Volvo e station wagon, un binomio storico. Chi non ha in mente l’immagine di una V70 stracarica per una gita in montagna? La ruota sta girando. Sempre più clienti vogliono una posizione di guida alta, auto pratiche come una familiare e, al contempo, con un look più imponente. La Casa svedese ha captato il segnale e si sta muovendo di conseguenza.
Non una berlina come le altre
Il primo indicatore della svolta è la Volvo ES90. A prima vista sembra una berlina, ma con una differenza sostanziale: ha più altezza da terra rispetto ai modelli tradizionali. Il risultato? Migliore visibilità, posizione rialzata e un accesso più comodo all’abitacolo. Jim Rowan, CEO di Volvo, lo ha detto chiaramente: “Abbiamo alzato l’altezza da terra, anziché abbassarla. In un’auto elettrica lo spazio si gestisce diversamente: senza motore, si può spingere l’abitacolo in avanti e ottenere più bagagliaio”. L’idea è chiara: prendere il meglio delle station wagon (SW), aggiungere i vantaggi di un crossover e offrire un’alternativa per chi cerca spazio, ma senza il peso di un SUV ingombrante.
Meno modelli, più varianti
Volvo ha tracciato la rotta: ridurre i modelli, aumentare le varianti. Questo potrebbe segnare la fine delle vere station wagon, come la V60 o la V90. Al loro posto crossover e berline rialzate. Il marchio scandinavo segue una strategia chiamata “8×8”: otto new entry in otto anni. Oppure “7×7”, con un menù ancora più ristretto. Perché le SW vendono meno. Mantenere in vita un’opzione con scarso appeal commerciale non è più sostenibile.
Creare e sostenere un’ampia gamma è oneroso. Progettazione, test, marketing: un impegno enorme. Volvo ha trovato una soluzione più efficiente. Invece di lanciare modelli nuovi, punterà su più versioni dei suoi pilastri. Rowan lo spiega senza giri di parole: “È costoso portare sul mercato tanti modelli diversi. È più conveniente aumentare il volume con la stessa piattaforma e lo stesso design di base”. Un esempio? La XC60. Volvo potrebbe declinarla in edizioni speciali, varianti Cross Country e pacchetti esclusivi. Così si amplia l’offerta, senza il peso economico di progettare una station wagon da zero.
Dazi e produzione: Volvo si adatta
Le tasse doganali complicano tutto. Con l’inasprimento dei dazi sulle auto importate dalla Cina, Volvo ha deciso di spostare la produzione della EX30 in Belgio, evitando rincari in Europa. La ES90, costruita a Chengdu, rischia invece un forte aumento di prezzo negli Stati Uniti: fino al 112,5% in più. Per aggirare l’ostacolo, Volvo potrebbe produrla direttamente negli USA, sfruttando lo stabilimento di Charleston. Se le tariffe di Trump diventeranno definitive, questa mossa sarà inevitabile.
Il sentiero è tracciato. Volvo ha smesso di essere solo il marchio delle station wagon. L’obiettivo è restare competitivi, adattandosi ai gusti del mercato e ottimizzando i costi. Le prossime uscite avranno assetti rialzati e piattaforme condivise tra più modelli. Non saranno SUV nel senso classico, né SW tradizionali. Saranno un mix innovativo che potrebbe ridefinire il concetto di mezzo familiare. Sarà una scelta vincente? Il pubblico avrà l’ultima parola. Ma una cosa è certa: lo stile non sarà più lo stesso.