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Welfare e diseguaglianze: il governo sbaglia, la Manovra protegge troppo gli anziani

Ott 30, 2016

ROMA – Le diseguaglianze di reddito in Europa dipendono molto di più dalle differenze di censo che dal progresso tecnologico, secondo un nuovo studio pubblicato dal think tank Bruegel. Il lavoro, intitolato “An anatomy of inclusive growth in Europe”, trova anche che la crisi non ha prodotto nell’Ue un aumento delle disparità paragonabile a quello di altri continenti, ma l’Unione appare spaccata in due: l’Italia, la Spagna e il Regno Unito mostrano infatti tassi di diseguaglianza ben più alti di Paesi nordici e Germania.

Per Zsolt Darvas e Guntram Wolff, autori del lavoro, sta ai governi nazionali fare di più per ridurre queste differenze. In particolare, la soluzione è ribilanciare quei sistemi di welfare eccessivamente squilibrati a favore dei più anziani, in modo da creare reali opportunità per i giovani più disagiati.

Gli studiosi di Bruegel trovano che le diseguaglianze di reddito nell’Ue sono scese marcatamente tra il 1995 e il 2008, prima di restare sostanzialmente invariate durante la Grande Recessione. Questo trend contrasta con gli Stati Uniti, dove le disparità sono aumentate in maniera continuativa a partire dagli anni ’70.

Welfare e diseguaglianze: il governo sbaglia, la Manovra protegge troppo gli anziani

Fonte: Bruegel. Base dati: Usa: the Standardised World Income Inequality Database (SWIID) dal Solt (2016); Ue28: Darvas (2016b), dal Solt (2016). Nota: Un indice Gini a zeo rappreenta la perfetta eguaglianza (distribuzione totale del reddito tra la popolazione), un indice Gini a 100 indica perfetta diseguaglianza (tutti i redditi in mano a una persona)

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A differenza degli Usa, l’Ue ha beneficiato infatti del suo sistema di trasferimenti sociali, che è risultato decisivo nell’invertire un trend di crescente diseguaglianza nel mercato del lavoro. Tra i Paesi dell’Unione Europea, Italia, Spagna e Regno Unito risultano avere differenze di reddito molto più marcati di Francia e Germania. Anche questi Paesi, però, hanno livelli di disparità ben più bassi rispetto a Brasile, Cina e Usa.

Darvas e Wolff mostrano come le diseguaglianze all’interno dell’Ue non dipendano tanto dal progresso tecnologico, quanto dalle protezioni godute da certi settori: la maggioranza di chi guadagna molto lavora infatti in settori come la finanza o le professioni legali, che sono stati toccati solo marginalmente dalla robotizzazione.

Un fattore più rilevante sembra essere la differenza nei livelli di istruzione tra i giovani. I ricercatori di Bruegel mostrano come la cosiddetta “curva del Grande Gatsby” si applichi anche nell’Ue: nei Paesi con diseguaglianze più forti, la ricchezza dei genitori ha un ruolo più importante nel determinare il livello d’istruzione dei figli.

Per lo studio, la soluzione per ridurre le diseguaglianze sta nei sistemi di welfare nazionali, che andrebbero modificati per favorire la mobilità sociale. Il problema non è tanto il livello della spesa ma la sua qualità: Grecia e Svezia utilizzano infatti una proporzione analoga del loro prodotto interno lordo in spesa sociale, ma l’effetto in termini di riduzione delle diseguaglianze è molto più marcato nel Paese scandinavo che non in quello ellenico.

Un tema importante è come la spesa sociale venga distribuita fra le varie generazioni: gli Stati dell’Ue hanno generalmente risposto alla crisi tagliando gli investimenti e i sussidi a famiglie e infanzia, mentre i pensionati sono stati generalmente protetti dai tagli.

Da questo punto di vista, la legge di Bilancio italiana, sembra dunque andare nella direzione sbagliata: l’anticipo pensionistico e l’allargamento della platea che di pensionati che riceve la quattordicesima distorceranno ancora di più la spesa di welfare a favore dei più anziani. La lezione dello studio di Bruegel è che queste misure potrebbero peggiorare la diseguaglianza di reddito, oltre che quella tra generazioni.

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