di hip hop Come Maurizio Sarri un anno fa mostrava ben altri presupposti. Ma il buonismo che abbiamo visto trionfare sul palco del Forum di Assago sembra un reboot di Rocco Hunt. E dire che una volta a Napoli il rap era quello dei 99 Posse.

Ha vinto la prevedibilit

Naomi, se parliamo di doti canore, non aveva rivali. Che cantasse o che rappasse. Ha pagato un inedito cos cos (la crepuscolare Like the Rain) e un physique du rle meno spendibile sul mercato musicale dell’Italia contemporanea. La gerarchia che vedeva Luna terza (fin troppo sgamato l’inedito Los Angeles) e i Bowland quarti (qualche azzardo intrigante sull’ipnotica Don’t stop me) era fin troppo prevedibile. Cos com’ apparsa prevedibile l’intera edizione, tolta l’uscita a sorpresa di Martina che, in una certa fase, sembrava predestinata alla vittoria. Tutto scritto nelle stelle, o quasi. Era come se fosse scritto nelle stelle che Leo Gassmann doveva arrivare almeno alla semifinale, era come se fosse scritto nelle stelle che Sherol, altra voce dignitosissima, dovesse cedere il passo prima della semifinale, stesso dicasi per le precedenti eliminazioni tutte, una dopo l’altra, indovinabili.

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