– “Eee… dove andate di bello?”
– “In Sardegna in moto, quattro giorni e cinque notti”
– “Ma che bello! A Maggio poi… chissà che meraviglia, che colori. E poi chissà che acqua!”
Di tutte le frasi che ci siamo sentiti ripetere nei mesi scorsi, l’ultima è senza dubbio quella più azzeccata. Perchè dopo un periodo di prolungata siccità, in un mese solitamente secco, in una terra storicamente arsa da un sole così, il dio della pioggia ha deciso di concedere la tanto attesa tregua alla sete dei campi proprio durante il nostro giro in moto. Niente di male ci mancherebbe anzi, però insomma, ecco, emh.. non so come dire… ma con tutti i giorni che stanno scritti nel calendario di Frate Indovino, la tua benevolenza dovevi proprio decidere di concederla negli stessi giorni? Non che abbia piovuto sempre, anzi ad essere precisi è stato un po’ come la raccolta differenziata: prima il secco, poi l’umido. Ma andiamo per ordine.
IL SECCO – Ritiro la BMW R18 Transcontinental e inizia a piovere fuori dal concessionario. Solo una spruzzata, o forse sarebbe meglio chiamarlo un avviso ai naviganti prossimi alla partenza. Qundo ti avvicini la prima volta la R18 Transcontinental incute un rassicurante rispetto, sai che a un mezzo di quella stazza non devi dare subito del “tu” e sai che se la tratterai come si deve, avrai in cambio tante soddisfazioni. Si parte ed è subito Milano-Genova, la mitica Serravalle.
Le nove menti rubate all’agricoltura si sparpagliano molto presto lungo la strada come una partenza ingarellata di MotoGP. La R18 Trans è piantata in terra, solida e sicura alla sua velocità di crociera, anzi… alla mia velocità di crociera, sicuramente inferiore alla sua. Io sono un pilota mediocre e lei è un mezzo possente. Serve autoconsapevolezza e senso della realtà su certe strade, perchè la Serravalle è una stradaccia a due corsie spacciata per autostrada, piena di camion, lavori e curve malefatte che stringono dopo la metà. La R18 Trans se la beve con la serenità del caso, senza andare mai sotto stress. Qual’è la giusta velocità? O la senti subito, oppure se non la capisci, questa moto non fa per te. Non è un mezzo adatto a chi cerca il proprio limite di guida e pretende che i propri errori siano compensati dalla moto. Ci vuole prima di tutto rispetto verso un mezzo da 427kg.
Il primo giorno in Sardegna la sveglia in traghetto è alle 5,00. Una voce suadente come Tom Araya che canta Angel of Death chiama a rapporto viaggiatori dai nomi chiaramente inventati, solo per il gusto sadico di non farti riaddormentare. Alle 6,30 siamo già sulle moto. Si parte per Stintino, il tempo tiene, le strade sono belle e vuote: una meraviglia. Dopo Stintino si punta verso Palau per traghettare su La Maddalena. Sbarchiamo e svoltiamo a sinistra per iniziare il giro dell’isola. Qui la natura, le spiagge, i colori e i profumi ci accolgono in un abbraccio tiepido, giusto a ricordarci perchè questa specie di primati dal pollice opponibile cui apparteniamo ha avuto un culo smodato (e nessun merito) a trovarsi in mezzo a tutta questa meraviglia. Ormai sono le h18 e dopo una giornata lunga e impegnativa… parte un giro sulle tortuose strade sterrate di Caprera alla ricerca di una fantomatica spiaggia con relitto annesso.
Mentre ti ritrovi sul primo (ma non ultimo) sterrato guidando un mega-cruiser che stazza come un traghetto Tirrenia, provi a ricordare il momento esatto in cui hai sbagliato a sceglierti le amicizie, ma è inutile… meglio pensare a come stare in piedi. Questa è la prima circostanza in cui la retro più che utile è fondamentale per evitare di abbandonare la moto nei rovi di mirto e venirsene via a piedi. Il secondo giorno è dedicato alla Costa Smeralda: nomi leggendari di Porti che ricordano un po’ Gardaland e un po’ la residenza dei Flintstones, dove gli anni 80 non sono mai veramente finiti e dove “sciabolare” è un verbo di uso corrente. La strada costiera da Palau ad Olbia è splendida e quando facciamo l’ultimo tratto in superstrada finalmente la R18 Transcontinental si trova nella sua comfort-zone: radio accesa, controllo automatico della velocità con sistema adattivo ACC in modalità ON ti consentono di goderti il viaggio in serenità e sicurezza. Per pranzo decidiamo di tagliare verso l’interno, destinazione Oschiri, dove ci aspetta una trattoria fuori dal circuito turistico, con ottimi piatti di terra e uno spettacolare vino locale: il pranzo dello sportivo insomma. E qui si butta il secco… e comincia l’umido.
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