Joe Biden frena sul ricorso al 25esimo emendamento o all’impeachment nei confronti di Donald Trump, a ormai soli 12 giorni dal passaggio di consegne alla Casa Bianca. Il neopresidente non vuole infatti aumentare ulteriormente la tensione con l’avversario nell’ultima campagna elettorale che rischierebbe solo di spaccare nuovamente il Paese e radicalizzare il dibattito interno. Sulla stessa linea anche il vicepresidente Mike Pence che non ha intenzione, in vista di una possibile candidatura alle prossime elezioni 2024, di inimicarsi una parte del Paese ancora vicina al magnate americano. Senza il suo consenso a entrare in carica, il ricorso al 25esimo emendamento verrebbe bloccato. Intanto Trump, riabilitato su Twitter dopo 12 ore di blocco, ribadisce che il prossimo 20 gennaio romperà la tradizione, disertando la cerimonia di insediamento. Nei giorni scorsi aveva annunciato che sarebbe andato in Scozia per quella data, ma la premier Nicola Sturgeon aveva gelato i suoi piani, visto che la nazione è in lockdown. Ed è notizia di oggi anche la morte di Brian Sicknick, 42 anni, un agente della Capitol Police a seguito delle ferite riportate negli scontri di mercoledì. Come Biden non intende fomentare le tensioni,
Al contrario del vice uscente e del presidente eletto, restano invece sul piede di guerra i democratici che ipotizzano un voto alla Camera sugli articoli per l’impeachment di Donald Trump la prossima settimana. Una presa di posizione avanzata dalla deputata democratica KatherineClark, assistente della speaker della camera, Nancy Pelosi, che i dem prenderanno in considerazione se Pence non invocherà il 25/o emendamento. Ma nel caso di procedesse nella messa in stato d’accusa del presidente, Trump teoricamente affronterebbe il processo in un Senato controllato ancora dai repubblicani (i due nuovi senatori dem devono attendere fine mese per la certificazione dei risultati dei ballottaggi in Georgia) e in pausa sino al 19 gennaio, il giorno prima del giuramento di Joe Biden. Il leader dei senatori del Grand Old Party Mitch McConnell, pur avendo condannato il comportamento di Trump, non ha ancora fatto sapere se riconvocherebbe il Senato nel caso la Camera approvasse gli articoli dell’impeachment. In ogni caso per condannare e rimuovere il presidente sono necessari i due terzi dei voti. E ad attaccare il presidente c’è anche il Wall Street Journal, quotidiano di riferimento finanziario edito dall’ex sostenitore del presidente Rupert Murdoch. Trump ha compiuto un “assalto al processo costituzionale del trasferimento di potere, un assalto alla legislatura. Questo va ben al di là del solo rifiutarsi di ammettere la sconfitta. A nostra avvisa supera” una linea rossa che “Trump finora non aveva superato. E questo è incriminabile con l’impeachment”, scrive il board editoriale del giornale. Trump “dovrebbe dimettersi per risparmiarsi un altro impeachment. Questa sarebbe la soluzione migliore perché trasferirebbe subito il potere su Mike Pence“, aggiunge il quotidiano. “È meglio per tutti, anche per lui stesso, se lascia in modo calmo”.
Intanto su Twitter Trump scrive un messaggio diretto ai suoi sostenitori: “I 75 milioni di grandi patriotiamericani che hanno votato per me, per l’America first, per renderla di nuovo grande, avranno una voce gigante a lungo in futuro. Non saranno disprezzati o trattati ingiustamente in nessun modo e forma”. Se l’establishment politico
Trump si arrende e chiede la riconciliazione – Anche lo stesso Trump sembra essersi arreso all’idea di lasciare la Casa Bianca garantendo un periodo di transizione tranquillo. Rivolgendosi agli americani, ha per la prima volta riconosciuto il passaggio di consegne del 20 gennaio spiegando che “il mio obiettivo ora è di assicurare una transizione dei poteri tranquilla e ordinata. So che siete delusi ma voglio anche che sappiate che il nostro incredibile viaggio è solo all’inizio”, ha scritto su Twitter. Giallo anche sui suoi spostamenti. Diversi media americani riportano come il presidente abbia improvvisamente cancellato il suo weekend a Camp David preferendo rimanere alla Casa Bianca per vigilare sul tentativo di rimuoverlo dall’incarico.
Morto uno degli agenti schierati a difesa del Congresso
Dopo il decesso dell’attivista pro-Trump di QAnon e veterana di guerra, Ashli Babbitt, è morto anche un agente della Capitol Police a seguito delle ferite riportate negli scontri di mercoledì. L’agente, ha riferito il corpo di polizia addetto alla sicurezza di Capitol Hill, si chiamava Brian D. Sicknick ed è deceduto alle 21.30 di giovedì. Era in servizio dal 2008 ed è stato colpito alla testa con un estintore. In seguito ha avuto un collasso ed è stato trasportato in ospedale. L’ufficio del procuratore degli Stati Uniti a Washington ha aperto un’indagine federale per omicidio sulla sua morte.
Intanto, come richiesto da numerosi esponenti politici dell’opposizione e non solo, il 16 gennaio si dimetterà il capo della polizia del Congresso, secondo quanto riportano alcuni media, prima della cerimonia dell’Inauguration Day del 20 gennaio, quando Joe Biden giurerà e si insedierà alla Casa Bianca.
E continuano le dimissioni nella squadra di Trump dopo i fatti di Capitol Hill. L’ultima a lasciare è stata la ministra dell’Istruzione, Betsy DeVos, che in una lettera, riporta il New York Times, ha scritto al presidente che “non c’è dubbio sull’impatto che la sua retorica ha avuto sulla situazione”. La DeVos è la seconda esponente del governo a dimettersi per protesta nei confronti del presidente. Giovedì ha lasciato il suo incarico anche la ministra dei Trasporti Elaine Chao.