L’anno in cui la T-Roc festeggia il traguardo più rilevante – il SUV più venduto d’Europa – è anche quello in cui Volkswagen decide di stravolgerla. Macinate due milioni di unità prodotte con la prima generazione, mantenendo solida l’identità di un modello vincente nella categoria, adesso tocca al secondo capitolo prendere il posto in vetrina: se confermerà le premesse, reciterà anche lei una stagione da protagonista nel mercato.
I prezzi del rinnovato SUV compatto
Sebbene sia partita in sordina, quasi da pre-lancio tecnico, la prevendita aiuta a capire la strategia adottata. I prezzi di listino salgono dai 33.900 euro necessari per la Life ai 37.500 per la Style, e arrivano ai 41.350 euro per la R-Line, l’unica del gruppo a ospitare il mild hybrid da 150 CV. La piattaforma MQB evo determina un cambio di registro, e gli interni spingono la T-Roc fuori dalla comfort zone, tra materiali e soluzioni di bordo.
Eppure, qualcosa di invariato interessa il design: la “mazza da hockey” dal montante A al C e la spalla pronunciata, un tratto distintivo del modello in mezzo a un mare di prodotti fatti con lo stampino. Attraverso un lavoro di ricalibratura, la Casa tedesca l’ha avvicinata al linguaggio delle ultime Tiguan e Tayron, con un netto miglioramento sul fronte aerodinamico: il coefficiente scende a 0,29, un buon 10% in meno rispetto alla prima serie.
A livello di motori, la T-Roc My26 punta esclusivamente su unità ibride. Disponibile nelle solite potenze da 116 e 150 CV, il 1.5 eTSI entra in coppia prima e senza quel piccolo vuoto in partenza, aiutato dalla componente elettrica per una ripresa più naturale. Nel 2026 toccherà ai due sistemi nuovi, il 2.0 eTSI e il full hybrid da 1.5, coprire una fascia di utilizzo precedentemente scoperta. Il due litri nasce già legato alla trazione integrale, ha un carattere più deciso e spinge la vettura in un modo che la lontana parente mild hybrid non poteva garantire, mentre il full hybrid brilla nell’efficienza dei consumi e nella reattività.
Come cambiano gli interni e la tecnologia
La dotazione ADAS alza a propria volta l’asticella del segmento. Oltre a tenere la corsia e a regolare la distanza, il Travel Assist di ultima generazione è in grado di anticipare i limiti e a gestire i cambi di velocità, così da anticipare il pericolo e aiutare il conducente in modo tempestivo. All’occorrenza interviene pure l’Emergency Assist, fino a fermare il veicolo se la persona al volante non reagisce, e l’Exit Assist scongiura la situazione tipica del traffico urbano: la portiera aperta mentre arriva un ciclista da dietro. Per quanto diano poco nell’occhio, le tecnologie applicate evitano sul nascere tanti problemi, di piccola o grande entità.
A evolvere dentro è, innanzitutto, l’approccio dell’auto al quotidiano. Finalmente i comandi hanno un’immediatezza maggiore in confronto al passato e le superfici sono morbide al tatto. Il nuovo rotore per le funzioni di guida riduce i passaggi inutili e i display, più ampi e rettangolari, tengono alla larga le informazioni superflue. D’ora in poi non te ne accorgi neanche di molte operazioni, grazie al riconoscimento vocale aggiornato e all’integrazione di ChatGPT: chiedi e il sistema interpreta itinerario, configurazioni interne e notizie in tempo reale. Per mantenere lo sguardo sempre fisso sulla strada è anche presente l’head-up display sul parabrezza.
Come ci si aspetta da un SUV compatto, la posizione di guida rimane alta, ma il margine per regolazioni e movimenti aumenta. Nella zona posteriore le persone di alta statura (sopra il metro e ottantacinque) trovano posto per le gambe, consapevoli di non arrecare disagio al conducente, e la maggiore lunghezza interessa pure il bagagliaio, maggiormente sfruttabile nei viaggi lunghi. Sulla stessa logica il produttore ha definito i sedili, che nelle versioni di categoria superiore implementano supporti lombari pneumatici, funzioni massaggianti e rivestimenti di pregio.
Allestimenti e optional
Sul fronte degli allestimenti, la base smette di essere un compromesso, perché materiali e comandi trasmettono subito un’impressione di solidità. Salendo di livello le configurazioni prendono spunto dai modelli di alta gamma VW, con superfici morbide nella parte alta della plancia, interni rivisti e una disposizione armoniosa dei comandi. Senza voler togliere nulla al resto a spiccare davvero è il rotore multifunzione, inserito vicino al conducente per controllare le regolazioni principali e scongiurare le distrazioni.
Inoltre, quando non serve l’intera sequenza di informazioni, la plancia digitale, ora rettangolare, permette pure una visualizzazione “ridotta”. Piuttosto che insistere sull’effetto scenico, il costruttore ha preferito puntare sulla praticità e su una coerenza complessiva in precedenza meno riscontrata sulla T-Roc.
Che VW si sia adoperata per offrire margine di personalizzazione lo si deduce poi dagli optional. I fari Matrix IQ.LIGHT rientrano tra gli elementi in grado di cambiare l’esperienza al volante durante le ore notturne, nel momento in cui la visibilità della strada può lasciare a desiderare, mentre il sistema audio Harman Kardon porta un livello di pulizia sonora che fino a poco tempo fa sembrava quasi fuori luogo su un SUV compatto, .
Sul parabrezza, come già anticipato, l’head-up display proietta le informazioni chiave senza appoggiarsi a pannelli aggiuntivi e la vettura sa affrontare sia i viaggi lunghi sia i sentieri più dissestati attraverso la regolazione adattiva dell’assetto. Un modello studiato per fare da ponte tra la città e le trasferte non può esimersi da un bel pieno di contenuti: tetto panoramico, sedili regolabili elettricamente, pacchetto Black Style e un gancio traino omologato anche per le e-bike più pesanti completano il quadro lo gridano fortemente.
Volkswagen ha voluto mettere in primo piano la composizione dei materiali: la T-Roc è il modello della gamma con la percentuale maggiore di componenti riciclati. Oltre 130, tra esterni e interni, nascono interamente o in parte da materiali recuperati, dai rivestimenti del bagagliaio ai pannelli sotto scocca, passando per il padiglione, le porte e la moquette. Nei tessuti interni la quota di PET riciclato arriva a livelli che una generazione fa sarebbero sembrati impossibili, e perfino le vernici sostitutive del cromo rientrano in questa logica. In totale il peso delle parti riciclate sfiora i 40 kg, circa il 16% della plastica presente sulla vettura. Non è propaganda: sostenibilità e qualità possono convivere a tutto vantaggio del cliente.