• 2 Maggio 2024 9:09

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Verso una qualità più omogenea del sistema

Gen 15, 2017

A leggere l’elenco dei decreti attuativi approvati si rimane colpiti dall’ampiezza dei fronti di riforma che vengono simultaneamente aperti. Se si fossero passati in rassegna i principali problemi strutturali del sistema scolastico italiano, non ce ne uno che non venga toccato da queste otto deleghe. Non si pu quindi fare a meno di riconoscere che l’impianto generale della legge 107 (Buona scuola) non aveva mancato di ambizione riformatrice.

I segnali pi interessanti che sembrano emergere da una lettura trasversale dei decreti sono almeno due. Il primo aver finalmente preso atto che il sistema formativo un bene collettivo nazionale, la cui attuazione reale non pu essere subordinata alla capacit finanziaria degli enti locali e/o ai conflitti di competenza stato-regioni. Valgano ad esempio la questione degli asili nidi, presenti in modalit completamente diverse sul territorio nazionale, a causa della sua classificazione come servizi a domanda individuale, erogabili compatibilmente con le finanze comunali e la capacit contributiva delle famiglie. Oppure la questione del diritto allo studio, che nonostante l’iniziale finanziamento del governo centrale, trova attuazione differenziata a seconda delle modalit decise a livello regionale con fondi propri. Oppure ancora il riordino dell’istruzione professionale, che permetta finalmente il superamento dell’irrazionale dualismo esistente tra corsi statali e corsi regionali, visto che la recente bocciatura del referendum costituzionale ha bloccato una possibile riorganizzazione orientata nella stessa direzione. Possiamo quindi dire che l’omogeneit del sistema formativo nazionale ne esce rafforzata, e di questo non possono che beneficiarne innanzitutto gli studenti in formazione. In una fase in cui andata attuandosi l’autonomia scolastica e la connessa capacit di progettazione didattica indipendente delle scuole, la riaffermazione di standard qualitativi a livello nazionale non pu che rappresentare un utile contrappeso. Che trova anche riscontro nel decreto che ridisegna i contenuti delle prove finali. Da un lato l’esigenza di soddisfare standard comuni di qualit viene rafforzata, con il mantenimento di prove nazionali al termine della scuola secondaria e con l’introduzione di prove Invalsi in quinta superiore, intese a misurare le competenze trasversali (inclusive della lingua inglese, che viene anche estesa alle prove dei livelli precedenti). Dall’altra il peso relativo del percorso scolastico svolto localmente viene aumentato nella formazione dei punteggi associati agli esami finali. La classica dialettica tra centralismo ed autonomia pu offrire margini di miglioramento agli standard di qualit, permettendo da un lato l’adattamento alle esigenze del contesto socio-economico locali (basti pensare alla individuazione dei contenuti della formazione in alternanza scuola-lavoro), ma dall’altro il mantenimento di controlli sugli standard minimi di formazione ottenuta.

Il secondo segnale importante che si coglie quello relativo al (ri)disegno delle carriere scolastiche degli insegnanti. Una delle storture pi macroscopiche del sistema nazionale di reclutamento degli insegnanti rappresentato dalla filiera degli insegnanti di sostegno. Trattasi dell’unica componente che cresciuta numericamente in modo ininterrotto nel corso dell’ultimo decennio, indipendentemente dalla capacit di programmazione ministeriale, in quanto regolata da decisioni di commissioni miste in ambito socio-assistenziale. L’ingresso nella scuola di decine di migliaia di precari come insegnanti di sostegno, poi trasformatisi gradualmente in insegnanti ordinari, rappresenta un unicum su scala internazionale. Se da un lato questo motivo di merito nazionale perch riflette la cultura dell’inclusione della scuola , dall’altro l’irrigidimento nella applicazione delle norme ha limitato la capacit delle scuole di innovare localmente nei percorsi di integrazione degli alunni diversamente abili. Almeno sulla carta, si interviene innovando la modalit di progettazione della scuola di percorsi di inclusione, che non richiedano sempre e necessariamente nuovi insegnanti di sostegno. La figura dell’insegnante di sostegno viene ridisegnata come figura specialistica, con un suo percorso formativo codificato, evitando in futuro il ricrearsi di porta di servizio nella professione insegnante. In altro decreto viene rafforzata un principio importante per la programmazione del fabbisogno di insegnanti, ovverosia che il concorso avvenga prima di avviare la formazione della capacit didattica dei nostri laureati.

Da queste due linee di azione la scuola italiana non pu che giovarsi, intrecciando un miglioramento di standard qualitativi per gli studenti con un rafforzamento ed una specializzazione delle competenze didattiche dei futuri docenti. Come sempre sar importante monitorarne l’evoluzione nel tempo per verificare se queste ottimistiche speranze troveranno riscontro nelle pratiche concrete del quotidiano.

© Riproduzione riservata

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close