Per l’ennesima volta, Vandana Shiva è citata nel nostro paese, in questo caso dall’Osservatore Romano, come un esempio di virtù ecofemminista cui guardare con ammirazione e possibilmente con spirito di emulazione.
Ora, ho avuto già in passato modo di ricordare alcuni dei più famosi esempio delle panzane che, senza mostrare minimo ritegno o pentimento, la Shiva diffonde dall’inizio della sua carriera di attivista; ed io sono solo l’ultima ruota del carro, visto che la cosa è ben nota ad ogni livello ed è stata messa in evidenza in ogni possibile sede.
A questo punto, vista la sede dell’ultima lode, una sede indubbiamente tendente alla pace per propria missione, credo sia utile ricordare anche quale livello di violenza e incitazione all’odio possano raggiungere i contenuti propagandati dalla simpatica e apparentemente bonaria Shiva.
Nel 2014, un attivista di nome Mike Adams, gestore di un sito molto caro ai pensatori cospirazionisti e antiscientifici di tutto il mondo, scrisse che alcuni editori, giornalisti e scienziati “hanno aderito alla macchina del genocidio nazista dei nostri giorni”, ovvero l’industria biotecnologica agricola dominata a suo dire dalla Monsanto.
Questo non meglio specificato gruppo promotore del genocidio, fatto di “propagatori di finte notizie pagati dalle aziende biotech – persone che chiamo collaboratori della Monsanto”, fu da Adams equiparato agli architetti della propaganda di Hitler. E qui si produsse nel massimo della violenza: citando il discorso dell’allora presidente tedesco contro il nazismo, scrisse a proposito dei nazisti, cui aveva appena equiparato i promotori del biotech, “è diritto morale – e persino obbligo – degli esseri umani di tutto il mondo pianificare e compiere attivamente l’uccisione di coloro che sono coinvolti in atroci crimini contro l’umanità.” Immediatamente di seguito a questa incredibile equazione, Adams invitava tutti ad aderire al suo progetto di pubblicare una vera e propria lista pubblica di proscrizione, ove fossero ben chiari i bersagli da colpire, dando poi notizia di un sito web chiamato “Monsanto Collaborators”.
Bene: proprio Vandana Shiva riprese integralmente sul suo sito web “Seed Freedom” l’infame appello di Adams. Oggi il contenuto è stato rimosso, ma naturalmente è disponibile la sua versione archiviata in automatico in rete.
Si tratta forse di un caso isolato, uno sfortunato esempio di “hate speech” da parte della Shiva?
Assolutamente no. Nel 2021, ha per esempio rilasciato un’intervista al noto disinformatore e re degli integratori Joseph Mercola. In tale sede, la Shiva, a proposito di Bill Gates, afferma che “… se nel prossimo decennio, non proteggiamo ciò che deve essere protetto … e togliamo la santità a questo criminale, non lasceranno molto da salvare.” L’intervista riprende in pieno i classici deliri cospirazionisti, ma soprattutto, come risulta dalla frase citata, usa un linguaggio che ancora una volta incita all’odio: Gates è “un criminale”, e il suo è l’impero del male da smantellare.
Gli esempi di “hate speech” rivolti contro singole persone o interi gruppi, e propagandati, quando non direttamente pronunciati, da Vandana Shiva potrebbero continuare a lungo; non mi dilungherò però oltre in questa sede, se non per porre una sola domanda.
Siamo sicuri che l’Osservatore Romano, giornale devoto per definizione alla promozione di pace e fratellanza, sia proprio la tribuna giusta per ospitare la lode di chi non solo ha propagandato più volte falsità, ma ha spesso usato parole d’odio, additando ad i propri seguaci dei nemici da distruggere?