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Usa a rischio paralisi, ma le Borse Ue si rafforzano. Bitcoin, nuove strette da Cina e Sec

Gen 19, 2018

MILANO – Ore 10:15. I mercati scelgono la cautela in attesa che si sblocchi l’ennesimo rischio-shutdown negli Stati Uniti, il blocco delle attività dell’amministrazione che deve essere rifinanziato per legge. I listini europei trattano incerti, mentre in Asia le azioni sono riuscite a chiudere in terreno positivo. Milano si rafforza dopo l’apertura piatta e sale dello 0,45%. Londra cede lo 0,05%, Francoforte sale di mezzo punto percentuale e Parigi dello 0,1%. Sul mercato dei bond, continua il rialzo dei rendimenti dei Treasury americani, salito verso il 2,65%, mentre il dollaro è nel mezzo di una due giorni di debolezza. Sul calo dei prezzi dei titoli di Stato americani (e quindi sul rialzo dei tassi) pesano i ragionamenti degli investitori circa un ritorno dell’inflazione e la crescita sostenuta che si respira a livello globale. A Piazza Affari, Geox viene colpita dalle vendite dopo l’avvicendamento ai vertici e i numeri del 2017, mentre resta in buona evidenza Fca.

Lo spread tra Btp e Bund apre stabile a 140 punti con un rendimento all’1,98%. Anche l’euro apre poco mosso sopra quota 1,22 dollari. La moneta europea passa di mano a 1,2256 dollari.

Il Bitcoin, protagonista di una violenta correzione negli ultimi giorni, si è stabilizzato di nuovo sopra 11mila dollari. Continuano però a giungere nuovi indizi di un giro di vite sulle criptovalute della Banca centrale cinese: secondo una nota interna emessa mercoledì scorso dall’istituto che regola la politica monetaria di Pechino, i servizi di trading di criptovalute offerti dalle banche cinesi sono oggi “severamente proibiti” e gli istituti di credito devono prevenire che vengano usati i canali di pagamento per le transazioni in criptovalute. Le banche, spiega ancora la nota a cui ha avuto accesso il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post, devono “aumentare i controlli sulle transazioni e chiudere tempestivamente i canali di pagamento una volta che si è scoperto un sospetto scambio di criptovalute”. Anche dalla Sec americana arrivano segnali di preoccupazione: la Consob Usa ha parlato di “questioni da esaminare sulla protezione degli utenti” e di “domande estremamente significativi” sul futuro dei fondi legati alle criptovaluta, bloccando gli Etf in rampa di lancio.

Stamattina la Borsa di Tokyo ha chiuso gli scambi in leggero rialzo nell’ultima seduta della settimana, nonostante la correzione degli indici azionari statunitensi e in vista di maggiori indicazioni dalla stagione delle trimestrali in Giappone. L’indice Nikkei ha segnato una variazione appena positiva dello 0,19%, a quota 23.808,06. Sul mercato dei cambi lo yen si è portato poco sotto un valore di 111 sul dollaro, mentre è stabile sulla moneta unica, intono a quota 135.

Gli indici a Wall Street, ieri sera, hanno chiuso in calo, sotto i record raggiunti nella seduta precedente. Ha pesato il rischio di uno shutdown, la paralisi del governo federale che potrebbe scattare domani alla mezzanotte a Washington, le sei del mattino di sabato in Italia. I legislatori devono trovare un accordo per continuare a finanziare, anche solo temporaneamente, la pubblica amministrazione. Alla Camera è passata una proposta che però il Senato potrebbe bloccare; si tratta in ogni caso solo di un provvedimento che offre un supplemento di tempo – fino a metà febbraio – per trovare una soluzione più stabile. Possibile che le forze che si oppongono a Trump, spiega Bloomberg, forti dei numeri al Senato lo usino come leva per forzare il presidente sulle posizioni anti-immigrati. A mercati ormai chiusi, Loretta Mester, presidente della Fed di Cleveland, ha spiegato che serviranno tre rialzi dei tassi nel 2018 e altri tre nel 2019; la stima mediana comunicata dalla Banca centrale per l’anno in corso è di tre strette e per il prossimo di due. Secondo lei, le politiche fiscali nei prossimi due anni avranno un impatto positivo dello 0,25-0,5% sulla crescita Usa e l’inflazione raggiungerà un tasso di crescita annua del 2% tra 12 o 24 mesi. Arrivato a cedere 168 punti, il Dow ne ha lasciati sul terreno 97,84, lo 0,37%, mantenendo comunque la soglia di 26mila. Lo S&P500 ha limato lo 0,16% e il Nasdaq lo 0,03%.

Dal fronte macro si segnala che in Germania l’indice dei prezzi alla produzione ha segnato a dicembre una crescita mensile dello 0,2% rispetto al +0,1% registrato a novembre, in linea con le attese del mercato. Su base annua il dato è cresciuto del 2,3% contro il +2,5% della passata rilevazione. Si attendono i dati Bankitalia del bollettino trimestrale, le vendite al dettaglio del Regno Unito e la fiducia delle famiglie calcolata dall’Università del Michigan negli Stati Uniti. Il ministro Padoan interviene alla presentazione dei risultati della Bei.

Per le materie prime, il prezzo del petrolio è in calo sui mercati asiatici per l’effetto delle prese di beneficio e delle inquietudini di un aumento della produzione negli Usa. Il light sweet crude (Wti) cede 74 cent a 63,21 dollari nei primi scambi in Asia. Il Brent perde 67 cent a 68,64 dollari. L’oro è in progresso dello 0,34% in Asia a 1.331,63 dollari per oncia.

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