Il cofondatore e CEO di WhatsApp, Jan Koum, lascerà l’azienda per presunti dissapori (o se preferite, differenze di vedute) con la casa madre Facebook sulla privacy dei dati e il modello di business dell’applicazione. A dare la notizia per primo il Washington Post, poi confermata – salvo che nelle motivazioni, ovviamente – dallo stesso interessato sul suo profilo Facebook.
Koum, insieme a Brian Acton, cedette alle lusinghe di Facebook nel 2014, accettando l’offerta di acquisizione per la cifra complessiva di 19 miliardi di dollari, tre dei quali in azioni Facebook destinate proprio a Koum e Acton – quest’ultimo ha abbandonato l’azienda lo scorso settembre.
Il boss di Facebook Mark Zuckerberg ha commentato il post di Koum con queste parole.
Jan: mi mancherà lavorare a stretto contatto con te. Sono grato per tutto ciò che hai fatto per aiutare a connettere il mondo, e per tutto quello che mi hai insegnato, inclusa la crittografia e la sua capacità di prendere il potere dai sistemi centralizzati e rimetterlo nelle mani delle persone. Questi valori saranno sempre al centro di WhatsApp.
Sia Koum che Acton sono devoti sostenitori della privacy dei dati degli utenti, ed entrambi si sono impegnati a preservare quella degli utenti WhatsApp quando hanno annunciato la vendita a Facebook quattro anni fa. WhatsApp ha guadagnato la crittografica end-to-end nell’aprile di due anni fa e ha resistito alle richieste delle agenzie governative d’inserire backdoor nell’app per agevolare indagini o prevenire il terrorismo.
Forse però la rottura tra Koum e Facebook è iniziata a maturare lo scorso anno, quando Facebook ha cambiato i termini di servizio di WhatsApp per ottenere un più ampio accesso ai numeri di telefono degli utenti dell’app di messaggistica. Facebook ha anche spinto per avere profili unificati tra i suoi prodotti in modo da ottenere più dati e poter distribuire pubblicità ancora più mirate, oltre a un sistema di consigli per suggerire nuovi amici su Facebook in base ai contatti di WhatsApp.
Anche il modello di business dell’app potrebbe aver creato attriti. Dopo l’eliminazione della quota annuale per usufruire del servizio, Facebook ha puntato sulla pubblicità e altri metodi d’introito, come permettere alle aziende di chattare con i clienti. Quest’ultima mossa, secondo il Washington Post, era però piuttosto dibattuta in azienda, in quanto Facebook voleva fiaccare la crittografica di WhatsApp per permettere alle aziende di leggere i messaggi degli utenti.
Da non dimenticare che l’uscita di scena dell’altro cofondatore di WhatsApp, Acton, è stata seguita da alcune mosse dello stesso Acton che fanno pensare: a marzo ha investito 50 milioni di dollari nell’app di messaggistica Signal, che fa della sicurezza delle conversazioni il suo cavallo di battaglia, inoltre ha twittato “It’s time” accompagnato dall’hashtag #DeleteFacebook nei giorni successivi all’emergere dello scandalo Cambridge Analytica.