• 19 Ottobre 2024 18:38

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Venti anni senza Marco Pantani, la vita in salita del Pirata

Feb 14, 2024

AGI – Quest’anno gli renderà omaggio anche il Tour de France, che il 30 giugno partirà dalla sua Cesenatico con traguardo a Bologna in una delle quattro tappe ‘italiane’: vent’anni fa moriva Marco Pantani, il 14 febbraio 2004, e il ciclismo perdeva lo scalatore più forte e probabilmente più amato dell’era moderna, capace di vincere il Giro d’Italia e Tour de France insieme nel 1998. Il corpo senza vita del Pirata fu trovato in una stanza del residence Le Rose di Rimini, una fine con ancora tanti misteri nonostante il referto dell’autopsia recitasse overdose di cocaina e psicofarmaci. La leggenda del Pirata, paragonabile solo a quella di Bartali e Coppi, non è stata intaccata dagli infortuni e dall’ombra della squalifica per doping al Giro del 1999. Anzi, lo hanno quasi reso più umano, un ‘eroe anti-eroe’ di cui la gente amava anche le imperfezioni. “Le emozioni più forti le ho provate lungo le strade, quando sentivo la gente gridare così tanto il mio nome che mi veniva il mal di testa”, raccontava il campione romagnolo. Pantani inizia a strabiliare sulle due ruote a 13 anni per la forza nelle gambe con cui doma le salite. Dopo il trionfo al Giro d’Italia dilettanti, nel 1994 arriva la prima tappa vinta al Giro professionistico con una discesa vertiginosa fino a Merano. L’indomani scala il Passo del Mortirolo in 43 minuti e arriva il trionfo in solitaria dopo la discesa sul Passo dell’Aprica: chiuderà al secondo posto, alle spalle di Berzin. Al Tour de France del 1995 sfoggia il nuovo look piratesco, bandana e orecchino, e vince due tappe in montagna, una sulle Alpi e una sui Pirenei, per poi chiudere terzo in classifica generale. Dopo la medaglia di bronzo al mondiale in Colombia, in autunno arriva l’incidente alla Milano-Torino: frattura di tibia e perone dopo l’impatto con un furgone in contromano e un 1996 che lo vede di fatto fuori dai giochi. Nel 1997 è costretto a ritirarsi dal Giro dopo una caduta ad Amalfi ma al Tour vince due tappe e chiude al terzo posto. Nel 1998 arriva la doppietta che fa la Storia, riuscita solo a sette grandi come Coppi, Merckx e Miguel Indurain: vince il Giro con una memorabile tappa della Marmolada e piegando la resistenza del russo Pavel Tonkov fino all’arrivo per primo sul traguardo di Plan di Montecampione. 

 

 

Un mese dopo si ripete al Tour contro il favoritissimo tedesco Jan Ullrich: stavolta la tappa da leggenda è quella sotto la pioggia del Col du Galibier, a 2600 metri. I Pirenei lo lanciano al trionfo con la maglia gialla portata fino a Parigi, 33 anni dopo Felice Gimondi. Il 1999 è l’anno che segna il destino di Pantani: il Pirata sembra avviato a rivincere il Giro d’Italia dopo il trionfo sotto pioggia e vento sul Gran Sasso. L’indomani sulla salita verso il santuario di Oropa gli salta la catena ma riesce a rimontare tutti e chiude solitario al traguardo. Altre due vittorie a Pampeago e a Madonna di Campiglio. Ma l’indomani, poco prima della partenza della penultima tappa nella località sciistica, dai controlli del sangue emerge un ematocrito alto e viene sospeso per 15 giorni. L’entourage del campione di Cesenatico grida al complotto, sostenendo che Pantani la sera prima l’ematocrito era sotto la soglia. In seguito da alcune intercettazioni in un’inchiesta su camorra e scommesse emerge la possibilità che il test fosse stato sabotato per danneggiare il Pirata, lanciatissimo verso la vittoria. E’ l’inizio di una lunga discesa agli inferi per Pantani: al Tour del 1999 l’ultimo acuto, con le salite al Mont Ventoux e a Couchevel che lo vedono tagliare il traguardo per primo. Poi un inesorabile declino in cui cade nella depressione e ricorre alla droga, pur senza mai ritirarsi ufficialmente dalle corse. Fino a quel 14 febbraio 2004 in cui, all’età di 34 anni, viene trovato senza vita per un edema polmonare e cerebrale causato da quella che si rivelerà essere un’overdose di cocaina mischiata a psicofarmaci. La madre, però, non ha mai creduto al suicidio e restano molte ombre e incongruenze: in bagno sono state rinvenute tracce di strisce di cocaina ma Pantani era solito consumare cocaina ingerendola, di qui l’ipotesi che ci fossero altre persone con lui. Inoltre la quantità di cocaina rinvenuta nel sangue del ciclista era sei volte superiore a quella letale e appare impossibile che potesse averne assunta così tanta da solo. Infine nella stanza furono trovati tre giubbotti che il Pirata aveva lasciato in un hotel di Milano e non si è mai saputo chi ce li abbia portati. Pantani è stato un fuoriclasse tragico, come Diego Armando Maradona nel calcio. Non a caso l’ex Pibe de Oro, che lo aveva conosciuto a Cuba, lo volle ricordare all’indomani della sua morte: “Mi sembra che tutti abbiamo delle colpe per quanto è successo, quando Pantani vinceva erano tutti vicino a lui, ma è morto solo. Pantani aveva bisogno di quella gente che ieri non c’era”. 

