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“Vogliono ricostruire il partito fascista”, chiesto il processo per 52 naziskin di Varese

Mar 6, 2019

Cinquantadue richieste di rinvio a giudizio per tentata ricostituzione del partito fascista. Sette anni dopo la loro nascita – era il 2012 – i neonazisti della Comunità militante dei dodici raggi di Varese potrebbero andare presto alla sbarra. Finiti nel mirino della Procura di Busto Arsizio, che a dicembre 2017 ha disposto il sequestro della sede di Caidate, nei confronti dei militanti di estrema destra è arrivato l’avviso di conclusione delle indagini con le richieste di rinvio a giudizio.

Il sostituto procuratore bustocco Massimo De Filippo, che ha ereditato il fascicolo da Cristina Ria, ha diviso gli imputati in due filoni di indagine con la stessa ipotesi di reato: uno con 12 e l’altro con 40 indagati. Per tutti è confermato l’impianto accusatorio: aver tentato di ricostituire il partito fascista. Un’ipotesi che, di fatto, viene supportata dalle dichiarazioni del capo dei Do.ra., Alessandro Limido (figlio dell’ex calciatore della Juventus, Bruno Limido). Il quale, anche in interviste pubblicate su testate locali, confermando le idee nazionalsocialiste del gruppo, non ha negato la volontà da parte dei Dodici raggi di voler ricostituire il partito fascista: “magari!”, ha più volte ribadito Limido, “il problema è che non abbiamo i numeri per farlo”.

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Dichiarazioni delle quali, a processo, si terrà certamente conto. Per Limido e per i suoi più stretti collaboratori, oltre al reato di tentata ricostruzione del Partito Fascista c’è anche l’accusa di propaganda fascista, reato introdotto nel 2017. Gli imputati potranno ora depositare memorie e chiedere di essere ascoltati dal sostituto procuratore titolare del fascicolo.

L’INCHIESTA Viaggio dentro la comunità che nega l’Olocausto

Era dicembre 2017 quando la digos di Varese e gli agenti dell’Antiterrosimo di Roma, coordinati dalla Procura di Busto, hanno sequestrato armi, svastiche e materiali di propaganda neonazista nella sede dei Do.Ra. a Caidate. Un blitz arrivato dopo anni di inchieste e servizi di denuncia da parte di “Repubblica”. La scorsa estate i neonazisti varesotti – collegati al gruppo ultrà Blood and Honour del Varese di cui faceva parte l’ultrà Daniele Belardinelli morto il 26 dicembre a Milano nei pressi dello stadio di San Siro – per protestare contro quello che hanno definito un “accanimento giudiziario” nei loro confronti, avevano dato vita a un presidio sotto la procura di Busto Arsizio.

Non contenti, erano riusciti a ottenere dal sindaco leghista di Gazzada Schianno, Cristina Bertuletti, la sala consigliare del Comune per un convegno sulle “violenze partigiane”. Proprio contro i partigiani e l’Anpi se la sono presa in questi anni i neonazi sotto inchiesta, arrivando a lanciare una petizione per chiedere lo scioglimento dell’Anpi e il processo per crimini di guerra dei partigiani ancora in vita. Razzisti, xenofobi, dichiaratamente seguaci dei principi del nazionalsocialismo e dei rituali del Terzo Reich (tra cui i solstizi d’estate e di inverno), i Do.Ra. – che hanno per simbolo i dodici raggi del castello tedesco dove avevano sede le SS naziste – festeggiano ogni anno il 20 aprile il compleanno di Adolf Hitler. Un raduno-concerto a cui partecipano centinaia di militanti di estrema destra provenienti anche dall’estero.

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