VENEZIA Come i denti di un seghetto: giù e su, giù e su, giù e su. È l’immagine con cui da settimane la Regione descrive lo scenario epidemiologico del Veneto: la curva dei contagi è arrivata al famoso pianoro, ma non ha ancora intrapreso la discesa iniziata invece in altre parti d’Italia, bloccata com’è in un’alternanza di lievi riduzioni e nuovi incrementi. Un andamento simile a quello registrato dal Regno Unito, tanto da far spuntare l’ipotesi: quella secondo cui la variante inglese potrebbe essere arrivata anche a Nordest, in quel grande bacino transfrontaliero che va dal Trentino Alto Adige alla Slovenia, passando per il Friuli Venezia Giulia e la Carinzia, dove secondo i primi riscontri dello studio condotto dall’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (e tuttora in corso), sarebbero state documentate delle mutazioni già durante l’estate.
L’OSSERVAZIONE
Il sospetto è maturato nelle ultime ore, mentre entrava in vigore l’ordinanza del ministro Roberto Speranza e veniva emanata quella del presidente Luca Zaia, due provvedimenti decisi sullo sfondo delle valutazioni formulate dall’European centre for disease prevention and control, agenzia indipendente dell’Unione europea che si occupa appunto della prevenzione e del controllo delle malattie infettive nei Paesi membri. «Ho letto il rapporto dell’Ecdc sulla variante osservata nel Regno Unito e ho confrontato la curva di quei contagi con la nostra: caspita, mi sono detta, sembra lo stesso andamento», confida Francesca Russo, direttore regionale della Prevenzione.
LA PRUDENZA
Naturalmente la prudenza è massima. «Per il momento spiega l’esperta di sanità pubblica la mia è solo un’osservazione, basata sulla forma della curva e nient’altro. Però sembra che ci sia una somiglianza nella distribuzione dei casi: dapprima una piccola battuta di arresto, poi un ritmo altalenante, che ora discende e ora riprende. Ma dovremo aspettare la sequenziazione, per capire se si tratta solo di una coincidenza o se l’analogia è dovuta alla stessa variante. Diciamo che per ora mi ha sorpresa questo andamento molto simile». Non solo nella cadenza delle infezioni, fra piccoli decrementi e repentini aumenti, ma anche nel periodo interessato: «Circa un mese e mezzo annota la funzionaria cioè dall’inizio di novembre. Come abbiamo più volte segnalato, è da allora che siamo sul plateau: una situazione di sostanziale stabilità, in cui la curva dei nuovi casi fa fatica a scendere». Altro elemento comune è poi l’abbassamento della fascia d’età in cui si concentra la maggior parte delle infezioni: sotto i 60 anni nel Regno Unito, fino a 64 anche in Veneto, dove ricoveri e decessi vanno soprattutto dai 70 in su.
LE MISURE
Ma il ruolo della variante inglese, pur con la sua contagiosità superiore del 70%, potrebbe bastare a spiegare l’anomalia del Nordest rispetto al resto d’Italia? Difficile credere che la mutazione, qualora ne venisse riscontrata la presenza a queste latitudini, possa essere rimasta confinata in zona. A quel punto verrebbe quindi da chiedersi perché, a parità di virus, altrove sia iniziata la discesa mentre qui no: forse per le diverse misure adottate nelle ultime settimane? «Indubbiamente risponde Russo l’eventuale variante dovrebbe essere presente anche in altre aree, che nel frattempo hanno avuto una discesa rapida per le restrizioni adottate, mentre il Veneto è più lento in quanto ha mantenuto dei parametri da scenario meno compromesso. Dunque potrebbe trattarsi di una combinazione di cause». Peraltro è vero che il Friuli Venezia Giulia è rimasto un paio di settimane in zona arancione, ma è altrettanto noto che ora sta nuovamente affrontando delle difficoltà nel piegare la curva.
LA BANCA-DATI
«Aspettiamo le sequenziazioni dell’Izsve ribadisce la responsabile della Prevenzione dove saranno inviati i campioni delle varie Microbiologie, per un raffronto con la banca-dati di cui l’Istituto già dispone. Man mano che in questi mesi sono arrivati i tamponi, infatti, lo Zooprofilattico ne ha ricostruito la mappa genetica. Credo che, passata questa settimana, potremo saperne di più». Com’è successo al Regno Unito, dopo settimane di buio. «I colleghi dell’Uk non riuscivano ad abbassare la curva dei contagi conclude Russo ed ora hanno trovato la spiegazione». Beati loro, verrebbe da dire.
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultimo aggiornamento: 09:35© RIPRODUZIONE RISERVATA