 

AGI – Quest’anno gli renderà omaggio anche il Tour de France, che il 30 giugno partirà dalla sua Cesenatico con traguardo a Bologna in una delle quattro tappe ‘italiane’: vent’anni fa moriva Marco Pantani, il 14 febbraio 2004, e il ciclismo perdeva lo scalatore più forte e probabilmente più amato dell’era moderna, capace di vincere il Giro d’Italia e Tour de France insieme nel 1998. Il corpo senza vita del Pirata fu trovato in una stanza del residence Le Rose di Rimini, una fine con ancora tanti misteri nonostante il referto dell’autopsia recitasse overdose di cocaina e psicofarmaci. La leggenda del Pirata, paragonabile solo a quella di Bartali e Coppi, non è stata intaccata dagli infortuni e dall’ombra della squalifica per doping al Giro del 1999. Anzi, lo hanno quasi reso più umano, un ‘eroe anti-eroe’ di cui la gente amava anche le imperfezioni. “Le emozioni più forti le ho provate lungo le strade, quando sentivo la gente gridare così tanto il mio nome che mi veniva il mal di testa”, raccontava il campione romagnolo. Pantani inizia a strabiliare sulle due ruote a 13 anni per la forza nelle gambe con cui doma le salite. Dopo il trionfo al Giro d’Italia dilettanti, nel 1994 arriva la prima tappa vinta al Giro professionistico con una discesa vertiginosa fino a Merano. L’indomani scala il Passo del Mortirolo in 43 minuti e arriva il trionfo in solitaria dopo la discesa sul Passo dell’Aprica: chiuderà al secondo posto, alle spalle di Berzin. Al Tour de France del 1995 sfoggia il nuovo look piratesco, bandana e orecchino, e vince due tappe in montagna, una sulle Alpi e una sui Pirenei, per poi chiudere terzo in classifica generale. Dopo la medaglia di bronzo al mondiale in Colombia, in autunno arriva l’incidente alla Milano-Torino: frattura di tibia e perone dopo l’impatto con un furgone in contromano e un 1996 che lo vede di fatto fuori dai giochi. Nel 1997 è costretto a ritirarsi dal Giro dopo una caduta ad Amalfi ma al Tour vince due tappe e chiude al terzo posto. Nel 1998 arriva la doppietta che fa la Storia, riuscita solo a sette grandi come Coppi, Merckx e Miguel Indurain: vince il Giro con una memorabile tappa della Marmolada e piegando la resistenza del russo Pavel Tonkov fino all’arrivo per primo sul traguardo di Plan di Montecampione. 
 

 
Un mese dopo si ripete al Tour contro il favoritissimo tedesco Jan Ullrich: stavolta la tappa da leggenda è quella sotto la pioggia del Col du Galibier, a 2600 metri. I Pirenei lo lanciano al trionfo con la maglia gialla portata fino a Parigi, 33 anni dopo Felice Gimondi. Il 1999 è l’anno che segna il destino di Pantani: il Pirata sembra avviato a rivincere il Giro d’Italia dopo il trionfo sotto pioggia e vento sul Gran Sasso. L’indomani sulla salita verso il santuario di Oropa gli salta la catena ma riesce a rimontare tutti e chiude solitario al traguardo. Altre due vittorie a Pampeago e a Madonna di Campiglio. Ma l’indomani, poco prima della partenza della penultima tappa nella località sciistica, dai controlli del sangue emerge un ematocrito alto e viene sospeso per 15 giorni. L’entourage del campione di Cesenatico grida al complotto, sostenendo che Pantani la sera prima l’ematocrito era sotto la soglia. In seguito da alcune intercettazioni in un’inchiesta su camorra e scommesse emerge la possibilità che il test fosse stato sabotato per danneggiare il Pirata, lanciatissimo verso la vittoria. E’ l’inizio di una lunga discesa agli inferi per Pantani: al Tour del 1999 l’ultimo acuto, con le salite al Mont Ventoux e a Couchevel che lo vedono tagliare il traguardo per primo. Poi un inesorabile declino in cui cade nella depressione e ricorre alla droga, pur senza mai ritirarsi ufficialmente dalle corse. Fino a quel 14 febbraio 2004 in cui, all’età di 34 anni, viene trovato senza vita per un edema polmonare e cerebrale causato da quella che si rivelerà essere un’overdose di cocaina mischiata a psicofarmaci. La madre, però, non ha mai creduto al suicidio e restano molte ombre e incongruenze: in bagno sono state rinvenute tracce di strisce di cocaina ma Pantani era solito consumare cocaina ingerendola, di qui l’ipotesi che ci fossero altre persone con lui. Inoltre la quantità di cocaina rinvenuta nel sangue del ciclista era sei volte superiore a quella letale e appare impossibile che potesse averne assunta così tanta da solo. Infine nella stanza furono trovati tre giubbotti che il Pirata aveva lasciato in un hotel di Milano e non si è mai saputo chi ce li abbia portati. Pantani è stato un fuoriclasse tragico, come Diego Armando Maradona nel calcio. Non a caso l’ex Pibe de Oro, che lo aveva conosciuto a Cuba, lo volle ricordare all’indomani della sua morte: “Mi sembra che tutti abbiamo delle colpe per quanto è successo, quando Pantani vinceva erano tutti vicino a lui, ma è morto solo. Pantani aveva bisogno di quella gente che ieri non c’era”. 
 

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