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Wind day a Taranto, sulla città una nube di polveri dall’Ilva: l’effetto è impressionante

Ott 23, 2017

TARANTO – L’Arpa, l’Agenzia regionale protezione ambiente, aveva lanciato l’allarme per il ‘Wind day’, ovvero una giornata di vento forte proveniente da Nord che alza le polveri e fumi dell’acciaieria Ilva sul rione Tamburi e il resto di Taranto. Le prescrizioni erano quelle di rimanere in casa, chiudere le finestre e limitare le attività fisiche all’aperto, perché i rischi per la salute aumentano vertiginosamente. Ma l’effetto delle raffiche ha sorpreso sia operai del siderurgico sia i cittadini. E in tanti hanno fotografato e postato sui social la coltre di emissioni e minerali in cielo, diventata una nebbia rossastra lungo le strade del rione confinante con la fabbrica.

Uno strato visibile a chilometri di distanza, che ha avvolto ciminiere, case e scuole in un manto spettrale. “Restiamo in attesa di una reale presa di posizione del governo su quello che succede a Taranto – attacca Fabio Millarte, presidente del Wwf – e siamo stanchi di sentirci dire che tutto va bene. Nello stesso giorno abbiamo avuto un grave incendio al treno nastri e un ‘Wind day’ fra i più imponenti mai visti. Speriamo che la mediazione del sindaco possa aprire gli occhi al governo e ai suoi mediocri esponenti”. “La nostra posizione in merito è sempre la stessa – spiega Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto – perché restano da attuare misure urgenti come la riduzione drastica delle produzioni. A ciò si aggiunge l’improcrastinabile copertura dei parchi minerali”.

“Le immagini che sono giunte dal rione Tamburi sembrano surreali – racconta Giovanni Lipolis, operaio Ilva e segretario del circolo Peppino Impastato di Rifondazione comunista – ma purtroppo rappresentano la realtà. Dal 2012 si sono persi inutilmente cinque anni cercando soluzioni alternative alla copertura dei parchi minerali che non soltanto si sono mostrate inutili ma che, come i fog cannon, hanno solo

aumentato l’inquinamento acustico. È necessario accelerare la copertura dei parchi minerali, perché i tempi richiesti dalla proprietà Mittal sono troppo lunghi. Nella proposta d’acquisto di Arvedi la misura era prevista già per il 2018, ma per il governo il prezzo di acquisto dell’Ilva era più importante della salute dei cittadini”. E l’Arpa rilancia: martedì 24 e mercoledì 25 ottobre saranno altre due giornate a rischio.

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