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V per Vendetta, la giustizia e la maschera dell’Eroe

Ott 1, 2017

V per Vendetta, la giustizia e la maschera dell’Eroe

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“Mio padre era uno scrittore, ti sarebbe piaciuto. Diceva sempre che gli artisti usano le bugie per dire la verità, mentre i politici le usano per coprire la verità.”

(Evey Hammond parlando a V)

Trama e ambientazione

La terza guerra mondiale si è conclusa e ha causato di fatto la fine del mondo come lo conosciamo. L’Inghilterra è riuscita a sopravvivere: delle altre nazioni non si ha notizia ma i britannici ne parlano come di “selvaggi”. Tuttavia la stessa Gran Bretagna ha subito diversi sconvolgimenti interni dovuti a carestie, incertezza politica e rivolte. Ora si trova sotto il governo del partito del Fuoco Norreno (Norsefire), una formazione politica di stampo nazifascista. Dissidenti politici, senzatetto, omosessuali, neri, ebrei, rom; tutti rinchiusi in campi di concentramento, interrogati, torturati e, infine, giustiziati. Chiunque sia ritenuto diverso è considerato pericoloso. Il regime possiede tutti i media, li gestisce e li governa a suo piacimento per influenzare le masse.

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Tra i molti orfani che vivono in questa Gran Bretagna c’è anche Evey Hammond (Natalie Portman), una ragazzina di 16 anni che ha perso entrambi i genitori durante una rivolta, quando era bambina. È cresciuta nelle case-famiglia e nei centri di rieducazione, ora lavora al “materiale bellico”. È un’operaia, ma i soldi non le bastano per vivere.

“Non si può contare troppo sulle maggioranze silenziose Evey. Il silenzio è fragile… un rumore forte e non c’è più. Ma la gente è così scoraggiata e demoralizzata. Qualcuno forse protesterà, ma saranno solo voci nel deserto. Il rumore dipende dal silenzio che lo precede. Più totale è il silenzio, più sconvolgente è il tuono. I nostri padroni non sentono la voce del popolo da generazioni, Evey… ed essa è molto, molto più forte di quanto essi ricordino.”

V

Per anni, all’orfanotrofio, ha sentito le ragazze più grandi raccontare di come si prostituissero per avere più soldi. Così decide di seguire la stessa strada: si trucca ed esce di casa in violazione del coprifuoco. Allo stesso tempo, grazie al montaggio, vediamo prepararsi un uomo ma non possiamo vederlo in volto. Si mette una parrucca, un mantello e una maschera con le sembianze di Guy Fawkes, rivoluzionario inglese giustiziato dopo aver preso parte alla congiura delle polveri il cinque novembre 1605.

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Durante la sua prima notte Evey tenta di adescare un cliente, non sapendo di stare parlando con un poliziotto della buon costume. Questi minaccia di violentarla insieme ai suoi colleghi per poi ucciderla, ma l’intervento dell’uomo in maschera salverà la vita della povera ragazza. Non il solito supereroe dal volto coperto, ma l’ultimo dei rivoluzionari: V.

“Un uomo non è del tutto se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera, e vi dirà la verità.”

Oscar Wilde

Durante la narrazione scopriremo poi come lo stesso V non sia quel paladino della giustizia che sembrava all’inizio, di come egli non stia conducendo una rivoluzione solitaria per un puro ideale, ma per il più sanguinario dei fini, presente nell’opera sin dal titolo: la vendetta.

Iniziava così, in tutta la sua brutalità, la graphic novel V per Vendetta, scritta da Alan Moore e illustrata da David Lloyd. E inizia in maniera simile anche il film tratto da questo, diretto da James McTeigue e scritto dalle sorelle Wachowski.

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Parliamo spesso di come il cinema cambi in maniera ingiustificata e smodata il senso originale dell’opera trasposta. Succede quasi ogni volta che l’industria dell’entertainment prende in prestito una storia da un altro media, sia esso un romanzo, un fumetto o un videogioco.

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V per Vendetta non fa eccezione a questa regola. Questo film merita tuttavia di essere posto un gradino più in alto rispetto ad altre opere che hanno subito lo stesso destino, in quanto il senso dell’opera cambia in modo deciso, ma al contempo delicato e coerente; la trama resta credibile pur essendo una distopia fantascientifica.

Film e fumetto sono due opere diverse ed a sé stanti, entrambe però valide, e raccontano la stessa storia di orrore, romanticismo e rivoluzione.

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