Che la polizia sorvegli i cittadini si può considerare normale entro certi limiti, ma è facile oltrepassare la misura e finire in situazioni che molti definirebbero orwelliane. E se ci si mettono anche problemi di discriminazione il quadro non può che peggiorare, a maggior ragione in virtù degli avanzati strumenti tecnologici di cui dispongono oggi le forze dell’ordine in tutto il mondo.
Ed ecco perché in alcune città statunitensi si sta spingendo per l’approvazione di leggi che permettano ai cittadini di controllare i controllori. Un’idea sostenuta da 17 diverse associazioni che si occupano di diritti civili, tra le quali la American Civil Liberties Union e la National Association for the Advancement of Colored People.
“Dobbiamo costruire il potere legislativo delle comunità locali per evitare che la profilazione razziale e le operazioni di polizia hi-tech rendano i nostri quartieri delle prigioni a cielo aperto“, ha dichiarato Malkia Cyril, direttore del Center for Media Justice.
Il problema starebbe nel fatto che in questi luoghi le forze di polizia usano strumenti di sorveglianza molto avanzati, sviluppati in origine per il settore militare. Oggi quegli stessi strumenti sono impiegati per controllare quartieri poveri, a maggioranza nera o musulmana, “o i movimenti di attivisti del movimento Black Lives Matter”, specifica l’articolo di Reuters.
A oggi le forze di polizia hanno una libertà di azione quasi totale nell’uso di questi strumenti, in USA, mentre con le leggi proposte diventerebbe obbligatoria l’approvazione da parte delle autorità municipali. Un’approvazione che renderebbe trasparente tali azioni: gli agenti non potrebbero spiare di nascosto un intero quartiere, se prima dovessero chiedere il permesso al Consiglio Comunale. Permesso che tra l’altro potrebbe anche essere negato.
Da una parte si tratta di una questione squisitamente statunitense, in particolare per quanto riguarda i problemi razziali e i frequenti abusi da parte delle forze dell’ordine – in effetti non passa giorno, o quasi, senza che si sappia di un poliziotto che ha usato eccessiva violenza o ha sparato senza ragione.
D’altra parte però è un tema che riguarda anche altri luoghi del mondo, Italia compresa: sì perché il tema della sorveglianza è una questione globale, e diventa specialmente delicato nel momento in cui agli agenti viene concesso l’uso tecnologie sofisticate che rendono possibile osservare tutto e tutti con il minimo sforzo. A quel punto, in effetti, sembra corretto che i cittadini – almeno quelli onesti – abbiano voce in capitolo riguardo a tali attività.