la regolarizzazione
Verifiche più stringenti per provare di aver svolto in passato attività lavorativa nel settore
di Nicola Barone
11 maggio 2020

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Sarebbe stata raggiunta un’intesa sulle regolarizzazioni dei migranti che lavorano nel settore agricolo. A quanto si apprende da fonti di tutti i partiti di governo, nel vertice di questa notte si sarebbe siglato un compromesso sulla norma di cui si discute da giorni: accanto all’istanza del datore di lavoro ci sarà anche l’istanza del lavoratore, che otterrà un permesso temporaneo di sei mesi, convertibile in permesso di lavoro alla sottoscrizione del contratto, ma con verifiche più stringenti che provino di aver svolto in passato attività lavorativa nel settore agricolo.
Tensioni a colpi di aut aut nel governo
Sulla regolarizzazione dei cosiddetti “invisibili” si è giocata una partita complicata nella maggioranza con il Governo a fare da cerniera per un’intesa che accontentasse tutti. Per tutta la scorsa settimana contro le sollecitazioni del ministro Teresa Bellanova, giunta al punto di minacciare le sue dimissioni dall’esecutivo, hanno fatto muro i Cinque Stelle contrari a stringere al massimo le maglie del provvedimento.
La platea dei destinatari
Sui numeri della platea interessata manca una verosimile certezza. In agricoltura, le associazioni di categoria segnalano una carenza di 200mila persone per la raccolta. E dei circa 300mila stranieri impiegati nelle campagne italiane, l’Osservatorio Placido Rizzotto stima che gli irregolari siano il 35%. Mentre negli accampamenti informali diffusi in vari territori, vivono tra 160mila e 180mila persone. Sprovviste totalmente di garanzie sanitarie.
Per approfondire:
●Dai pomodori di Foggia alle mele di Trento: storie di agricoltura senza manodopera