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Viaggio nella ‘Stalingrado’ espugnata da Rauti , dove “gli operai votano a destra ma non lo dicono”

Set 27, 2022

AGI  – Da molto tempo le fabbriche hanno smesso di sbuffare fumi neri a Sesto San Giovanni che dal 2017 non è più la ‘Stalingrado d’Italia’ dopo l’elezione del primo sindaco di centrodestra della sua storia, Roberto Di Stefano.

Un voto ormai non più catalogabile come un ‘cigno nero’ nella sequenza monotona di sindaci rossi dal 1946 in avanti perché il leghista è stato confermato anche alle ultime amministrative di giugno e ora Isabella Rauti di Fratelli d’Italia ha battuto Emanuele Fiano del Pd in una sfida dalle intense suggestioni storiche. Lei, figlia di Pino, ex Msi e fondatore di Ordine Nuovo, lui, figlio di Nedo, internato e testimone di Auschwitz.  

Questa città ha un significato politico e una storia, anche per il capitolo legato alle Br che qui misero radici profonde con la colonna Walter Alasia, che  va molto al di là delle sue dimensioni e di una popolazione di 81mila abitanti che si è assottigliata di molto da quando era affollata dalle tute blu di Breda, Falck, Pirelli, Ercole Marelli, Garelli, Osva. Ed è un osservatorio speciale per provare a inoltrarsi nelle mutazioni del voto operaio.

“La sinistra non ha messo il lavoro nei programmi”

Tra i pochi complessi industriali della zona eredi della tradizione c’è quello della multinazionale francese Alstom che costruisce treni e infrastutture ferroviarie.

“Molti operai che hanno votato Salvini alle ultime elezioni avranno votato Meloni. Magari non lo dicono perché si vergognano a dirlo” spiega all’AGI Enrico Barbanti, sindacalista della Fiom-Cgil, un’esperienza di 32 anni in fabbrica. “Rispetto al passato è chiaro che il voto della classe operaia è cambiato – argomenta – ormai da parecchi anni i riferimenti politici sono inesistenti, in più aggiungiamoci la paura del futuro determinato dall’impatto che i costi energetici hanno sulle aziende. In questo contesto, Letta e il centrosinistra non hanno mai parlato dei problemi del lavoro. Anzi: gli unici a farlo, almeno per quanto riguarda la quota 41 per la pensione, sono stati gli esponenti del centrodestra. Del resto siamo in un momento in cui la sinistra difende l’atlantismo e la destra la Russia di Putin. Cose inimmaginabili anni fa”.

Il primo cittadino Di Stefano ritiene che i paragoni col passato non siano possibili: “Come votano gli operai? Per esserci gli operai dovrebbere esserci ancora le fabbriche. Gli operai di una volta ora sono pensionati. Il tessuto sociale è cambiato e anche i partiti lo sono. Io ho vinto interrompendo un’egemonia e poi rivinto perché la mia giunta è stata in mezzo alla gente, mai rinchiusa nel palazzo. La sinistra continua a metterla sul piano ideologico, noi puntiamo ai contenuti. La gente vota il programma, non la storia”. 

Il 31 maggio scorso, poco prima delle elezioni comunali, un fulmine dal passato è ricomparso nella scritta ‘Waler Alasia sindaco’ sulla saracinesca della sede di Fratelli d’Italia a Sesto San Giovanni. Alasia venne ucciso in un conflitto a fuoco proprio qui, nel 1976. Altri refoli da un tempo lontano si sono affacciati sui social con offese reciproche a sfondo ideologico tra i sostenitori di Rauti e Fiano.

“Il disorientamento degli operai”

Secondo Antonio Castagnoli, segretario regionale della Fiom – Lombardia, “alla vigilia di queste elezioni eravamo sulla stessa linea delle ultime nel senso che era impossibile fare previsioni su cosa avrebbero scelto gli operai. La mutazione è consolidata, una volta si poteva anticipare che avrebbero votato a sinistra, ora la preferenza può andare da sinistra a destra. E’ probabile che una parte di chi aveva votato Salvini si sia spostata su Meloni”.

Sul perché gli orientamenti siano cambiati, Castagnoli mostra di avere le idee chiare. “In parlamento non ci sono più riferimenti che diano risposte ai lavoratori”. E perché si va a destra? “Forse perché le destre parlano alla pancia e Fratelli d’Italia è stata all’opposizione. Non è questione di programmi che, è bene dirlo, non sono tutti uguali”.

Giuliano Rabba, rappresentante delle tute blu della Uilm di Brescia, vede “una tendenza del voto operaio verso il centrodestra”. Dalla sua prospettiva di giovane segretario della sigla sindacale in uno dei distretti più importanti d’Europa riflette su “una sinistra che ha perso sensibilità sul tema del lavoro in un momento in cui, ora più che mai, la gente ha bisogno di certezze. Il Pd e prima ancora il Pds e i Ds hanno perso il polso degli operai a scapito di Lega e Fratelli d’Italia. Mi auguro che lo recuperino rimettendo il lavoro al centro. In generale osservo tanto disorientamento. Ci sono persone che un tempo votavano a sinistra e oggi votano a destra”.

Ci sono poi i lavoratori della logistica, la maggioranza in termini numerici dei ‘nuovi’ operai rappresentati per lo più dal Sì Cobas. “Come sindacato non crediamo che le elezioni siano uno strumento utile da percorrere – afferma Alessandro Zandra, che segue la provincia di Milano -. Destra o sinistra, hanno dimostrato di essere la stessa illusione, peggiorando sempre di più le nostre condizioni”.

La nostalgia degli anarchici 

Un tema che porta alla luce Zandra è quello degli” operai immigrati che non hanno diritto al voto ma mostrano comunque una grande coscienza politica e consapevolezza che solo con la lotta si possono ottenere i diritti perché in Parlamento ormai non si decide più niente”. “Abbiamo sdoganato il pregiudizio che questo è un territorio di sinistra, è un giorno storico” esulta Mosé Bonomelli, ex consigliere comunale che si definisce “un antesignano  perché sono uscito dalla Lega di Salvini per passare a Fratelli d’Italia”.

L’assessore Antonio Lamiranda, seduto a fianco di Rauti in conferenza stampa, sottolinea che “il Pd mantiene ancora la sua roccaforte perché in città resta il primo partito ma come coalizione a Sesto abbiamo sconfitto il centrosinistra di due punti”.

Appena usciti dalla stazione dell’ex città operaia, animata da molti pendolari con Milano, su una parete arrugginita sono affissi dei volantini che sembrano lasciati da un’altra epoca ma sono freschi di pochi giorni fa. ‘La libertà è troppo bella (segue il simbolo dell’anarchia) per rinchiuderla in una cabina elettorale. Non votare, lotta‘ e un altro invitava a partecipare a un pranzo ‘anarcoastensionista’.

“Nonostante tutto – si legge – il sol dell’avvenire e il desiderio di un’umanità nuova alberga sempre nei nostri cuori”.  Il 26 settembre però, in una cristallina giornata di autunno,  è l’alba della destra ‘più destra’ che si sia mai vista da queste parti.       
 

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